La civiltà dell'usa e getta
La strage di Motta Visconti nel milanese ci ha lasciato sbigottiti, come è possibile uccidere con tanta facilità? Quale può essere la strada per far uscire l'umanità dalla cultura dell'usa e getta? Proviamo a rifletterci.
L’efferata strage della famiglia di Motta Visconti nel milanese mi ha fatto riflettere intensamente. Uno sterminio che lascia attoniti, tanti esperti, e non, hanno detto la loro. Ho udito numerosi commenti, persino un rispolvero un po’ troppo tirato per le orecchie del buon caro vecchio Freud: “La voleva lasciare e per questo si sentiva in colpa, di conseguenza per trovare un motivo ancor più grave per essere punito ha ucciso la moglie e i figli…”. Prima di tirare in ballo la psicoanalisi non sarebbe opportuno conoscerla meglio? L’omicida ha confessato per filo e per segno il suo crimine adducendo le motivazioni che tutti conosciamo. Voleva essere libero di amare un’altra, che mai ha accettato le sue avance, per liberarsi dalla gabbia familiare non ha scelto il divorzio bensì il pluriomicidio. Non mi voglio addentrare in congetture sullo stato mentale del soggetto in questione, ma analizzare il suo comportamento dal punto di vista filosofico-simbolico e un po' sociologico. L’uomo voleva cambiare donna, si sentiva con le mani legate e allora quando una cosa non piace più la si butta nella pattumiera. Oggi si fa così con tutto. Si inizia da piccoli con i giocattoli, si prosegue da giovani con il cellulare che deve essere sempre dell’ultimo modello, si impara infine con le persone. Quante volte diciamo: quello o quella mi ha usato/a! Ha preso da noi quello che serviva e poi con un gesto deciso: via! Il marito e padre di Motta Visconti ha fatto lo stesso gesto, portando alle estreme conseguenze la civiltà dell’usa e getta, si è liberato di una famiglia. Non lo sto giustificando, tutt’altro, spero anzi che non lo dichiarino troppo frettolosamente infermo di mente. Cosa fare per uscire da quest'ottica terribile e dissacrante dell'usa e getta? Forse far sdraiare la nostra società sul lettino di Freud? Magari l'umanità dovrebbe con più impegno frequentare l’agorà di Socrate. La vera salvezza del mondo è da ricercare nel ritorno ad una vita più lenta e meno pretenziosa, non è necessario ritornare indietro a quando per contattare un amico si usava carta e penna o si bussava alla sua porta; nell'epoca in cui per “essere” non si dava troppa importanza al mostrarsi sui vari social network, luogo dove tutto scorre e invecchia troppo velocemente. Nel periodo in cui per mangiare si coltivava l’orto e non si buttava via nemmeno il latte inacidito. Non dobbiamo rinunciare al progresso ma è importante non dimenticarsi di quel passato, di quelle possibilità fondamentali per riscoprire il vero senso del DIALOGO, una relazione produttiva in grado di far costruire e crescere la vita di un rapporto attraverso lo scambio di idee e parole. Il dialogo ci rende esseri umani consapevoli e desiderosi della reciproca voglia di migliorare, di crescere, di conoscere per dare, in ultima analisi, valore alla vita.
Maria Giovanna Farina presidente dell'associazione culturale L'accento di Socrate (Tutti i diritti riservati©)
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