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La ricerca filosofica: uno strumento necessario

La filosofia può essere ricondotta al un concetto fondamentale di ri-cerca, infatti la disciplina nata in Grecia si presenta quale potente strumento di analisi. Ma che tipo di analisi? Proprio la risposta a questa domanda saprà esplicitare il merito che la filosofia si è conquistata nei suoi millenni di storia. Essa analizza tutto.

La disciplina filosofica ha dovuto fare i conti con degli scismi intestini, i quali hanno dato vita a nuove materie, denominate scienze. Queste ultime hanno desiderato specializzarsi nel loro determinato settore: matematica, geometria, medicina, etc. Più tardi si sono sviluppate le scienze umane come psicologia, psicoanalisi e psichiatria.

Uno dei meriti della filosofia è stato quello di spianare e mettere in sesto le strade sulle quali si sono poi riversate tutte le scienze e dal momento in cui esse si sono rese indipendenti: la filosofia non si è dovuta reinventare, ma ha comunque dovuto modificare il proprio campo d’azione, eliminando le particolarità scientifiche. Dunque, la filosofia si collocherebbe in quella zona privilegiata tra scienza e religione ritrovandosi sulle spalle il difficile compito di indagare sulle forme etiche passate e future. Posso ricercare una certa verità nel passato oppure posso fare una ricerca su un argomento che non è mai stato trattato: in entrambi i casi la parola utilizzata è ri-cerca, ovvero "cercare-di-nuovo".

Perché la filosofia ri-cerca, cerca di nuovo?

Le istanze sulle quali dovrebbe indagare sono qui davanti a me, “alla mano”. Esistevano prima di me ed esisteranno anche dopo la mia morte. Perciò l’uomo entrerà in contatto con esse sempre e comunque, costringendolo ad esperire il mondo in maniera continua ed infinita. Queste, però, non sono le uniche spiegazioni possibili. Il concetto di ri-cerca proviene anche da noi stessi e proprio qui la filosofia diviene l’unica disciplina in grado di ri-cercare tramite gli strumenti che le sono propri.

Calvino ha scritto: “Non necessariamente il classico ci insegna qualcosa che non sapevamo; alle volte vi scopriamo qualcosa che avevamo sempre saputo (o creduto di sapere) ma non sapevamo che l’aveva detto lui per primo (o che comunque si collega a lui in modo particolare). E anche questa è una sorpresa che dà molta soddisfazione, come sempre la scoperta d’una origine, d’una relazione, d’una appartenenza” (Perché leggere i classici).

Un libro, un autore, un’idea, possono aprirci un mondo che, forse, avevamo già intuito e che è sempre stato con noi. Il sogno, ad esempio, è un segno che io mando a me stesso. E’ un messaggio che conosco, ma al contempo mis-conosco. Per questo sono costretto ad inviarmelo involontariamente sottoforma di sogno. Freud parla di inconscio. Ma che cosa cambia? Nulla. Quando facciamo qualcosa senza accorgercene, siamo sempre noi i responsabili dell’azione eseguita. Anche se l’abbiamo fatta “inconsciamente”.

Il sogno è qualcosa che già sapevamo, che già conoscevamo, ma che talvolta rimane oscuro, invalicabile e dunque interpretabile. Dobbiamo conoscere i perché del sogno, in quanto messaggio lanciato da noi a noi stessi. Essendo al contempo qualcosa di conosciuto, ma sconosciuto, accessibile per il fatto che si mostra, ma inaccessibile perché alle volte incomprensibile, esso richiede una ri-cerca. Dobbiamo “cercare di nuovo” in noi stessi e nei nostri rapporti col mondo ciò che ci ha colpito in maniera tale da costringere l’inconscio ad avvertirci che qualcosa non va.

Se dunque la nostra esistenza è pervasa da segni, simboli e ricordi che ri-inviano ad un passato che ci appartiene, è un bene per noi ri-mettere in gioco questa totalità di eventi, in modo tale da attuare una ri-cerca di noi stessi. In fin dei conti, la nostra vita è una storia da raccontare. Tuttavia, non possiamo fermarci qui. Una volta colti i segni che pervadono la nostra esistenza, dovremo attuare un’ermeneutica di noi stessi, al fine di cogliere i più intimi recessi del nostro animo. Anche questa è una ri-cerca. Anzi, una doppia ri-cerca. In parole povere: siamo chiamati ad analizzare quei segni che ci appartengono, sottoponendoli ad un’interpretazione vivace ed accorta, affinché non rimangano in sospeso delle discordie tra noi e noi stessi, tra noi e il mondo.

Il mondo che ci circonda è il secondo (o primo) grande dilemma dell’uomo. Se ci chiediamo continuamente “chi sono io?”, non smettiamo nemmeno di domandarci “dove stiamo andando?”. In questa domanda c’è il mondo, chiamato in causa dalla parola “dove” e l’alterità, relativa all’uso plurale del verbo: “stiamo”. Io sono nel mondo e ho a che fare con gli altri, ma, allo stesso tempo, è il mondo stesso un mio altro col quale dovrò stringere rapporti di varia natura. Nel momento in cui vi sono gettato, comincio a fare esperienza: Il mondo si costituisce di fronte a me in maniera lenta e confusa, soprattutto perché la maturità è un traguardo che non si raggiunge in fretta. Essa non ci è data. Il bambino entra in contatto col mondo e comincia ad esperirlo, ma la natura farà il suo corso e la morte, la malattia e la sofferenza appariranno di fronte agli occhi del ragazzo che si disincanta dal mondo. Le domande, così, cominceranno a sorgere. E quando sorgono le domande, sorge anche la filosofia e la ri-cerca di un mondo che abbiamo già trovato perché, dal momento della nascita, il mondo ci è già dato. Proprio a questo punto sentiamo la necessità di mettere le cose a posto e sistemare questa confusione che abbiamo davanti agli occhi. Ri-velando il mondo grazie alla capacità ri-velatrice della filosofia, toglieremo quel velo logoro ed obsoleto apparso in precedenza, per sostituirlo con un altro che sappia farci cogliere (ri-velarci) al meglio ciò che accade nel mondo. E noi stessi dovremmo tentare di rigettare i pregiudizi che contribuiscono a sopraffare la verità.

La ricerca filosofica è quella metodica in grado di aiutarci ad aprire gli occhi per non soffermarci sulle prime idee che abbiamo creato o incontrato. Essa è estremamente utile e forse imprescindibile: il pensiero filosofico è sempre necessario affinché la ri-velazione del mondo non si arresti definitivamente.


Roberto Rizzi


Roberto Rizzi si è da poco laureato in filosofia presso l'università di Trento ed ama molto la materia grazie anche al prezioso insegnamento del prof. Silvano Zucal, docente di Filosofia Teoretica e Filosofia della Religione presso l'ateneo di Trento.





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