ora, da una decina d’anni, immobile e tenuta in vita da un ventilatore polmonare, che vive una difficile, ma sorprendentemente avventura, che ha sentito il bisogno di raccontare. Sì, perché “Cosa importa se non posso correre” è il titolo di un libro scritto da Marinella Raimondi, e pubblicato la fine del 2009 da Mursia. Un libro che si legge col cuore in mano, il cuore gonfio di emozione per il racconto che Marinella fa della sua vita attuale, ma anche dei suoi anni di gioventù, dei suoi sogni, dei suoi rimpianti, dei suoi ricordi, dei suoi affetti. Non è, contrariamente a quello che si può immaginare, un libro triste, ma un libro ricco. Ricco di ricordi, ritratti, amici vicini e lontani, ma anche di amore e di sogni, alcuni mai realizzati. Questo perché anche Marinella non è triste, almeno non lo è sempre. Ha una vita piena, della sua famiglia, dei suoi nipotini, di tante amiche, anche se il suo corpo, come lei stessa dice, è un pezzo di marmo. Solo gli occhi si muovono, ed attraverso gli occhi, lo sguardo, lei esprime i suoi desideri, ma anche i suoi bisogni, i suoi pensieri. Se ti pizzica il naso, ti vien da chiederle, che fai? Devo solo sperare che Nina ( la signora rumena che è il suo angelo custode da anni), stia in quel momento guardando verso di me, risponde. Marinella è così perché colpita, anni fa dalla SLA, la sclerosi laterale amiotrofica, una malattia che le ha tolto ogni movimento, ogni sussulto, fino a toglierle il respiro. Respiro che ora le dà il suo alter ego, come lei dice, il respiratore artificiale, ormai parte di lei, che non ha un nome vero, ma si chiama 4590289, il suo numero di matricola. La SLA, detta in termini scientifici anche la malattia dei motoneuroni, che se si ammalano, e nessuno sa ancora il perché, non mandano più il comando del movimento ai nervi che si atrofizzano. E adagio adagio tutto si ferma, tutto, fuorché il cervello, i sensi. Quindi dentro al corpo rigido di Marinella, c’è una mente frenetica, giovane e vivace che corre lontano, nello spazio e nel tempo, e questo libro ci racconta dove, quando e come. Un grazie a Marinella per questa lezione di vita e grazie a Marinella per la sua amicizia che mi onora. Io l’ho conosciuta alla presentazione della prima edizione del suo libro, era il 2004, e mentre io la cercavo, lei, con i suoi occhi sempre in movimento, già mi aveva individuato. Eravamo emozionate entrambe, io ho scoperto così una bella signora, con i suoi begli occhi celesti, avvolta nello scialle celeste. Ci scrivevamo di già, ci raccontavamo, io i miei dubbi, lei i suoi apprezzamenti per il mio lavoro radiofonico, abbiamo continuato a scriverci e lo facciamo anche ora, che la fatica di scrivere si fa sentire sempre un po’ di più. Come dicevo, però, se il corpo è fermo e bloccato, la mente di Marinella corre, corre lontano di giorno, ma ancor più di notte, quando il silenzio della casa permette una maggiore concentrazione, e corre là dove le gambe non possono più. Piange anche Marinella, qualche volta e lo fa di notte, quando nessuno la vede, e le lacrime si asciugano da sole, sul cuscino, dopo essere scese giù sul viso, sul collo….. Piange per quello che non ha avuto, per quello che non può avere, per il compagno e marito che è stato sempre al suo fianco, per l’amore che non ha più potuto dargli…. Vi domanderete come scrive, ebbene, con una di quelle diaboliche e felici invenzioni, che permettono a chi non ha l’uso del corpo, di mandare ordini ad un computer con un’asticella, uno sguardo, un lieve movimento delle gambe. E per fortuna la scienza lavora anche su questo fronte, quante cose si perderebbero altrimenti. Noi non avremmo potuto conoscere questa persona speciale, questa realtà, questo libro che vi consiglio di cuore. Ed allora ….”Che importa se non posso correre….” Un bacio, Mari, grazie! G.P. |
|
|
|
|