Ho sofferto intensamente a causa del Lavoro, la mia controversia di Lavoro si è svolta tra il 1997 e il 2003 e la pubblicazione nel 2005 del libro “Direttrice di niente, esperienza di mobbing nel pubblico impiego” ne suggella la conclusione. Di questo travaglio esistenziale, che ancora oggi mi obbliga all’anonimato, non serbo un ricordo passivo. Mentre si sa che i ricordi si deformano nel tempo e sotto pressioni diverse, questo vissuto agisce nel mio pensare e vivere quotidianamente il Lavoro come una filosofia personale. Questo libro autobiografico, che non è un manuale, è in sintesi la testimonianza di quanto bisogna essere sempre “pensanti” anche quando si è molestati e si subiscono vessazioni e ingiustizie. Gli eventi degli individui non hanno un unico significato. Sono disponibili una molteplicità di significazioni e l’ordinamento degli eventi, in particolare quelli a sembianze negative, conferma che esistono gli imprevisti e che saperlo è un sano atteggiamento mentale. La relazione perversa insita nei processi di mobbing deve indurre le persone, vittime come lo sono stata io, a riconoscere questa perversione. I soggetti perversi sono seducenti, quando tutto va bene, e distruttivi se messi in discussione. Hanno lo stesso funzionamento mentale e logico della personalità omicida ed è per questo che, nel libro, ho rievocato una mia esperienza di morte. Si sbanda rapidamente verso obbiettivi della sfera privata superando il conflitto oggettivo e pertinente al Lavoro. Se, in questa relazione perversa, asimmetrica e distruttiva, ad un dato momento qualcuno reagisce in modo sano, il processo si arresta. Si pensa che il solo pensiero positivo sia una soluzione ai problemi della vita. Al contrario vi induco a considerare tutte le angolazioni dalle quali può essere visto un problema di Lavoro e a guardare le situazioni da più punti di vista. Sono possibili soluzioni e conclusioni inedite. Non bisogna far crescere l’angoscia degli attori del Lavoro, lasciare che le persone abbiano paura del Lavoro senza sapere esattamente di cosa aver paura. Oggi l’angoscia del Lavoro sostituisce la tensione del conflitto tipico della rivendicazione sindacale o della politica: dove prima c’era il gruppo e il confronto ora emerge solo la paura di fenomeni che alla maggioranza restano incomprensibili, quale quello del mobbing. Conduco da 5 anni, a seguito della pubblicazione del libro, dei Gruppi di Auto Mutuo Aiuto. Ma perché usare questa tecnica? L’auto mutuo aiuto inizia con chi riconosce l’esistenza di un problema, il Lavoro, e si attiva in cerca di un aiuto facile, semplice, emotivamente ed economicamente sopportabile, contrastando anche l’abuso di farmaci. Nel Gruppo di Auto Mutuo Aiuto si pensa che i rapporti interattivi tra individui siano determinati essenzialmente dai tipi di comunicazione che essi adoperano tra loro e si produce nel contempo l’effetto della reciprocità. Per questo esso è l’ambito che predilige l’esame dei sistemi di interazione piuttosto che dell’individuo che in tali sistemi è coinvolto. Nel Gruppo, che agisce attraverso la comunicazione circolare e sistemica, si ha l’obbiettivo del cambiamento soggettivo del lavoratore e non di quello oggettivo del Lavoro. Il cambiamento stesso è assunto ad oggetto di analisi e si accerta sia come si verifica spontaneamente sia come si può provocarlo. Dal cambiamento alla sottile arte della ristrutturazione di sé, il passo è relativamente breve. EO
|
|
|
|
|