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Garbato” esalta non tanto un qualcosa che non c’è più, ma qualcosa che poteva esserci e non c’è stata. Riportiamo le parole dell’autrice, una signora, una mamma che quando trova uno scorcio di tempo, scrive versi: ”Da pochi mesi scrivo poesie, senza velleità d’esser poetessa, che sono scritte per lo più di getto, che sono il prodotto dell’esternazione del tumulto di pensieri che da sempre mi frulla per la testa che l’ispirazione viene inaspettata, leggendo, ascoltando o semplicemente seguendo il filo di un pensiero, di un ricordo, di un’associazione; le parole si susseguono l’un l’altra velocemente da doverle scrivere sul primo pezzo di carta a portata di mano, perché così come sono arrivate, presto scappano dalla mente..…. e altrimenti non le ricorderei più. “




Garbato (gennaio 2010)

Il tuo sguardo triste
mi accompagna
da sempre
La carezza
non data
e quella voglia di tanto
mai accettata
perché tutto è di più
perché unico
e superiore
inspiegabilmente effimero
ma tanto dolce
necessario
fonte inesauribile
e appagante.


Maron




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L'accento di Socrate