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Invece di festeggiare…. ci separiamo!


Quando ho sentito parlare di divorzi grigi, ho pensato a divorzi tristi, sofferti, e mi son detta, perché, potrebbe essere diverso? Tutti i divorzi, tutte le separazioni sono tristi, grigie e si portano dietro un carico imponente di dolore.

Ed invece non era corretto quel che pensavo; il termine divorzi grigi, sta ad indicare separazioni tra coppie che hanno i capelli grigi, ovvero separazioni tra coniugi over 60, 70 ed anche 80 anni. Qualcuno potrebbe sorridere, ma questi divorzi sono in grande aumento. Come mai? Frutto dei tempi? Forse sì.

Il fenomeno, chiamiamolo così, arriva dall’America, come tante cose nuove, e noi arriviamo secondi, ma abbiamo imparato bene. Sono sempre più i matrimoni che, celebrati 25, 30, 35 anni fa, si sciolgono. È che quando gli esempi in questo senso vengono da persone dello spettacolo, da vip o gente illustre, il tutto viene accettato come una stramberia dell‘ambiente, ma quando a separarsi sono i nostri vicini di casa, gli amici che hanno condiviso con noi anni e anni di vita; i cui figli sono andati a scuola e sono cresciuti con i nostri, beh, la cosa fa decisamente più effetto.

Ma perché tutto questo? Le cause sono varie, anche se alla base di tutto sta il fatto, e questo forse è sì frutto dei tempi, che non si ha più voglia di sopportare, tirare avanti per il quieto vivere, accettare situazioni di convenienza; ognuno rivendica il suo diritto ad essere felice. Come dire che prende forma un maggior senso di individualismo, a scapito di quel sentimento che difendeva la famiglia ad ogni costo.

E poi la vita media si è allungata, si è più giovani a lungo, c’è spesso una maggiore indipendenza economica….. Tutto contribuisce. Per la donna, figli cresciuti, nido vuoto, un marito sconosciuto, che finalmente in pensione gira per casa e dà un po’ fastidio…. Se il rapporto non è più che forte, se non c’è quella complicità che fa da collante tra due persone, ci si scopre diversi, con poche cose in comune, ed allora scatta qualcosa, la moglie decide che è ora di pensare a se stessa.

E’ stanca di fare la sguattera di casa, di servire un uomo che magari non le ha mai dato, anche in gioventù quello che sognava, vuole uscire da quel ruolo che ormai le sta stretto.

Vuole finalmente soddisfare i sui bisogni, realizzare le sue aspirazioni, o semplicemente avere tempo per se stessa. Ed allora decide di rompere. Non per avere una nuova vita affettiva, ma per dedicarsi a sé, ai nipoti, ai figli. Per l’uomo è diverso: per lui spesso è così difficile invecchiare, i capelli grigi danno fastidio, quella solita moglie, tanto utile e servizievole, è pur sempre la solita minestra e forse neppure più tanto gustosa. Vuoi mettere quella giovane collega di 20 anni meno che lo guarda affascinata? E così cade in trappola, una trappola dorata per un po’, ma pur sempre un legame che non cancella gli anni e la differenza d’età. E dietro a tutto questo c’è sofferenza: la donna soffre prima, durante la separazione, ma poi con l’aiuto di chi le vuole bene, si sa riprendere, organizzare. La donna reagisce, ha più risorse, guarisce. L’uomo, invece, se dapprima si sente ringalluzzito dalla nuova esperienza, dalla ventata di gioventù che sta respirando, presto si rende conto che forse non ne valeva la pena, e, salvo aver incontrato un grande amore, crolla sotto il peso della sua scelta.


Certo, non è sempre così, ma, pur condividendo il pensiero che l’amore ha da essere assecondato ad ogni costo, un pensiero doppio ce lo farei prima di rovesciare una vita intera. Perché non provare a ricucire un vecchio rancore, perché non cercare insieme un antidoto alla noia di una vita pensionata, perché non mettere un pizzico di pepe in più nel rapporto con la donna o l’uomo che ho scelto all’inizio della mia vita? E’ pur sempre la persona che ha condiviso con me anni ed anni, che ha superato difficoltà e vinto battaglie. È colei/colui che conosce vizi e virtù e se mi sono fidata di lei/lui una volta, non può succedere ancora?


Giuliana Pedroli





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L'accento di Socrate