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Il diritto alla felicità

 



Non possiamo scordare che il diritto inalienabile alla felicità è nella costituzione americana e ancor prima nell'ideale di buona convivenza umana di Aristotele. Il filosofo greco è convinto che si possa raggiungere una vita appagante solo se le circostanze sono favorevoli e che il grado di felicità debba essere valutato nell'arco dell'intera vita. Queste considerazioni possono aiutarci a non dimenticare che la felicità è un nostro diritto, diritto che sfortunatamente non tutti sanno di possedere.

Essere felici è la conquista quotidiana di chi lavora ogni giorno per raggiungere la felicità, ma senza accanimenti. Abbiamo già affermato nei precedenti scritti che chi cerca la felicità in modo coattivo non la può trovare perché, come sosteneva l’antropologo Gregory Bateson affermando “Non puoi dire a qualcuno gioca” perché il gioco (play e non game) è un’attività spontanea e una necessità umana e animale che sorge fin dalla più tenera età. Sia i cuccioli d’uomo che quelli degli animali trascorrono tanto tempo giocando, ma quando ne hanno voglia, quando sentono il bisogno di scoprire il mondo e i suoi abitanti. Non possiamo quindi dire a qualcuno “Devi essere felice“, la felicità è qualcosa di spontaneo e auspicabile. Qualcosa che possiamo aver voglia di essere. Potremo invece suggerire: "Guarda che è un tuo diritto esserlo”.

Essere felici è prima di tutto lottare per una conquista che rischiamo ogni giorno di perdere.


MGF




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L'accento di Socrate