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ma dopo una certa resistenza ho dovuto cedere, da Facebook mi son lasciata coinvolgere mio malgrado. Ed il bello è che a volte me ne pento. Togliti, dirai tu, ma non è mica così facile; una volta dentro questa macchina, per uscirne ci devi pensare su non una, ma mille volte.

Si parla di dipendenza dalle chat, da internet; beh, io che non voglio essere dipendente proprio da niente, da FB, come si dice amichevolmente, non riesco a staccarmi. Per chi non lo conosce (c'è qualcuno?) ricordo che FB è un social network, accidenti alle parole straniere, meglio dire che è un circuito virtuale in cui è possibile socializzare, ritrovare amici vecchi, conoscerne di nuovi e con loro scambiarsi pareri, esperienze, aiuti.

 Da quando mi hanno aperto una pagina a mio nome, e sono grata per il lavoro fatto a chi se ne è occupato, mi son resa conto che su FB puoi trovare di tutto e di più, ma anche fate chiacchiere inutili. Scopri che c’è gente che ci passa ore, magari durante la giornata di lavoro, eh sì, perché qui non si può bleffare, l’ora in cui visiti e scrivi è marcata irrimediabilmente e se questo non fa piacere a tutti, ha fatto invece in modo che alcuni datori di lavoro abbiano bloccato l’accesso ai dipendenti dai loro computer. Mi è parsa la cosa più saggia, per salvaguardare, là dove è possibile, le ore di lavoro dei dipendenti.

 Ma torniamo a FB, tu puoi far leggere a tutti i tuoi contenuti, far vedere le tue foto, o limitarne l’accesso a chi desideri; puoi fare incontri nuovi ed utili, ma anche incontri sgradevoli, ecco perché ai giovani metterei un filtro. Chi dice che il tutto può essere utile per il lavoro me lo deve dimostrare: una sola volta ho interpellato per una intervista di lavoro una persona che aveva chiesto la mia amicizia e condiviso alcuni miei pensieri (sto usando termini e modi di dire tipici del network) ma al momento della richiesta….è sparito letteralmente dalla circolazione.

Allora usiamo questo mezzo solo per chiacchierare, ridere, passare il tempo? Credo di sì, anche se ci sono certamente scambi piacevoli, incontri affettuosi e momenti di condivisione di temi seri.

Personalmente però mi son data una regola, proprio perché se ti lasci coinvolgere, nolente  o dolente una dipendenza si viene a creare, ho deciso che do una occhiata alla mia pagina la mattina e la sera, prima di andare a dormire, così sono certa che non mi troverò mai a pentirmi di averci perso ore e ore che posso invece dedicare ad altro.

La cosa coinvolgente, credo sia veder aumentare il numero degli amici iscritti alla tua pagina. Più ne hai, più  acquisti credito. Ma la cosa credo possa creare dei fastidi. Intanto ognuno di noi ha già un suo giro di conoscenze, internet a parte, che a volte, anche per il tempo che manca, non riesce a gestire, figurati un po’ quando devi dar retta ed assecondare un numero di ‘amici ’sempre più ampio. Mi viene in mente quanto sostiene un antropologo dell’Università di Oxford, lo studioso Robin Dunbar, secondo lui è assolutamente inutile affannasi a ritrovare o costruire nuove amicizie, perché il nostro cervello è  strutturato in modo da saperne gestire  un numero preciso, 150, un numero che è stato immediatamente battezzato come il numero di Dunbar. Il nostro spazio mentale oltre a questo non regge, non ce la fa a seguire intensamente troppi  rapporti amicali. Dunbar considera lo spazio affettivo che abbiamo a disposizione, come una serie di cerchi; il primo contiene 5 amicizie, che non saranno mai scalzate da altri, per sempre, tanto sono durature, intime e profonde, poi gli altri cerchi si allargano e contengono sempre più persone con cui il rapporto si indebolisce, fino ad arrivare ai fatidici 150 che già non son più amici stretti, ma semplici conoscenti.

Allora, val la pena di dannarsi a chiedere contatti, amicizie, nomi, per arricchire il nostro palmares?

Non è questa ancora una volta la conferma che “pochi ma buoni” è un concetto da tenere sempre presente?

G.P.



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L'accento di Socrate