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La poesia “I poeti” è di Eugenio Bartolotta Baraldo, un impiegato con una grande passione per la poesia. La sua attività poetica inizia presto, ma solo nel 2006 decide di rendere noti i suoi lavori presentandoli dapprima negli incontri culturali e in seguito pubblicandoli in un’antologia, Nuova Poesia, per la casa editrice La Zisa di Palermo. Raccoglie vari consensi  e  con  "Laudes creaturarum” si classifica al primo posto  per la poesia religiosa, nel 2006. Permeata da un tocco di nostalgia, il componimento che segue vuole rappresentare i poeti sotto la luce multiforme dell’occhio di bue e coglie l’animo dell’artista che, nonostante le vicissitudini della vita, non vuole e non può tacere.



I poeti

I poeti gridano sui tetti
qual gatti randagi ma schietti.
Urlano perché sono invisibili
ed hanno un buco nell’anima.
Gridano senza posa alla luna
per quelli che non han fortuna,
cantano sui tetti e son maledetti.
Distratti dai loro reconditi baratti
divengon dei burattini matti.
Vedon tutti i colori della vita
e speran che duri in eterno
e che non sia mai finita.
Vanno sempre controcorrente
e fuggon via con la mente.
Son leggiadri come aironi
e volan alto come aquiloni.
I poeti sanno i segreti della vita
perché conoscon l’arcobaleno
e la beata gioventù che vien meno.
Poesia, sei come un fiore
che intriso nella sabbia
si annaffia con amore e rabbia,
si coltiva e spesso appassisce.
Poesia, sei infinita nostalgia
di un passato incantato mondo
che scorrendo fugge via.


Eugenio Bartolotta Baraldo




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