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Quando ci batteva forte il cuore


Ho letto ed ancora una volta mi sono emozionata, l’ultimo romanzo di Stefano Zecchi

Professore universitario, scrittore e da una ventina d’anni anche opinionista televisivo, quindi noto a molti. Il libro ha come titolo “Quando ci batteva forte il cuore” ed è una storia  di persone, dentro alla Storia con la S maiuscola, quella del nostro paese, o meglio di una parte del nostro paese.



Un romanzo come tutti quelli dell’autore, che si legge con piacere ed entusiasmo, perché hanno uno stile essenziale, scorrevole, ma che nel contempo sottopone al lettore temi importanti, su cui riflettere.

Pola 1945, una storia di profughi, di fughe, di esodo, nella quale incontriamo il piccolo Sergio, che ha una mamma impegnata in politica, ed un papà che torna dalla guerra e vuole vivere, invece, i valori della sua famiglia, perché lui la guerra l‘ha già fatta.

Ed ecco qui nascere la seconda storia, quella di un padre ed un figlio, che non si sono conosciuti prima e che devono insieme conoscersi ed amarsi.



Professor Zecchi, da dove le è venuta la spinta per questo romanzo, dal voler rievocare fatti storici che sono poco noti, che sono poco studiati, o dal voler lavorare sulla figura paterna, tanto importante nell’educazione di un figlio, ma ahimè, ai giorni nostri, un po’ nell’ombra?

Il tema del romanzo nasce dal desiderio di dar voce a due rimozioni: la grande Storia, quella degli italiani della costa orientale adriatica, e una piccola storia, quella di una famiglia che vive a Pola negli anni delle foibe e dell’esodo. Per quanto riguarda la prima, i miei ricordi sono legati a Venezia e, parte delle cose ambientate là le ho viste e vissute direttamente. L’altra storia prende in considerazione un tema che mi sta molto a cuore che è il rapporto tra padre e figlio. I padri oggi non hanno il ruolo e la funzione decisiva nell’educazione dei figli che dovrebbero avere

Sono molte le situazioni che registrano questa difficoltà di rapporto tra padri e figli al giorno d’oggi, cosa dire agli uni ed agli altri?

La figura del padre è stata criticata profondamente a partire dalle contestazioni sessantottesche e poi da una cultura che ha voluto sottolineare la negatività dell’autorevolezza paterna. La conseguenza è che anche i padri che vogliono essere tali hanno difficoltà estreme a trovare la loro collocazione nel contesto educativo familiare

Come di consueto, lei riesce a dare voce, lo ha fatto tante volte, al protagonista entrando nei suoi panni; è stato donna, ragazza, ora bambino... Quale dote crede sia necessaria per giungere all’interpretazione, così convincente, dei sentimenti di personalità che sono altro da noi?

Mi piace scrivere e immedesimarmi nei personaggi che invento. Se poi riesco ad essere convincente quando riesco a far parlare un bimbo, una ragazza o una donna questo mi rende molto felice. Il vero giudice è comunque sempre il lettore con la sua sensibilità

Giuliana Pedroli



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sul libro di Stefano Zecchi http://laccentodisocrate.easyfreeforum.com




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