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In onore di Bacco

 

Il vino, la bevanda conviviale che tutti conosciamo, ha origini che si perdono nella notte dei tempi. Dagli antichi popoli dell'Anatolia, passando per la Grecia di Socrate il vino ha accompagnato la vita dei popoli mediterranei fino ai giorni nostri diventando, in alcuni casi, causa di malattie come l'alcolismo. Ma la colpa non è certo sua: esso non possiede la capacità di essere nocivo, la responsabilità è di chi non ne fa un uso sano. Anche il vino necessita di un’educazione. La Bibbia stessa ci dà un'informazione in tal senso e quando racconta dell'ubriachezza di Noè, il progenitore dell'umanità, ci mette in guardia sul non alzar troppo il gomito. Restando in ambito religioso, il vino diventa un oggetto di culto nella transubstanziazione della religione cattolica, quando cioè si trasforma in sangue di Cristo facendosi simbolo della rinascita. Che il vino sia il re del banchetto ce lo racconta anche Platone quando nel dialogo Simposio ci narra di un incontro filosofico dove il vino appunto, mentre si elogia Eros, scorre a fiumi: disinibendo il discorso aiuta anche a perdere di vista il retto ragionamento in chi non riesce a reggerlo, ma Socrate non ha di questi problemi… In vino veritas, un detto degli antichi Latini, depone a favore della bevanda che come un naturale siero della verità ci sa liberare dal nostro congenito istinto al mentire, donandoci la possibilità di dire ciò che da sobri non sempre riusciamo a confessare. Come non ricordare detti come Bacco, tabacco e Venere riducono l'uomo in cenere? Il vino si insinua un po' dappertutto prendendo, in certi casi, sulle proprie spalle anche le colpe che non gli appartengono. Una moderata quantità di vino è addirittura salutare per il nostro sistema cardiocircolatorio e, se non si perde di vista il suo valore di mezzo di interazione sociale, un bicchiere di vino può essere un pretesto per quattro piacevoli chiacchiere in compagnia senza divenire un surrogato per trovare l'allegria che ci manca. Se non si comprende questa sua caratteristica peculiare, allora il vino può diventare un pericoloso compagno di vita: un venefico amico che aiuta a morire un po’ ogni giorno di più. Ma un elogio del vino non si può chiudere con un tal pessimistico discorso, no, non può! Amare il vino vuol dire centellinarlo, assaporarlo, odorarlo, collezionarlo…offrirlo agli amici più cari, ai compagni della vita e a se stessi per abituare il palato a riconoscerne le sue caratteristiche migliori in modo da non confonderlo con bottiglie di pessima qualità. Del vino si può dire bene e male, tutto e il suo contrario, come di ogni comportamento umano, sono le esperienze a consentirci i contrari, ma siamo noi a dover trovare in ogni comportamento la giusta “dose”: il troppo è dannoso sempre.

Educare ed educarsi al vino significa infine godere appieno di uno dei piaceri più sani del banchetto: due dita di un buon vino e tanta voglia di stare insieme e magari… discorrere di filosofia! 

 Maria Giovanna Farina

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