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MOSTRA PER OPERA SOLA.

L'OPERA D'ARTE, UN MONDO DA SCOPRIRE

OLTRE L' ESTETICA.

 

Dal quotidiano "la Repubblica", del 31 ottobre 2013 Di Dario Pappalardo.

"Ma regalare un'emozione non basta, così si uccide il dipinto feticcio"

 

La critica si divide tra la necessità di attirare molto pubblico come mera statistica con il rischio di creare happening senza cultura e la necessità di avere l' arte come conoscenza e cultura, andando oltre la superficialità estetica.

Due pensieri in contrapposizione per definire l' arte e il suo manifestare.

Io stesso sono sostenitore del valore insostituibile delle emozioni, senza le quali si rischia di essere degli involucri vuoti. Ma, le stesse hanno valore accrescitivo e quindi portatrici di valore emotivo ed intellettuale in questo caso, se riescono darci e farci vivere, provare, sentire, quello che la superficialità ci nega.

L'opera d' arte, come esprime nell'articolo di "la Repubblica", il critico d' arte Achille Bonito Oliva, può essere: - " una - acchiappasguardi - come nel caso di "La ragazza con l'orecchino di perla", per visitatori che non necessitano di autorizzazione culturale, per diventare un atto liberatorio, come fosse una specie di rifugio in un' epoca opaca, ambigua, controluce".

Può essere vero. In parte però.

Ma ritengo che l' attuale sistema di eventi da richiamo, che ha intrapreso la strada  dell' icona, cioè dell'esposizione dell'opera unica, come richiamo d' arte finalizzata a mercato e numero quantificante nei visitatori come metro di valutazione dell'arte stessa, si scontri con il pensiero del direttore dei Musei Civici Veneziani, dott.ssa Gabriella Belli, la quale nello stesso articolo, sostiene che " Estrapolare un dipinto per "iconizzarlo", a me - dice - non interessa. Cristallizzarlo, significa farlo morire, adorando un feticcio. Può essere divertente per qualcuno, ma il rischio è confinare  l'arte in un' urna tombale e in Italia tale rischio si corre troppo spesso. Questo stile di mostra ha rovinato la storiografia e la museografia italiana".

Sono d' accordo, in gran parte, con questo secondo pensiero. Troppo spesso si mortifica l' arte solo ponendo l' attenzione sull' aspetto estetico valido ovviamente, ma non sufficiente se si vuole comprendere per davvero l' opera d' arte e la sua essenza, ma anche e sopratutto per comprendere il percorso, che troppo spesso è ignorato e cioè, del prima, durante e dopo. Questo percorso il più delle volte è, e viene consapevolmente ignorato, per non "appesantire" il visitatore. I motivi sono diversi, ma questi motivi uccidono, mortificano, alienano, l' essenza dell'arte e il suo cuore pulsante di cultura, riducendola a semplice icona, mentre l' arte è conoscenza, dibattito, approfondimento, domanda, curiosità, emozione, ricerca, e chi sostiene che l' arte non va spiegata, perché mi sono sentito dire pure questo, di certo non capisce nulla di arte o nell' arte si nasconde da se stesso. 

Per quanto riguarda la mostra "La ragazza con l'orecchino di perla" di Jan Vermeer, che ci sarà a Bologna nel 2014, come unica data europea e ultima tappa del suo percorso nel mondo, nell'opuscolo descrittivo non c'è alcun riferimento, alla vita dell'autore, come persona e artista. Anche se non ci sono molti dati sull'autore, qualcosa c'è e sarebbe servito e molto utile a comprendere l' epoca ed il vissuto dell'artista stesso. L' opera d' arte, va spiegata, illustrata, compresa, conosciuta, descritta nella sua completezza, perché è racconto essa stessa, nei suoi colori, tecnica, immagine ma è necessario comprendere anche l' autore stesso che è l' attore principale di qualsiasi lavoro artistico.

L'arte è emozione ma non solo. L'opera d' arte è cosa compiuta, perché è stata creata, costruita, materializzata, dall'essere umano, è la materializzazione di un' idea, un pensiero, un' astrazione divenuta "cosa creata" che richiede l' umiltà nel rispetto e la disponibilità a conoscerla anche da parte di chi organizza gli eventi, per comprendere meglio cosa siamo noi, chi siamo noi che andiamo a visitare mostre ed a volte siamo sterili spettatori, invece dobbiamo essere visitatori curiosi, attivi, consapevoli, perché abbiamo il diritto di uscire arricchiti di cultura.  Conoscere la vita dell'autore di un capolavoro o di altre opere d' arte non ritenute capolavori, ci porta a conoscere l'epoca vissuta ma anche le aspettative, le speranze, i sogni, i fatti della vita che l'artista ha dovuto affrontare. Come si può ammirare un capolavoro non conoscendo nulla di chi l' ha creato ? Come si fa visitare opere d' arte senza sapere nulla di chi è stato l' artefice di ciò che ammiriamo, se non solo il nome citato e nulla più ? Ecco sta tutto qui, in queste due domande il senso di una esposizione. Solo confluendo l' evento all' interno della cultura che ha in sé, l' arte vive e ci trasporta nella sua spiritualità intellettuale e arricchimento culturale elevandoci in un crescendo culturale per non essere manipolati e indirizzati.

L'opera d'arte, non deve anticipare ma seguire l'artista. Si deve partire dalla vita dell'artista, perché è attraverso di esso che è nata l' opera d' arte e non il contrario.

Per allargare il pensiero sull'arte, desidero citare il pensiero di uno dei più famosi violinisti al mondo, Uto Ughi, in un' intervista su "la Repubblica" del 10 novembre 2013, sulla necessità di dare senso all'arte musicale in particolare ed all' arte in generale. Nell'intervista accenna al suo libro sulla sua vita e cita Cicerone in un suo scritto, che se un uomo dovesse raggiungere il cielo e le stelle sarebbe triste di non poter comunicare quello spettacolo. Ecco, l' arte, sostiene Uto Ughi, ad un livello spirituale, come pura astrazione non serve. Deve incontrare la materialità terrena ed essere comunicata agli uomini. Giustamente sostiene, anche riferendosi alla musica ma non solo, intendendo l' arte tutta e quindi la cultura, che certamente non sono sufficienti a risolvere i problemi del Paese, ma aiutare il morale e influenzare la mente e le scelte, certamente sì. Concordo, come sostiene, che è ora di mettere da parte gli interessi personali ed attivarsi per la comunità. Questo è il compito dell'arte, andare oltre l' estetica e diventare veicolo d' informazione, di cultura appunto. Si conferma, così, che l' arte deve seminare cultura e potrà farlo allontanandosi dalla mercificazione intransigente e da chi di essa ne stravolge l' essenza, ma anche essere mezzo di coraggio, di contestazione, di denuncia, di impegno, e non essere chiusi in se stessi nel proprio limbo creativo. Questo è il pensiero di Uto Ughi nell'intervista. Un pensiero che concordo.


Pittore e poeta Roberto Rossi - Ambasciatore di Pace UPF - ONU – http://www.oceanonellanima.it/home.php

Socio onorario dell'associazione culturale L'accento di Socrate http://laccentodisocrate.blogspot.it/



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