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RIFLESSIONE SULLA GUERRA

 

 

Cammino lungo sentieri, che raccontano di un tempo non così lontano, intrisi d'odio, di sangue, bombe, urla, di migliaia di corpi che ricoprivano rocce insanguinate, un tempo bianche, come sa esserlo la dolomia. Di qua e di là del fronte. Una montagna, il Pasubio, a pochi chilometri dalla mia città, e come il Grappa, diventati un mattatoio di contadini diventati soldati. Sono salito fin sulla cima a 2232 m. Una giornata di sole di settembre (3/9/2013), con una limpidezza tale da ammirare un paesaggio fantastico; lo stesso che quegli uomini combattenti tra bombe e speranze, vedevano e amavano. Una guerra, la prima mondiale, che fece uno spaventoso macello, credendo che la guerra  fosse il modo per livellare le questioni tra umani. In una giornata feriale, si può avere, avendo conoscenza dei fatti e senza la ressa domenicale estiva, ancora oggi un sentimento di profondo rispetto verso il luogo e verso coloro che qui lasciarono la vita e le speranze di un mondo migliore. Ma non bastò. Ce ne volle un'altra di guerra mondiale, non tanti anni dopo. Ma, non bastò ancora. Ci furono due bombe atomiche nel 1945: Hiroshima e Nagasaki. Come per dire: "Noi siamo più forti, diamoci una calmata". Certo è riduttivo, dire così. Ma non bastò ancora. In ogni parte di questo piccolo pianeta, si continuò e si continua con piccole e medie guerre e relative minacce. Non basta mai...e pensare che siamo "...Sapiens, Sapiens". Poi, si sente dire: "Mai più". Ma siamo ancora lì, con la clava in mano, pronti a far vedere che la guerra "serve" a mostrare chi è più "forte", più "intelligente"; credendo ancora che la violenza sia l'unica forma di "dialogo". Ovviamente, la clava, era solo una idealizzazione della violenza che dalla caverna arriva ai nostri giorni. Oggi, siamo più "evoluti", abbiamo le bombe intelligenti, le armi robotiche e molte nazioni si sono dotate di bombe nucleari, molto più potenti delle prime due e in grado di distruggere interamente questo granello di sabbia, circondato dall'immensità dell'universo che nel suo pulsare ci ignora completamente. Quell'Universo che l' umano non sarà mai in grado di visitare. C'è chi pensa che le atomiche servano come deterrente: chi crede a questo è semplicemente un folle. Sarebbe davvero interessante, se ci fossero esistenze intelligenti extraterrestri e poter loro chiedere la valutazione su questo umano "...Sapiens, Sapiens", avendo essi la possibilità di vederci da fuori. Credo che ci sarebbe da ridere...o forse no, solo più preoccupati. Cammino su questi sentieri, sento solo il rumore dei miei passi e quasi una sensazione di essere un sacrilego, ma la mia mente ascolta, cerca di ascoltare quelle vite, di qua e di là della cima, infarcite d'odio reciproco, quando invece poco tempo prima erano contadini che amavano la propria terra nel lavorarla. Dalla cima, si vedono ancora le numerose trincee e le numerose gallerie costruite penetrando nel corpo della montagna. Un paesaggio di fantasmi, che il ricordo li colloca ancora qui. Rimango in silenzio, come è modo mio; ascolto, penso, fantastico. Vorrei che tutti potessero venire qui, compresi i signori governanti, di qualsiasi paese; ma a piedi, sudando, faticando, senza auto e senza elicotteri. Potessero umilmente camminare e leggere le numerose didascalie posizionate per raccontare la follia della guerra. Cammino e ascolto. Una fusione mentale ed emozionale, la mia. Cammino, pensando al quotidiano che dopo molti anni è ancora qui con forti venti di guerra. Mentre basterebbe smetterla di pensare che la guerra sia la soluzione, non essendo neanche una soluzione, ma anche di smettere di pensare di essere padroni di questo granello di sabbia, chiamato Terra; capire che siamo tutti persone con diritto di vivere. Le montagne, queste sì, vere montagne di soldi sono spesi per gli armamenti e sarebbe meglio venissero usati per i milioni e milioni di persone dimenticate. Forse allora saremmo davvero "...Sapiens, Sapiens". Si dovrebbe scendere dal trono dell'arroganza, dove la vita è vista come un diritto al sopruso, alla violenza, al razzismo, al terrorismo di ogni genere o come un diritto di calpestare chi ha un pensiero diverso, un colore diverso, un credo diverso e, una volta scesi da quella psiche distorta, iniziare ad incontrare alla pari le persone che abitano questo granello di sabbia iniziando a formare il cerchio della vita con al centro l'Umanità. Sembra una utopia. Ma come spesso dico, l'utopia esiste, perché si continua nutrirla. Quando l'umano riuscirà comprendere d'essere su questo piccolo pianeta come custode dell'ambiente e della vita umana e non come padrone e predatore, allora, forse, compirà il primo passo di vera intelligenza. Dalla vetta, mi guardo attorno, contemplo un panorama visto anche da quegli uomini venuti qui per scannarsi, credendo d' essere nel giusto. Inizio scendere sperando o con timore di vedere quei fantasmi in divisa che hanno dato la vita, e noi, stiamo perdendo il loro sacrificio contaminati dall'indifferenza. Si dice...sono cose lontane. Non è vero, se dimentichiamo il passato non avremo un futuro lungimirante. La vita dell'umano è un battito di ciglia, se confrontato all'universo, ed è questo nostro limite che non abbiamo compreso. Abbiamo tra le mani due gioielli: la nostra vita di persone e questo stupendo piccolo gioiello di pianeta.

Riusciremo mai a capirlo ?


Pittore e poeta Roberto Rossi - Ambasciatore di Pace UPF - ONU –

Socio onorario dell'associazione culturale L'accento di Socrate http://laccentodisocrate.blogspot.it/



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