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D'INCONDIZIONATO AMORE di Giancarlo Serafino

 

 "Nel tuo richiamo ritrovo la grandezza di riconoscermi piccolo navigatore in incognito". Si rivolge alla madre Giancarlo, a una delle sue tre madri e forse a tutte e tre: la madre Terra, quella biologica, quella invisibile(ossia la mente), in questi suoi componimenti che pullulano di quesiti esistenziali. Costante è l'interrogarsi di Giancarlo sulla vita e la morte, "amanti senza decenza/compagne di viaggio", sulla natura e la civiltà/inciviltà, su luce e buio, su spirito e materia. "Io che ero luce, voglio essere terra ora che porto il peso della carne e ho fame dei bisogni della materia." Ruolo non secondario nelle sue liriche, lo gioca il rimpianto che si veste di disincanto. "Non credere:son tanti/ i concetti informi negati/ neanche fossero stati/ scheletri di barche/ abbozzate in un cantiere/ che mai toccheranno mare." Non manca la ricerca della bellezza: "Per godere di una rosa devi avere la luce negli occhi e rigettare il buio che porti dentro...", né del senso della vita terrena: "Dove, dov'è il mio presente?", il tutto intriso di salentinità come ben evidenzia Maurizio Nocera nella sua postfazione al libro. Tamerici, pini, gelsomini, vento e mare si rincorrono nei suoi versi e danno forma a quell'idea di Dio in quanto concatenati effetti di una creazione che "fa fluire l'Uno nel tutto" e viceversa. A tratti si affaccia l'attesa che sia in veste di brame amare o movimenti di ritorni ?del sentire senza profanare. Cos'aspetta l'autore? "Apro sempre porte ai venti" recita una sua poesia, e chi di noi non conosce il potere del vento? Se forte può distruggere impalcature pregresse, ma di certo spazza via le nubi e l'aria stantia. Il vento per Giancarlo sarà rinnovamento, sarà l'artefice di un incontro, perché dopo aver debellato iniquità e meschinità, preparerà il Nostro al rendez-vous salvifico con l'incondizionato amore.

 Claudia Piccinno (febbraio 2016 - Tutti i diritti riservati©)




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