Philomena: il senso di essere madre
Il film è ispirato ad una storia vera e si svolge in Irlanda. Nel 1952 la giovane Philomena (interpretata magistralmente da Judi Dench un'attrice teatrale e cinematografica britannica, vincitrice di un premio Oscar per l'interpretazione della Regina Elisabetta in Shakespeare in Love.) rimane incinta alla sua prima esperienza con un ragazzo. Suo padre non la vuole più a casa per vergogna così viene rinchiusa in un convento dove le suore del Sacro Cuore accolgono le “ragazze perdute”, per far loro espiare i peccati commessi. Con un parto difficile e doloroso nasce Antony che all’età di 3 anni viene venduto dalle suore e portato in America, dove verrà adottato da una famiglia agiata. A cinquant’anni di distanza, Philomena, grazie all’aiuto del giornalista Martin Sixsmith, si metterà alla ricerca del figlio. Emozionante alle lacrime, a tratti ironica, la pellicola sa narrare una vicenda umana dolorosa, ingiusta e drammatica con l'intento di far riflettere sui retaggi e sulle regole disattese. Come si può strappare un bambino a sua madre? Con quale coraggio? Perché dobbiamo assistere a queste vicende? Il dolore delle donne permea ancora il mondo, questo film nonostante l’emozione mi ha lasciato una bella sensazione. Philomena è una madre immersa in certi retaggi e, nonostante abbia condizionato la sua vita ad un errore che gli hanno fatto credere essere fatale, lei ama il figlio con tutta se stessa senza limiti. Quando le dicono che lui è gay, risponde semplicemente di averlo sempre saputo.
Maria Giovanna Farina presidente dell'associazione culturale L'accento di Socrate (Tutti i diritti riservati©)
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