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SULLA STRADA



L’estate volgeva al termine e con essa le vacanze, ancora pochi giorni e il traghetto che mi aveva portato su questa splendida e sperduta isola mi avrebbe riportato alla realtà lavorativa che MI aveva permesso questo incredibile periodo di ferie. Mi sarebbe tanto piaciuto fermarmi qui, niente caos, aria salubre, clima ideale e tutto ciò che di meglio un uomo può desiderare. Fantasie infantili che almeno una volta nella vita colpiscono chiunque per poi essere abbandonate al primo rintocco di una campana.

I bagagli erano pronti sul letto e l’auto che mi avrebbe accompagnato al porticciolo era giù in strada che aspettava col motore accesso perché se si spegneva non si sa se sarebbe poi ripartito. Un veloce saluto ed eccomi viaggiare alla volta dell’imbarco. Circa un paio d’ore di auto su una strada sterrata e sarei salito, malvolentieri, sull’imbarcazione che mi avrebbe condotto nei pressi dell’aeroporto dove mi attendeva un lungo viaggio. L’autista canticchiava parole per me senza senso e anche se un senso l’avessero avuto la mia mente era troppo occupata a ripercorrere i lieti giorni trascorsi sull’isola. Ad un tratto alcuni colpi d’arma da fuoco distolsero la mia attenzione intenta nei ricordi. Due individui armati e mascherati avevano sbarrato la strada con dei grossi rami e il fuoristrada su cui viaggiavo fu costretto ad arrestarsi. Subito ci fecero scendere, ci minacciarono di morte e dopo aver frugato nelle nostre tasche ed appropriatisi di ogni nostro avere si allontanarono velocemente, non senza prima aver esploso alcuni colpi intimidatori in aria, con l’auto e tutti i miei bagagli, compresi i regali che avevo acquistato per gli amici. Fu già una gran fortuna che non ci avessero ammazzati disse il mio accompagnatore aggiungendo che certi fattacci accadono di frequente e spesso sfociano in uccisioni. Contenti, si fa per dire, per essere ancora vivi ci ritrovammo lontani sia dal villaggio dal quale eravamo partiti che dall’imbarco verso il quale eravamo diretti.

Una situazione antipatica anche perché sulla strada poco trafficata, sarebbero potute passare molte ore prima che qualcuno transitasse e anche in quel caso le possibilità che un eventuale automezzo si fermasse erano scarse per via del timore dei predoni.

Ma in barba alle più infauste previsioni dopo neppure un’ora, assetati e madidi di sudore avvistammo un camion carico all’inverosimile di persone a masserizie che si fermò. Increduli squadrammo quel mezzo carico all’inverosimile e guardandoci negli occhi, muti, ci chiedemmo dove mai avremmo potuto prendere posto. Senza dire una parola scaricarono un grosso materasso che abbandonarono sul ciglio della strada e con un grande sorriso ci fecero segno di accomodarci al posto di quanto avevano buttato giù. Non vollero sapere nulla di quanto ci era accaduto né ci chiesero qualcosa in cambio del passaggio, probabilmente avevano immaginato che ci avessero depredato di tutto, ma col loro gesto fecero capire che anche tra quelle povere persone non tutte erano cattive. Ci portarono fino al porto e sempre sorridendo ci fecero scendere e ci salutarono.


A cura di Max Bonfanti, filosofo (Settembre 2018- ©Tutti i diritti riservati)


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