CHI SIAMO

INDICE/ARCHIVIO

REDAZIONE

CONTATTI




C'era una volta un povero cristo

 

 

La storia di questo numero mi piacerebbe iniziarla col classico “C’era una volta”, ma non un re col suo sfarzoso castello e la solita corte, ma con un povero cristo che per sbarcare il lunario doveva fare le piroette e non in senso metaforico poiché, dopo che zelanti vigili urbani gli avevano sequestrato sia il violino che il flauto, iniziò ad esibirsi sulle pubbliche piazze nella veste di saltimbanco. Non che così le cose gli andassero meglio infatti accumulava multe su multe per non avere i permessi che però non poteva avere poiché non aveva i requisiti richiesti. Eh sì, la vita è difficile per chi vorrebbe comportarsi onestamente, certo le occasioni per fare soldi facilmente non gli erano mancate, ma lui non cedette alle lusinghe e cercò in tutti i modi di mettersi in regola. Quest’uomo che chiamerò Piv (povero immigrato volonteroso) al suo paese aveva studiato ed era anche in possesso di vari titoli, ma qui non era riuscito, nonostante si adoperasse con grande impegno, a trovare lavoro. Pareva che le cose dovessero terminare con un rimpatrio forzato quando un giorno, un fausto giorno e qui comincia la vera storia, nel bel mezzo di una rapina non esitò ad intervenire, a rischio della propria incolumità, sventandola. Piv fu ferito al torace, per fortuna solo lievemente, da un colpo di pistola e finì all’ospedale. La persona che aveva salvato dalla rapina che chiamerò Sir (signore riconoscente) era un facoltoso imprenditore che aveva appena fatto un importante prelievo in banca e colpito dall’audacia e dall’onesta di Piv volle ringraziarlo e in qualche modo sdebitarsi e dopo pochi giorni, quando Piv fu dimesso Sir era lì ad attenderlo.


  • Buongiorno Piv, come stai?

  • Bene signore, grazie per essere qui.

  • Grazie a te per quello che hai fatto, se non fosse stato per te non so come mi sarebbe andata a finire. Posso fare qualcosa per sdebitarmi?

  • Penso che chiunque al mio posto avrebbe fatto lo stesso.

  • Non credo caro Piv, ma dimmi cosa fai, dove abiti?

  • Per ora sono disoccupato ma spero presto di trovare un lavoro.

  • Cosa sai fare? Vedo che la nostra lingua la parli bene.

  • Se è per questo parlo altre quattro lingue oltre la mia, il russo. Ho studiato l’arte circense, sono diplomato in musica e ho una laurea in fisica.

  • Caspita! È un delitto che una persona con le tue capacità non abbia un lavoro come si deve.

  • Lo so, ma confido nella provvidenza e prima o poi anche a me capiterà una buona occasione.

  • Io avrei bisogno di una persona di fiducia, ti andrebbe di lavorare con me?

  • Ne sarei molto felice, ma non ho neppure il permesso di soggiorno e devo pagare non so quante multe per aver esercitato la professione di artista di strada senza autorizzazione.

  • Non devi preoccuparti per questo, se accetti di lavorare con me ci penserò io.


Da quel giorno Piv lavorò con Sir e si guadagnò ulteriormente la sua fiducia diventando così i suo braccio destro.

Quella che vi ho raccontato è solo una bella fiaba, ma come sarebbe bello che tante fiabe potessero avverarsi. Molto dipende anche dal nostro cuore.


 a cura di Max Bonfanti, filosofo (Maggio 2018- ©Tutti i diritti riservati)

PAGINA DI DISCUSSIONE SU FACEBOOK: CLICCA "Mi piace" su L'ACCENTO DI SOCRATE





Torna indietro

L'accento di Socrate