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IL MERCATO DEL GIOVEDÌ

 

Ogni giovedì nella via dove abito c’è il mercato, due lunghe file di bancarelle di venditori ambulanti invadono strada e marciapiedi e per tutto il giorno la via diventa off limits per le auto. In realtà già dalla sera prima occorre evitare di parcheggiare a meno che non la si sposti all’alba. Ciò si traduce in una bella seccatura per tutti i residenti che non hanno altro posto per parcheggiare che nella via. Se poi teniamo conto che al giovedì c’è la pulizia notturna della strada, per due sere alla settimana riuscire a trovare un parcheggio per la notte diventa un problema. In certe vie la pulizia della strada avviene in concomitanza del giorno di mercato con un disagio dimezzato per i residenti, ma qui non avviene ancora e succede così che spesso si debba parcheggiare molto lontano da casa. Al mercato si può trovare un po’ di tutto, dai prodotti alimentari, soprattutto frutta e verdura agli articoli di abbigliamento e per la casa, venditori ormai di ogni nazionalità sciorinano le loro mercanzie fin dal primo mattino, anche quando il maltempo consiglierebbe di rimanere a casa, ma si sa alle scadenze non importa del maltempo. Accade che a volte si faccia amicizia con qualcuno degli ambulanti che lavora proprio sotto casa, tutta brava gente che per sbarcare il lunario inizia quasi per scommessa e diventa poi col tempo un affermato commerciante. Una volta la categoria degli ortolani era rappresentata quasi esclusivamente dai meridionali, soprattutto pugliesi, oggi stanno per essere soppiantati dagli africani. Nel settore dell’abbigliamento invece primeggiano gli orientali mentre i pescivendoli, almeno per ora, sono rimasti quasi tutti quelli di una volta, forse perché è più difficile improvvisarsi pescivendoli che fra l’altro insieme ai formaggiai sono quelli che guadagnano di più. Una volta fare la spesa al mercato era conveniente, oggi la convenienza si è molto ridotta soprattutto a causa delle tasse che non perdonano più neppure il piccolo venditore di limoni. Tra controllori del Comune e della Guardia di Finanza è diventato difficile lavorare per chiunque non sia in possesso di tutti i permessi, certificati, bolle, registratori di cassa fiscali omologati e quant’altro. È rimasto ben poco dei mercati di quando ero ragazzino io, della spontaneità e della pittoresca moltitudine di venditori e del loro vociare, quel vociare che a Palermo ha dato il nome ad un quartiere, intessuto di venditori di ogni genere, “a vucciria”. Oggi gli ambulanti devono aver tutti frequentato  appositi corsi, le vecchie bilance a piatti, le stadere e le più moderne a orologio, sono state quasi tutte soppiantate dalle bilance elettroniche, e i caratteristici sacchetti a cono fatti con vecchi giornali non sono più neppure un vecchio ricordo, le nuove generazioni non sanno neppure cosa siano. Eppure, nonostante tutto, qualche volta mi piace ancora mischiarmi tra la folla del mercato.

a cura di Max Bonfanti  (aprile 2017 - Tutti i diritti riservati©)


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