LA BADANTE
Alla sera, dopo cena, se alla tele non fanno niente di bello vado a fare due passi, tanto per digerire, non sono un grande camminatore, anzi cammino pochissimo, giusto la strada per arrivare alla macchina e dalla macchina all’ufficio, a casa o da qualsiasi altra parte debba andare. La camminata più lunga che faccio è per andare da casa mia al bar e ritorno, in tutto saranno cinquecento metri, ci sarebbero altri bar più vicini, ma a me piace andare in una birreria dove assieme alla birra ti servono sempre degli ottimi salatini tedeschi. L’altra sera, mentre mi recavo appunto in questa birreria dove assieme alla birra ti servono degli ottimi salatini tedeschi, ho incontrato Giulio Righetti, un disegnatore che lavorava con me alla Piping Corporation, leader nel campo del trattamento acque. Passavamo le giornate a disegnare tubazioni per le centrali termiche, non eravamo amici, ma semplici colleghi che si vedevano otto ore al giorno in ufficio e mezz’ora in mensa, per quasi vent’anni. Poi io me ne sono venuto via per andare a disegnare tubi da un altra parte, lui lavora ancora lì. Non so cosa facesse dalle mie parti quella sera e francamente non me ne importava un fico secco, ma come al solito quando di qualcosa non te ne importa nulla, è la volta che di quella cosa ti raccontano tutto. Ci siamo così ritrovati in birreria, quella dei salatini, tanto per intenderci, a raccontarci i quattro anni che ci eravamo persi di vista, per la verità fu più lui a raccontare. “Che aria tira alla Piping? sempre le stesse facce?” “Niente di rilevante, Bianchini è andato in pensione e al suo posto hanno assunto suo figlio, per il resto la solita solfa, fra cinque anni me ne vado in pensione anch’io e chi s’è visto s’è visto. La cosa notevole riguarda invece la mia vita privata.“ “Beh, allora parla , sono tutto orecchi. Facciamo il bis?” “Certo, certo facciamo il bis. Vado a prendere due medie e torno subito.” Aveva un’aria stanca e mi pareva pure un tantino depresso, motivo in più per fare un’opera caritatevole ed ascoltarlo, soprattutto di fronte a due belle caraffe di birra. “Ecco qua due belle medie, come quelle che ogni tanto andavamo a farci quando la mensa era chiusa per ristrutturazione, ti ricordi?” “Sì, ricordo, ma dimmi cos’è che ti preoccupa?” “Devi sapere che tre anni fa, dopo l’incidente in cui mia moglie perse la vita ed io stetti per diversi giorni tra la vita e la morte, dopo una lunga degenza ospedaliera ebbi la necessità di qualcuno che mi accudisse per i primi tempi, almeno fino a quando non mi fossi reso autosufficiente. Ebbene un mio vicino di casa mi consigliò una donna dell’est dicendomi che si era già occupata di un caso simile al mio. Accettai di buongrado, era brava, ma non solo, era anche giovane e molto bella. Inutile dire che me ne invaghii, anche lei pareva essere interessata a me tanto che decidemmo di sposarci.” “Non sapevo dell’incidente e sono sinceramente addolorato per la morte di tua moglie; anche se non l’avevo mai conosciuta, da quello che mi raccontavi avevo capito che eravate fatti l’uno per l’altra, ma non capisco cos’è che ora ti preoccupa, hai pure una moglie giovane e bella.” “E’ appunto di mia moglie che ti voglio parlare. Sembrava che tutto andasse per il meglio quando poco dopo le nozze, un giorno si presentò un tizio dicendo di essere il marito di Nara, mia moglie. Caddi dalle nuvole, non mi aveva mai parlato di un marito e allontanai in malomodo quell’uomo che prima di andarsene minacciò di rovinarmi se non lo avessi adeguatamente ricompensato per avergli, a suo dire, rubato la donna.” “E tu cosa facesti?” “Prima di tutto chiesi a Nara se era vera la storia del marito e purtroppo me lo confermò. Non sto a raccontarti i particolari. Morale della favola persi tutto, la casa, i soldi e la moglie.” “Anche la moglie?” “Sì, anche la moglie. Quella puttana era d’accordo con lui e quello che è ancora peggio è che non potei fare niente perché tutto era stato fatto legalmente, capisci che fregatura mi ero preso?” “Capisco, certo però anche tu sei stato un po’ leggero a fidarti così ciecamente, non pensi?” “Ma chi andava a prevedere che sarebbe andata a finire così! Sono rovinato, solo, senza casa e senza un soldo.” Sono stato ad ascoltarlo per tutta la serata, ci siamo scolate cinque medie e incominciavo ad avere sonno, delle sue disavventure non me ne importava più di tanto, in fondo il lavoro ce l’aveva ancora, un tetto per dormire pure, da sua madre e quindi la situazione non mi sembrava tanto tragica. “Certo che hai preso una bella fregatura, ma hai pensato che poteva anche andarti peggio?” “Peggio di così, ma vuoi scherzare.” “Niente affatto, te lo ricordi il Bellani, quello delle macchinette del caffè ?” “Chi, quel tipo che veniva a ricaricare le macchinette una volta alla settimana?” “Sì, proprio quello, ho saputo che anche lui, come te, aveva avuto una storia analoga, a lui non era accaduto nessun incidente, ma si era messo con una brasiliana, quella che si dice una figa da rissa, tanto per intenderci.” “Ma cosa mi dici, e poi?” “E poi il copione è stato più o meno lo stesso, solo che lui l’hanno ammazzato e lei col suo manzo sono spariti con i soldi. Quindi a te tutto sommato è ancora andata bene, non lamentarti.” “Hai proprio ragione, mi è andata bene, potrei anch’io trovarmi con due metri di terra sopra la faccia e invece sono qui a parlare con te bevendo birra. Ci metto una pietra sopra e che crepino quei due. Grazie, non sai quanto mi sento meglio adesso.” “Figurati, per un vecchio collega come te è stato solo un piacere, adesso però vado perché ho sonno.” “Ci vediamo allora, ciao e grazie ancora.” Ognuno per la sua strada. “Speriamo che non si faccia più prendere in giro da qualche altra avventuriera, non saprei più quale altra frottola raccontargli per consolarlo.” a cura di Max Bonfanti (Dicembre 2015 - Tutti i diritti riservati©)
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