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  Favole moderne: Amor di condominio

 

C’era una volta un piccolo e grazioso condominio abitato da pochi condomini. La pace regnava tra loro come in una piccola grande famiglia, ognuno viveva nel suo piccolo appartamento ed ognuno aveva, oltre la cantina, anche uno spazioso solaio. In questo piccolo e grazioso condominio c’era anche un piccolo cortile, diversi piccoli spazi comuni per lo più inutilizzati o, per meglio dire, utilizzati non al meglio. Un giorno qualcuno ebbe la fertile idea di sfruttare questi spazi comuni, magari acquistandoli e tutti ci avrebbero guadagnato, chi più chi meno e se non altro il decoro della casa  non si sarebbe più macchiato con ricettacoli di brutture. A dire il vero, anche se qualcuno ne rivendicava la paternità, l’idea non era poi così tanto nuova, se ne era parlato più volte, anche durante l’ultima assemblea condominiale. I progetti mentali non si contavano e l’immaginario condominiale si popolò d’ogni sorta di riconversioni d’uso.

Qualcuno si offrì persino di ripulire a proprie spese il locale dove prima c’era una caldaia ed ora adibito, col silenzio assenso di tutti, a deposito di masserizie per la discarica, a parte qualche bicicletta che comunque non avrebbe perso il suo diritto al parcheggio. L’unica cosa che il nostro amico chiedeva in cambio era il consenso di poterlo usare qualche ora alla settimana per fare ginnastica sottolineando che, badate bene, in qualunque momento il luogo sarebbe sempre stato aperto a tutti i condomini, ma, come nelle favole c’è sempre un ma, sebbene l’offerta fosse allettante più per gli altri che per il richiedente, iniziarono a sorgere le prime complicazioni; qualcuno, dall’indiscutibile rettitudine, fece notare che l’uso del locale caldaia andava formalizzato in sede assembleare e la tanto odiata burocrazia non  poteva venire  esclusa tout court. Dura lex, sed lex

Purtroppo per passare dall’idea all’atto il passo non sempre è facile né breve, soprattutto quando le idee non sono sufficientemente chiare e l’interesse comune, surrettiziamente, tende a cedere il posto ad interessi più individuali che collettivi.

L’idea di indire un’assemblea straordinaria improntata ad una maggior chiarezza e legalità, iniziava ad aleggiare. Nel giro di pochi giorni iniziò un frenetico scambio di mail dove ognuno diceva la sua e proponeva di acquistare spazi comuni e vendere o scambiare la propria cantina o solaio. I condomini maggiormente interessati ne parlarono tra loro diverse volte e ci fu qualcuno che si offrì di far valutare i suddetti spazi comuni, conditio sine qua non per passare all’atto.  Bene, un po’ di brio non guasta mai, verrebbe da dire, peccato però che la solita natura umana si frapponga sempre tra i buoni propositi e la loro realizzazione. E quando le transazioni parevano essere lì, a portata di mano, con lo stupore di tutti, i toni salirono travalicando le buone intenzioni originarie. Nessuno voleva giustamente perderci e forse qualcuno voleva guadagnarci più dell’altro, sta di fatto che la bella idea, all’inizio voluta  da tutti, come per incanto, iniziò il suo, questa volta meno difficile, cammino verso i rigogliosi pascoli dell’oblio.  

a cura di Max Bonfanti

socio fondatore e vice presidente dell'associazione culturale L'accento di Socrate



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