NOTTE DI NATALE
Alla sera quando esco dall’ufficio a volte anziché prendere la metropolitana preferisco rincasare a piedi, è una passeggiata di un’oretta, attraverso i giardini pubblici di porta Venezia, passeggio per il corso e una volta in piazzale Loreto è questione di un quarto d’ora. Ma più di tutto mi piace soffermarmi ai giardini dove prima c’era lo zoo, un vero lager, per fortuna che l’hanno chiuso, ogni volta che ci passavo mi si stringeva il cuore eppure è proprio lì che mi accadde una delle cose più incredibili. Una domenica pomeriggio di dicembre, la vigilia di Natale per l’esattezza, mi sedetti su di una panchina e mentre ero intento ad osservare i passerotti beccare le briciole che una barbona gettava loro, sentii come un gemito provenire dalla mia destra, probabilmente persisteva da qualche minuto, ma distratto com’ero mi accorsi solo quando il lamento iniziò a farsi più insistente ed un singhiozzo interruppe la mia attenzione rivolta altrove. Lentamente girai il capo verso quel gemito e mi accorsi che vicino a me si era seduta una donna ben vestita e dall’aspetto più che gradevole. Solamente dopo qualche minuto osai rivolgerle la parola, non volevo essere importuno né tanto meno inopportuno, in certi frangenti non è facile comportarsi nel modo migliore, sei combattuto tra il farti i fatti tuoi e la coscienza che ti incalza a vestire i panni del buon samaritano. “Posso esserle d’aiuto?” Timidamente abbozzai quasi balbettando. Scosse il capo in senso di diniego ma un altro singhiozzo più imperioso mi indusse quasi automaticamente a metterle un braccio sulle spalle avvicinando il suo capo sulla mia spalla. Cercando di rincuorarla le parlai come ad una bambina, le porsi un fazzolettino di carta e fu allora che mi guardò dritto negli occhi e rimasi estasiato. Uno sguardo tanto dolce e supplichevole non l’avevo mai visto, non disse nulla, ripose il capo sulla mia spalla e smise di piangere. Stemmo per alcuni lunghi minuti in silenzio. Ricordo che i pensieri più incredibili si scontravano nella mente senza che nessuno primeggiasse sugli altri. Fu lei a fendere quella muta staticità di suoni. “Mi scusi, non dovevo” “Non deve affatto scusarsi, senz’altro avrà avuto i suoi buoni motivi” “E’ vero, ma mi vergogno tremendamente, chissà cosa avrà pensato” “Non ci crederà, ma non ho pensato proprio nulla tranne un compatimento nel senso di patire con lei” “Lei è troppo buono e comprensivo” “Ad esser sincero non è mi stato difficile essere comprensivo con una donna affascinante come lei” “Lei mi lusinga” “Per niente, lei è bellissima” “Erano anni che nessuno mi trattava così, non sa quanto mi aiutino le sue parole” “ Lei sta tremando” Estrassi dalla tasca interna del cappotto la mia fiaschetta da viaggio sempre provvista di buon brandy e gliela porsi. “ Su, ne beva un goccio, le farà bene, la riscalderà, è buono” “ Grazie, la ringrazio tanto, ma non bevo alcolici” I primi fiocchi di neve della stagione iniziarono a volteggiare leggeri nell’aria, le ultime mamme con i bimbi per mano si affrettarono verso l’uscita dei giardini, il noleggiatore di automobiline a pedali le ricoprì con un grande telo e anche noi ci alzammo e lentamente ci avviammo verso l’uscita. “Vuole che l’accompagni da qualche parte?” “No, grazie, vorrei, ma a casa non ci voglio più tornare” A quel punto decisi anche a costo di essere indiscreto di chiederle il motivo di tanta fermezza. Non volle svelarmi alcun perché, ma fu molto esplicita quando mi disse che se l’avessi lasciata sola si sarebbe uccisa. Uccidersi è una parola grossa, la vigilia di Natale poi è ancora più grossa, forse non l’avrebbe fatto ma chi poteva garantirmelo? E poi, era così soave! “Se vuole possiamo andare a casa mia, ma dovrebbe anche lei essere comprensiva nei miei confronti e raccontarmi qualcosa, magari la stanno cercando, saranno in pena per lei, non vorrei complicare le cose” “Non si preoccupi, nessuno starà in pena per me né mi cercherà, stia tranquillo non ho intenzione di metterla nei pasticci, non potrei perdonarmelo, lei è tanto buono e gentile” Intanto aveva iniziato a nevicare intensamente, le automobili cominciavano ad essere imbiancate, le strade ed anche i marciapiedi. In un’atmosfera quasi surreale, senza neppure sapere i nomi l’uno dell’altra, a braccetto ci incamminammo. Quando ripasso da qui non posso fare a meno di pensare a lei sperando inconsciamente di rivederla e forse è anche per questo motivo che mi piace tanto attraversare i giardini pubblici per tornare a casa dal lavoro. A cura di Max Bonfanti Condividi i tuoi commenti con noi GRUPPO DI DISCUSSIONE SU FACEBOOK: CLICCA L'ACCENTO DI SOCRATE |
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