SECONDO SCIENZA E COSCIENZA
Fino all’ultimo momento si chiese quanto avesse contato essersi sempre comportato secondo scienza e coscienza. Nulla gli faceva presupporre un esito tanto disonorevole e soprattutto sfavorevole. Perché tanta cattiveria nei suoi confronti? Cosa aveva mai fatto di sì tanto riprovevole da volergli del male? Aveva sempre operato anteponendo il bene degli altri su qualunque altro interesse, almeno così gli era sempre apparso sino a quando l’atroce dubbio si fece spazio nella sua mente. Che l’entusiasmo e la sua grande voglia di fare, di emergere e, se vogliamo, di potere, l’avessero spinto a confondere interessi personali con quelli della comunità? Ma, nonostante avesse riveduto tutto il suo operato, nulla di ciò che aveva fatto gli appariva sufficientemente malvagio come qualcuno insinuava, accusava. Certo era possibile che in qualche rara situazione, seppure per un solo attimo, avesse pensato di anteporre sé stesso agli altri, senza per altro averne memoria, ma è naturale, a chiunque in particolari situazioni potrebbero balenare per la mente cattivi pensieri. Era possibile che altri vedessero diversamente ciò che a lui era talmente chiaro e limpido da fargli credere di essere sempre stato nel giusto? No, ma evidentemente sì se ora si trovava in quella tanto deprecabile quanto per lui assurda posizione. Cosa fa fare l’invidia degli uomini! Calunnie! Sono solo calunnie, ripeteva e si ripeteva. Può essere che ciò che lui vedeva bianco qualcun altro potesse vederlo non biancastro, oppure grigio, ma addirittura nero? No, ma evidentemente sì se ora si trovava in quella situazione. Come la scienza, che in teoria è uguale per tutti, anche la coscienza dovrebbe esserlo, almeno per gli appartenenti alla stessa cultura, ma se i confini della scienza sono sufficientemente definiti, non è possibile dire altrettanto per quelli della coscienza. È così che l’arbitrarietà trionfa e dal proprio punto di vista ognuno può dire di avere ragione. Quando i pareri discordi diventano troppo onerosi o inaccettabili per una delle parti si ricorre alla Giustizia con le sue leggi che troppo spesso sembrano fatte per essere interpretate dal sofista migliore. Che fare? Ancora una volta affidarsi al buon senso ed evitare di invischiarsi in sterili diatribe che fanno solo perdere tempo e denaro. E del nostro amico convinto di essersi sempre comportato secondo scienza e coscienza che ne è stato? Pare proprio che dovrà scontare non meno di una decina d’anni nelle patrie galere per omicidio volontario plurimo, aggravato. Come hanno potuto, continuava a chiedersi, i giurati, la corte, tutti quanti, non capire che aveva agito nell’esclusivo bene delle persone assurdamente e incomprensibilmente giudicate vittime, mentre in realtà la vera vittima era lui, povero incompreso, che così facendo aveva alleviato le pene di tanti disgraziati? Che una volta tanto una maggior convergenza degli stessi punti di vista abbia colpito nel segno? A cura di Max Bonfanti
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