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Figli di un dio minore


In viaggio per necessità, rubiamo le radici della nostra esistenza per ridefinirle o tutelarle negli infiniti luoghi pronti ad accogliere la nostra migrazione materiale e mentale: esigenza, e sporadicamente scelta, imposta da condizioni fluttuanti esistenti, e sempre più imperanti, nella nostra società.

Siamo figli di un’epoca sradicata da certezze, cardine di un’identificazione dell’Io all’interno della propria realtà generata; il dintorno che ci caratterizza, sia come singolo individuo sia come uomo appartenente a un gruppo, è in fase di definizione. Diventa per questa ragione ineluttabile essere al centro di mutamenti epocali, volti a rideterminare il concetto di essere umano cosmopolita.

All’interno di queste variabili, le emozioni, i sentimenti e i pensieri individuali sono più che mai relegate ai margini, al fine di condividere una valutazione complessiva di “emigrazione” positiva e necessaria nella globalità degli assetti economici che spostano l’individuo come pedina di una scacchiera circoscritta da leggi internazionali e, oggi più che mai, accordi di collaborazione intersecati.

Figli di un dio minore, esportiamo con il nostro cambiamento non solo la fisicità ma anche l’identità, per adeguarci al fine di farci considerare adattati al substrato di aspetti culturali che caratterizzano il luogo di accoglienza. Nel tentativo di integrarci, rinneghiamo quella parte che definisce la nostra individualità: essere compiuto di principi forgiati in noi dalla nascita. Prende forma la disgregazione del nostro Io da quell’amorfo individuo pronto a metamorfosi necessarie al processo di rassegnazione. Nell’incompleta consapevolezza della necessità, demoliamo la collocazione precisa in un habitat che ci ha concepito, per ridefinirla all’interno di un luogo estraneo alle reali esigenze che ci hanno condotto in quel preciso spazio e tempo. La nostalgia accompagna le scelte ma diventa fardello necessario delle necessità. Sopravvivere è la parola cardine che indirizza le solitudini imposte; ridefinirsi è credo fondamentale e locuzione di intenti fabbricati, per essere forza in ogni passo mosso nella nuova particella territoriale che avvolge le azioni.

Nelle privazioni, noncuranti delle repulsioni proposte sulla diversità, aggiungiamo alle zavorre di figli esuli del mondo, la malattia delle società evolute: l’incapacità di accettare il dissimile.

Untori di certezze, siamo additati come il male assoluto, l’involuzione del progresso, la macchia dell’inquinamento mentale, la tribolazione delle carenze già in essere nelle nostre vite.

L’amputazione delle tradizioni e della storia del luogo di partenza, crea strappi, crepe tra un paese natio rinnegato e quello in cui si tenta di ridefinirsi. Un male esistenziale marchia i respiri giornalieri ed è difficile privarsene senza rinnegare le proprie ombre, già di per se create da luce o spiragli di luce di vita.

Comprendere le difficoltà di chi per scelta o necessità parte verso luoghi lontani, etichettato come “lo straniero”, è l’ incipit donato come dote all’intelligenza per operare un Cambiamento Universale; cambiamento che non deve cominciare dalla negazione della bellissima diversità, fonte di arricchimento personale e collettivo, ma dalla sua accettazione, in un ottica di un dialogo reciproco. E’ sufficiente scendere da un piedistallo omologato per rimettere in discussione la voce del coro. La flagellazione dell’uniformità del pensiero, appiattimento ideologico ed emozionale, è guida indiscussa nel miglioramento di noi stessi; l’abbattimento degli stereotipi e dei pregiudizi ci consente di indossare le vesti dello “straniero” per sentire tutta la sua condizione umana, al di là di ogni voce che è disturbo di Pensiero.

Non a caso, straniera nella mia terra e cittadina del mondo, dirigo il respiro nell’unica direzione che mi consente di percepire l’innocenza degli incolpevoli ed aprire lo sguardo, e il cuore, a condizioni che solo per casualità non ci è stato dato di provare ma, che con altrettanta casualità, non possiamo dire che non proveremo mai.


Mirella Musicco (Maggio 2018- ©Tutti i diritti riservati)



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