Tre domande a: Carlo A. Martigli, autore del romanzo 999 L'ultimo custode
Tre domande all'autore del romanzo di successo tradotto in 16 lingue, in attesa del suo nuovo romanzo edito da Longanesi
Il tuo libro 999. L'ultimo custode ed. Castelvecchi contiene una rivelazione: attraverso lunghi studi, hai ipotizzato l’esistenza di un filo rosso che lega la stesura delle 99 clausole segrete di Pico della Mirandola che voleva un Concilio dei Saggi delle tre religioni monoteiste per rivendicare un Dio unico: Donna. Che cosa ti ha spinto al confronto con la filosofia, e in particolare con Pico? La
filosofia, etimologicamente parlando, altro non è che amore
per la sapienza, che è un gradino sopra quello per la
conoscenza. Nell'ebraismo, la figura del sapiente rappresenta chi
sa adeguarsi alla realtà della vita, non per accettarne
supinamente le regole, ma per interpretarle e modificarle,
seguendo quella che possiamo chiamare la via del bene. Questo
anche senza alcun riferimento escatologico o metafisico. Nella
personale ricerca della sapienza, che serve non tanto per arrivare
a una meta ma per seguire un cammino, mi sono imbattuto negli
scritti di Giovanni Pico della Mirandola. In particolare mi ha
colpito la sua incredibile anticipazione dei tempi. In estrema
sintesi, le sue 900 Conclusiones sono un tentativo di riportare
verso un Dio unico le tre religioni monoteiste, che da secoli si
combattevano ciascuna in nome del proprio Dio. Il concilio da lui
proposto e indetto per il Febbraio del 1487, era quindi anche una
spinta verso un universale messaggio di pace. Ovvio che per
questo, visti i tempi, venne perseguitato fino alla morte.
Dobbiamo arrivare al Gennaio 2004, con il Concerto per la
Riconciliazione, promosso da Giovanni Paolo II, per ritornare
verso un simile obbiettivo. Da questa straordinaria intuizione del
più grande genio del Rinascimento italiano (paragono lui
alla Grecia, ovvero al mondo del pensiero, e Leonardo da Vinci,
homo senza lettere, come si definiva lui stesso, a Roma, al mondo
del fare, ritenendo quindi il pensiero superiore all'azione)
e dalle prevedibili ritorsioni che ebbe a patire è nata
l'idea del romanzo. Ritieni la scrittura una sorta di “cura”, nel senso di prendersi cura? Finisco spesso le mie
conferenze con un leit motiv che utilizzo parafrasando il
terribile Arbeit Macht Frei (il lavoro rende liberi) che
troneggiava sul cancello di Auschwitz. Ovvero concludo che
"leggere rende liberi". La scrittura, in questo senso è
sì, in fin dei conti, anche un prendersi cura di se stessi
e degli altri. Di se stessi in quanto espressione del proprio
pensiero rivolta agli altri, e degli altri in quanto lettori. Solo
attraverso la lettura, che nasce dalla scrittura, si può
intraprendere un percorso di vera libertà. In questo senso
dico spesso anche che è attraverso la lettura che si può
finalmente giungere a essere eretici. Parola meravigliosa, che
deriva dal greco "airesis" che significa scelta. Eretico
è dunque colui che sceglie liberamente. Poi può
anche scegliere il canone, ma come libera scelta, appunto, e non
come imposizione. Che poi la parola eretico abbia assunto nei
secoli un'accezione negativa è dovuto al potere costituito,
di qualunque genere, che teme la liberta e la libera scelta. Di
conseguenza, seguendo il nostro sillogismo qualunque regime non
può non temere la scrittura e la lettura, che non sia
propaganda più o meno nascosta. Puoi anticipare qualcosa del romanzo che stai ultimando? A breve si saprà tutto. Al momento sono vincolato alla giusta riservatezza che mi ha richiesto Longanesi, la mia casa editrice. Del romanzo, che uscirà esattamente il 12 gennaio prossimo, posso solo dire che non tradirà i lettori di 999 L'Ultimo Custode. E anche che il mistero reale che sottintende tutta la storia è straordinario e meraviglioso, oltre che terribile. Non mi spiego ancora oggi come nessun romanziere al mondo abbia mai affrontato questo argomento, che pure è sotto gli occhi di tutti. Ma forse c'è una ragione, c'è un motivo per cui è stato così a lungo celato. E' giunto il momento di levare il velo a uno dei più grandi misteri dell'umanità. Anche se, il mio, per quanto ovvio dirlo, è solo un romanzo. Maria Giovanna Farina
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