Quando la ricerca della felicità diventa un ostacolo
Per il filosofo Aristotele, la felicità è il fine ultimo della vita umana ciò che ogni uomo deve perseguire attraverso l’uso razionale della virtù. Ciò significa che la virtù si può imparare, ma noi moderni come possiamo interpretare questa idea aristotelica? Possiamo considerare questo prezioso suggerimento come un’assunzione di responsabilità: noi esseri umani siamo in grado di costruirci una vita felice a patto di seguire delle regole di vita e tenendoci lontano dagli eccessi. Ed è qui che prende il via in nostro discorso. Se cerchiamo la felicità come obbiettivo esclusivo della nostra vita essa diventa un ostacolo che soffoca la nostra espansione verso la felicità stessa. Portare all’eccesso la sua ricerca ci impedisce di vivere gli attimi di felicità perché il nostro sguardo è fisso sull’impossibile: essere felici 24 ore al giorno è un sogno irraggiungibile e come tutte le mete impossibili ci procura frustrazione continua. Allora come si esce da questa gabbia? Per noi moderni la virtù aristotelica è ritrovare il giusto equilibrio tra desiderio e sua realizzazione, equilibrio che riusciamo a trovare nella relazione con gli altri perché solo attraverso l’incontro possiamo vedere noi stessi e conoscere il nostro limite (gli altri segnano il nostro confine); di qui nasce la necessità di condividere, ma per una vera con-divisione devo entrare in contatto con l’altro.
Maria Giovanna Farina (Novembre 2022 - Tutti i diritti riservati©)
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L'accento di Socrate |