CHI SIAMO

ARCHIVIO

REDAZIONE/CONTATTI/COLLABORA





Convivere senza guerra: è possibile?

 

Nel 2013 siamo ancora immersi nelle lotte, da quelle condominiali alle guerre tra stati.

Per questa ragione viene da chiedersi:

Ma l’uomo, con la sua corteccia cerebrale così evoluta rispetto a quella di tutti gli altri abitanti del pianeta, non potrebbe trovare una soluzione a questa piaga distruttiva del vivere civile?”

Penso all’ideale di convivenza già auspicata dai grandi filosofi del passato a partire da Socrate. La mia riflessione parte dal grande ateniese, l’uomo capace di rendere immortale il nome della sua patria con una filosofia utile al vivere quotidiano, con quel suo procedere del pensiero pungente ed arguto che sa mettere in scacco gli interlocutori più ostinati.

Socrate racconta ai suoi concittadini, nell’Apologia scritta da Platone, il motivo per cui non è mai sceso in politica ma preferisce dare suggerimenti in privato:

se io da tempo avessi intrapreso la carriera politica, da tempo sarei morto, e non sarei stato di giovamento a voi e neppure a me. Non arrabbiatevi con me, perché dico la verità. Non c’è nessun uomo che riesca a salvarsi, nel caso che si opponga in modo schietto sia a voi sia ad altra moltitudine, e cerchi di impedire che avvengano nella Città molte cose ingiuste e illegali”.

La politica di cui parla in questo passaggio non è l’ideale di polis greca, il microcosmo sociale in cui i cittadini ognuno con la propria funzione possono contribuire al buon funzionamento del tutto. No, qui egli sta parlando della politica dei partiti come noi la possiamo definire oggi: essa non ha nulla a che fare con la filosofia, l’amore per la sapienza conoscenza che sola sa renderci dei cittadini consapevoli e informati e, per questo, capaci di avviarci ad una vera convivenza civile. Un vivere insieme senza prevaricarci l’un altro per la sete di potere che in noi umani sembra non avere tregua.

La politica dei partiti dovrebbe garantire la vera democrazia in realtà è legge della giungla travestita da buone intenzioni che poi non si realizzano.

Nel 1600 il filosofo Hobbes ci mise in guardia con la celebre affermazione homo homini lupus, l’uomo è lupo per l’altro uomo: nessuno ci è amico e se può soffiarci l’osso lo fa senza pensarci due volte, senza sentirsi in colpa perché ancor prima i Latini ci insegnarono che mors tua vita mea; la legge della giungla è sempre in agguato e grazie a questo istinto di sopravvivenza andiamo avanti senza voltarci indietro.

Sopravvivere è il nostro compito e lo portiamo avanti senza sensi di colpa. Questo sarebbe conforme a natura, è giusto per la legge della natura badare a noi stessi, alla nostra vita e a quella dei nostri cuccioli.

Il problema è che noi andiamo oltre, non ci fermiamo alla dura lotta per sopravvivere nel modo migliore possibile. Noi con la nostra evoluta corteccia cerebrale vogliamo sempre di più e la legge di sopravvivenza si trasforma in lotta di conquista da cui nascono le guerre.

Non sarebbe il caso di fermarci a riflettere? Magari per trovare una soluzione?

Il filosofo non può scendere in politica se il suo compito deve essere, in fedeltà alla visione socratica, quello di una “Filosofia per vivere meglio”.

Come possiamo vivere meglio gli uni con gli altri? La soluzione è molto lontana, ma non impossibile se noi cominciassimo ad osservare i lati positivi del vivere in pace con i nostri simili. Prima di tutto ri-considerando il senso dell’amore a partire dal nostro personale rapporto con chi ci sta accanto. Mi riferisco all’amore di coppia, quello vero e gratificante che tutti noi desideriamo ma spesso non troviamo: ci arrendiamo ad un amore qualsiasi senza pretendere il meglio, con la paura di non trovare il grande amore viviamo nella mediocrità senza anelare a quell’eros grande e con la E maiuscola di cui Socrate parla nel Simposio. Un amore vero e sublime è il primo passo in direzione della serenità, verso una tranquillità dell’anima utile per non lasciar prevalere il nostro lato distruttivo.

Questa possibile soluzione non è riduzionismo, un cercar di chiudere tutto con un ottimismo irrealizzabile. Al contrario è la ri-cerca delle radici del nostro essere dove amore nella lotta eterna con la sua antagonista morte cerca da sempre di sopravviverle.

Non potremmo dargli una mano?

Maria Giovanna Farina

(Tutti i diritti riservati©)

Articolo originale pubblicato su: http://www.forum2.it/ e rimandato da http://www.pressenza.com/it/



Condividi i tuoi commenti con noi

PAGINA DI DISCUSSIONE SU FACEBOOK: CLICCA "Mi piace" su L'ACCENTO DI SOCRATE



Torna indietro

L'accento di Socrate