La cura dell´anima e il Nudo piacere di vivere
Romano Màdera è professore ordinario di Filosofia Morale e di Pratiche Filosofiche presso l'Università degli Studi di Milano Bicocca. In passato ha insegnato all'Università della Calabria e all'Università Ca' Foscari di Venezia. È uno dei fondatori della scuola Philo. Tra le sue ultime pubblicazioni: Il nudo piacere di vivere ed. A. Mondadori
Professor Màdera, che cos’è la cura filosofica dell’anima? Gli antichi stabilivano la possibilità di una cura dell’anima attraverso l’esercizio filosofico, (l’esercizio della morte, l’esame di coscienza, l’espansione nel cosmo, le cose che sono ben ordinate negli esercizi spirituali di Hadot). Però oggi credo si debba aver due gradi diversi di cura dell’anima: da una parte questi esercizi, dall’altra però vanno ripresi a seconda della nostra sensibilità, del cambiamento di mentalità e del cambiamento antropologico. Il cambiamento deve virare sull’aspetto biografico come metodo, mettere cioè al centro dell’attenzione la propria biografia in quanto il moderno è un’emersione dell’individualità, mentre il mondo antico pre-capitalistico è contraddistinto dal binomio tradizione imitazione nella quale l’uomo si realizzava entrando in una specie di calco realizzato dalla tradizione. Io credo che la modernità nella lunga preparazione storica del capitalismo sia retta dal binomio innovazione-singolarità, ciò comporta il fatto che nelle scuole antiche c’è una’adesione a un modo di vivere, ma anche a un insieme di teorie come nei platonici, negli aristotelici, negli scettici, ecc. Invece ritengo che oggi si debba ritentare l’esperienza della scuola filosofica basata sul metodo del centrare l’interesse nell’aspetto biografico e poi espanderlo verso la possibilità di integrare diversi aspetti teorici a secondo dell’integrità e compiutezza che questi danno alla persona. In sostanza con degli aspetti più marcatamente ecumenici visto che il terreno di confronto è la biografia (La biografia come stile di vita, Romano Màdera, Luigi Vero Tarca, ed. B. Mondadori) Lei è un docente e uno psicoanalista junghiano, cosa l’ha spinta alla riconsiderazione della filosofia in senso pratico? Dopo tutto un cammino di ricerca e confronto, il filosofo Pierre Hadot mi ha dato la legittimazione interna per parlare di filosofia. Per me è stato decisivo l’incontro con questi libri di Hadot, mi hanno convinto che non è “la filosofia”, ma un modo legittimo di fare filosofia e che guardati da quel punto di vista diventano filosofia antica greco-romana. Ci sono anche tanti altri spunti e soprattutto diventa la cosa che andavo da sempre cercando; il discordo mi interessa finché è un’interrogazione, un limite critico, uno stimolo, un rafforzamento di una scelta di vita, altrimenti mi interessa poco Che cos’è Il nudo piacere di vivere? Il nudo piacere di vivere è la trasposizione della teoria epicurea. Il mio libro non è un libro su Epicuro, parla anche di Epicuro però è come prendere questa idea epicurea e farla vedere attraverso un nesso biografico-storico-analitico, cioè biografico. L’idea di fondo de Il nudo piacere di vivere è una certa ascesi, ascesi che oggi va ricalibrata in tutt’altro modo attraverso mentalità e rapporto stesso con i desideri che è diverso. Quello di Epicuro era un mondo di derivazione del modello della società antica, modello patriarcale dell’atleta e del guerriero, che è il guerriero dello spirito, quindi un’interlocuzione con le passioni dura e limitativa, difficilmente ne interroga la possibilità di significato. Il guadagno filosofico dell’analisi, da Freud in poi, è la capacità di scoprire qual è il linguaggio delle passioni per cui non dicono solo ciò che appare in superficie, dicono questo ma dicono tante altre cose Rimandano ad altro, questa è la grande scoperta di Freud Pensando al Fedro di Platone e alla doma dei cavalli, quella dura classica, si può dire che forse è più efficace per noi la doma dolce, imparare cioè il linguaggio dei cavalli: se imparo a parlare con i cavalli forse non ho bisogno della frusta, basta che mi metto a fare il capo branco e mi seguono (vedi Fedro, Platone) Prima mi metto in ascolto e imparo la loro lingua… L’idea di un’ascesi, di un esercizio che impara che il godimento fondamentale dell’esistenza è l’esistenza pura, questa è la cosa più semplice, ma bisogna arrivarci con un percorso che è il più complicato del mondo Colpa del condizionamento dell’educazione e della cultura? Non solo, credo ci sia anche un aspetto grandioso della nostra natura che è l’immaginare altrimenti tipico dell’uomo: la tecnica e il lavoro nasce così. Ciò porta anche la possibilità di espandere all’infinito i desideri conducendo all’idea che sarà sempre il domani e il di più a esaudire questa spinta potenzialmente infinita del desiderio. È abbastanza contro intuitivo, quindi difficile convincersi che invece il processo deve essere l’opposto ed è necessario andare a scavare ciò che è più semplice. È un processo assai complicato.
Maria Giovanna Farina
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