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Fantasia e stupidità: cosa sono veramente




Paolo Legrenzi dopo la laurea in Filosofia si è dedicato allo studio della psicologia del pensiero e della decisione divenendo ordinario di Psicologia a Trieste. Ha insegnato in varie università all’estero e in Italia tra cui la Statale di Milano. Numerose sono le sue pubblicazioni su varie riviste prestigiose e internazionali. Ha pubblicato quattro manuali e sei saggi tradotti in più lingue oltre a numerosi altri libri. Il professor Legrenzi attualmente insegna “Creatività ed Innovazione” presso l’Ateneo IUAV di Venezia, dove ha diretto fino al 2004 il Dipartimento di Arti e Disegno Industriale (DADI).



Prof. Legrenzi, nel suo libro La fantasia ed. Il mulino lei prende in considerazione questa importante caratteristica della mente umana sostenendo che non sempre è da contrapporre al ragionamento logico, finalmente è sfatato uno stereotipo?

Certo! Anzi la tesi del saggio, corroborata da moltissimi esperimenti, intende la fantasia non soltanto come la costruzione di mondi reali fantastici e fatti mettendo insieme pezzi del mondo reale. Pensiamo all’animale fantastico. Per fantasia intendo un mondo possibile e diverso da quello in cui viviamo, ma fatto a partire da quello in cui viviamo, cioè fatto con determinate regole che sono oggetto di tutto il libro, come passare da un mondo reale ad un mondo possibile; allora se si intende così la fantasia anche forme elementari di ragionamento richiedono costruzioni di mondi diversi dal nostro. Quello che i filosofi chiamano, visto che la conversazione è filosofica, i controfattuali: mondi diversi dal nostro la cui esistenza (famosissimo saggio di David Lewis) ci illumina sulla natura del nostro mondo.

Perché ci illuminano?

Ci illuminano perché non tutti i mondi possibili sono costruiti a partire dal nostro mondo, ma una classe ben specifica

Quali?

Sono i mondi che si possono costruire con una certa grammatica di trasformazioni che non violano certi presupposti, in genere sono presupposti del funzionamento della mente: non si possono fare mondi assurdi. Non che non si possano concepire mondi assurdi, ma a questo punto allora ci si sposta dalla fantasia alla magia, a tutte queste aree limitrofe che io tratto nel saggio per mostrare il confine tra la fantasia e la magia, l’immaginazione fantastica  e così via

Mi viene in mente Harry Potter?

Esattamente. Anche alcune religioni le quali costruiscono il mondo dei miracoli, sono mondi fantastici che vengono ricordati proprio perché violano alcuni assunti della fisica e del senso comune. Riguardo al mondo possibile, le faccio invece un esempio notato anche da Ludwig Wittgenstein: se mi telefona questa sera sono libero dalle 19 in poi. Cosa vuol dire? Che se mi telefona questa sera prima delle 19 non mi trova in casa. Questo è un mondo possibile, il mondo cioè che se lei mi telefona prima delle 19 io sono fuori casa: non glielo ho detto, ma implicitamente le ho dato anche questa informazione. Questa è la chiave per capire la differenza tra fantasia e ragionamento

 Che cos’è autoinganno rispetto a fantasia e immaginazione?

L’autoinganno viceversa è quando noi costruiamo un mondo fantastico, ho dedicato un capitolo alla patologia della fantasia. Normalmente noi facciamo un mondo fantastico poi ritorniamo nel mondo reale, anzi andiamo su e giù. Quando andiamo al cinema, sappiamo che quella storia non è vera però ci emozioniamo come se lo fosse; siamo consapevoli del fatto di essere seduti sulla poltrona del cinema e del fatto che il film ci trasporta in un mondo fantastico. L’autoinganno è la forma più blanda della patologia della fantasia, di quando costruiamo un mondo fantastico che ci piace ci mettiamo dentro senza più tornare nel mondo reale

Crediamo che sia vero…    

Crediamo che sia vero

Ciò avviene senza consapevolezza?

Delle volte avviene come un gioco con una semiconsapevolezza, altre volte ci può catturare ed è tragico perché non ne usciamo più. In quel caso ci troviamo di fronte a varie forme di patologia. E c’è una notevole differenza con chi ha la testa tra le nuvole, qui non c’è nulla di patologico si è solo assorbiti dal proprio pensiero. Mi viene in mente il racconto del bambino che si era impersonificato in un camion, per vari mesi i genitori erano preoccupati e dopo di colpo crescendo si era risolto. Quando giochiamo lo facciamo pretendendo che un certo oggetto, una certa situazione, sia qualcosa d’altro e bisogna essere consapevoli dell’autoinganno

 Si possono educare i bambini all’uso della fantasia? E gli adulti?

Si possono educare proprio perché c’è una grammatica, delle regole, si possono capire meglio queste regole. Addirittura al giorno d’oggi dove c’è un enorme quantità di consumo di prodotti commerciali basati sulla fantasia come le soap, ci sono libri che spiegano come va costruita una trama perché piaccia alle persone

Che sono un po’ sempre le stesse

Il numero delle trame possibili non è infinito, anzi ha un numero ridotto di trame che si possono combinare in modo diverso

Quindi se un bambino non è stato educato alla fantasia o peggio ancora gli è stata repressa, si può intervenire?

Sì, ci sono esperimenti interessanti, usciti tre mesi fa dopo che ho pubblicato il libro, su popolazioni dell’Anatolia che non hanno visto nulla né alla televisione né al cinema, hanno sentito solo storie orali raccontate dai genitori. Parliamo di popolazioni rurali molto segregate ed è interessante per vedere che quando qualcuno non è esposto alle storie ha una capacità di ricostruire una trama oppure no. Sono capaci di vedere una storia fantastica che non corrisponde a ciò che loro non hanno mai conosciuto prima con personaggi sconosciuti, eppure sono capaci di interpretare come sensata questa storia. Per lo stesso motivo per cui noi abbiamo una grammatica linguistica come sostiene Noam Chomsky

Quella predisposizione ad apprendere il linguaggio di cui poi è stato scoperto il corrispondente supporto biologico nel cervello?

Esattamente, per Chomsky era un’intuizione. Ecco questo è interessante a proposito della fantasia, Lui faceva questo ragionamento: se noi dovessimo imparare il linguaggio per prove ed errori sulla base dell’esposizione linguistica, cioè degli stimoli linguistici che sentiamo da bambini dai genitori e da chi ci circonda, l’apprendimento linguistico richiederebbe molto più tempo. Sono inspiegabili gli errori da ipergeneralizzazione quando uno fa da giardino-giardinaio invece di giardiniere, come da mare fa marinaio.

Questi errori perché si fanno?

Si fanno sulla base di una regola, allora vuol dire che esistono regole e non si impara il linguaggio per prove ed errori

Nel suo Non occorre essere stupidi per fare sciocchezze, ed. Il mulino (un successo a Francoforte) pubblicato anch’esso quest’anno lei sostiene che la stupidità non è assenza di intelligenza, in che senso?

Intendo mostrare che l’idea ingenua che esistono persone stupide o intelligenti in modo congenito non c’è. E anzi è la persona cosiddetta di successo, la cui intelligenza l’ha portata ad avere successo nella vita, che fa più facilmente una sciocchezza. Nel senso che la sciocchezza nasce in realtà da troppa sicurezza, da sottostima delle circostanze, tutti quei fattori che analizzo nel libro e che sono tipici delle persone intelligenti. La persona che fa una sciocchezza, in genere fa una trasgressione che viene condannata dagli altri. La sciocchezza non è non riuscire risolvere un problema, non riuscire a risolvere il problema è una questione di stupidità



Quindi la sciocchezza è legata alla superficialità di quando qualcuno è troppo sicuro di sé

Come spesso in Psicologia avviene, è l’analisi dei fallimenti che ci spiega come funzioniamo, è l’analisi delle illusione ottiche che spiega la percezione, è l’analisi degli errori linguistici che spiega il linguaggio. Le sciocchezze ci spiegano una cosa molto complessa che è l’incapacità dell’individuo di tenere presenti una serie di fattori che fanno sì che lui abbia rimpianto, che lui stesso ammette, della sciocchezza che ha commesso perché il vantaggio non è proporzionale al costo che lui ha subito. Il libro è più serio del titolo perché spiega quanta psicologia è necessaria per capire come mai uno fa una sciocchezza

Credo che questo argomento ci coinvolga un po’ tutti

Nella vita quando una persona arriva ad una certa età come me, le mega sciocchezze sono state più influenti degli atti di intelligenza. Gli atti di intelligenza hanno influenza sul suo narcisismo ma in genere si esauriscono abbastanza presto, mentre le sciocchezze hanno un’influenza a lungo termine, come quando ci si brucia una carriera. Non si dimenticano più

Quanto conta e quanto è contata la sua preparazione filosofica, lei è laureato in filosofia, per i suoi studi e le sue ricerche in campo cognitivo?

Nella mia vita ho passato più tempo per mia fortuna nei dipartimenti di Filosofia che in quelli di Psicologia. Alla luce della mia esperienza, ho notato che non è sufficiente una formazione solo psicologica: il comportamento umano non è dovuto solo dal funzionamento della mente, non è che lei sa come funzione la percezione, la memoria, il pensiero, il problem solving, ecc. e da queste informazioni/conoscenze capisce la vita sociale. Non è mica vero!

Non sono solo quelle regole a spiegare tutto…

Allora in genere la preparazione filosofica ti dà una certa cautela. In centocinquant’anni di psicologia, pensiamo alla psicologia cognitiva che molto spesso è lo sviluppo della riflessione che gli uomini avevano fatto sul loro funzionamento, come nel De anima di Aristotele, o in Leibniz e Hume, la filosofia è sapere le radici storiche del problema. Anche filosofi più recenti, il più grande è Wittgenstein, sono una miniera per le indagini psicologiche. Poi per fare il mestiere che ho fatto devi sperimentare ed imparare le tecniche, è come andare in cucina a fare una torta senza consultare il manuale dell’Artusi. Anche il manuale dell’Artusi è depositato di un sapere culinario, poi se lei non prova… Ecco, la Psicologia è provare, imparare sperimentando, che le cose sono più complicate di quel che si pensava.

La filosofia è la madre di tutto le scienze

Le dirò in certi casi la mancanza di preparazione filosofica stride di più che in altri. Se lei fa l’ingegnere, il radioastronomo…essere colti non fa mai male. Invece nella Psicologia è più fondativa, i problemi che la Psicologia affronta in chiave sperimentale sono problemi che ha ereditato da una lunga tradizione in cui persone intelligenti per secoli e secoli avevano riflettuto su questi problemi.

 

Maria Giovanna Farina




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