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Bentornato a Stefano Accorsi

 



 

A quanto pare non succede solo alle donne, ma anche agli attori maschi di dover dimostrare di essere non solo belli/e, ma anche bravi/e. Succede a Stefano Accorsi, a mio parere bello e bravo, ma che per la sua aria forse un po’ snob, la voce impostata e, perché no, anche perché non si riesce a dimenticare il suo Maxibon…, è sempre stato considerato nell’ambiente…vanesio ed incapace. Un caso unico? Non so, certo molto frequente nel mondo del cinema al femminile.  Quante splendide attrici hanno dovuto imbruttirsi, metter su kg e poi perderli, cambiare i connotati per dimostrare che la loro capacità di recitare andava oltre la bellezza fisica. E per arrivare magari all’Oscar. Bene questo, dicevo, succede anche a Stefano Accorsi, che per lavorare senza polemiche, ha finito per lasciare il suo paese. Si è trasferito in Francia, dove è amato e super impegnato. Beh, ora al suo paese è tornato, ma nel suo paese vero, la sua terra, la Romagna, dove è ambientato l’ultimo suo splendido film: VELOCE COME IL VENTO. Un film che, se all’inizio ti fa sentire a disagio, perché sei immerso in una scenografia e un ambiente degradato, con personaggi miseri e tossici, poi ti prende e ti trascina in quella che è senza dubbio una bella storia, vera e vissuta, anche se poi un po’ ripresa e romanzata.

Il protagonista è un ex pilota di rally, irregolare, trasgressivo, uno su cui non si può far conto perché è un tossico senza speranza. Lo è diventato dopo aver lasciato il mondo delle corse per un incidente cui è sopravvissuto e vive in mezzo ad un ambiente squallido e per noi impossibile. La vita lo riporta alla sua famiglia dove c’è bisogno di lui, ed è qui che il film, adrenalinico e d’azione, diventa una storia ricca di umanità inaspettata, un dramma umano. Se vogliamo, il film fa piangere e ridere allo stesso tempo; e nonostante gli altri protagonisti, pochi ma buoni, abbiano tutti un loro rilievo, lui ne è protagonista assoluto.  Un personaggio borderline, scomodo e all’inizio sgradevole, come dicevamo, che si riscatta e si trasforma in un perdente che acquista dignità e carisma. Credibilissimo nei panni del tossico che interpreta senza risparmiarsi, Accorsi si è dovuto trasformare completamente. Magro ed emaciato fino ad essere irriconoscibile, lunghi capelli unti, unghie sporche, viso sfatto, denti che gridano aiuto, dipendente dalla roba e quindi pronto a tutto, l’attore bolognese ha perso moltissimi chili seguendo un modus vivendi per mesi, difficile da condividere. Sveglia ogni notte alle 3 per essere sciupato, fragile, stanco; poco cibo, molto lavoro fisico e molte prove, anche di una recitazione diversa dalla sua. Il regista ha voluto che riscoprisse il dialetto dei suoi nonni, il romagnolo, e vi si immergesse fino a farlo diventare il suo modo di parlare e pensare. Con il linguaggio sanguigno delle corse, accentuato dalla simpatia romagnola. Il film si gira in vari circuiti attorno ad Imola e nel centro di Matera; le registrazioni sono state fatte in post produzione con rumori di pista e corse così precisi, da far ottenere il premio Ciak d’oro, per il miglior sonoro 2016. Un film per gli appassionati di corse, ma non solo, proprio per la storia dei due fratelli De Martino, Loris (Stefano Accorsi) e Giulia (la bravissima Matilda De Angelis, al suo esordio cinematografico), uniti dalla passione per le corse, una passione che è la loro ragione di vita.

Nastro d’argento 2016, tre candidature come miglior attore protagonista, migliore fotografia e montaggio, il film è partito bene. Emozionante quanto basta, intenso e potente, il film fa anche sorridere, basta uno sguaiato “vacca boia” di Accorsi, per sdrammatizzare una situazione che pare irrecuperabile. Da vedere. 


 Giuliana Pedroli, giornalista (luglio 2016 - Tutti i diritti riservati©)


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