Coccole a pagamento? No grazie
Non poteva che arrivare da lì, dal Giappone, un’idea, una moda così insolita, ma visto che dietro c’è un business, è già arrivata in America e chissà… speriamo non arrivi da noi. Sto parlando del co-sleeping o coccoleria, cioè locali dove in base a tariffe precise puoi dormire con qualcuno al tuo fianco o avere coccole a pagamento. Niente a che vedere con quel che state pensando voi, no, il sesso è vietatissimo. In questi locali si compera, o se preferite si può dire si affitta…solo affettuosità Qualche esempio? Con circa 8 € un abbraccio di 5 secondi, oppure una carezza sulla testa, con 2,5€ la prima mezz’ora di sonno. Ma se volete c’è anche l’abbonamento che fa risparmiare! Questo quel che succede al Soineya, locale delle coccole, aperto a Tokio. A New York, invece, c’è Snugglery, nuova realtà aperta da qualche mese, in cui le coccole sono proposte lì, davanti a tutti gli avventori del locale, un bar, che al centro ha un grande lettone su cui la proprietaria accoglie i suoi ospiti e per la modica cifra di 60 dollari all’ora, coccola il …malcapitato. Sì, perché una persona che si riduce ad affittare una carezza è proprio un derelitto. Almeno dal mio punto di vista e non me ne vogliano i soggetti coinvolti. Lo so, nella nostra società ed maggiormente nelle grandi città dove si vive in ufficio la maggior parte del tempo, dove si corre sempre e dove i rapporti umani sono sempre più scarsi, la solitudine la fa da padrona; ma l’affettuosità è cosa così intima e personale, che il pensiero del pagare una coccola ed oltre tutto riceverla davanti ad un pubblico fa inorridire. Possibile che intorno a noi non troviamo un amico, un anziano, un bimbo da accarezzare e da cui ricevere altrettanto? Creare legami affettivi o amicali necessita di tempo, certo, ed il tempo spesso è quello che ai giorni nostri manca, ma con la buona volontà ed un po’ di umiltà ce la possiamo fare. Sì, perché spesso, la nostra solitudine dipende anche dalla nostra chiusura. Siamo così messi male, da non riuscire ad aprirci verso gli altri? No, io non lo credo, almeno da noi, in Italia, dove ci sono ancora spazi per la vita sociale. Dove esistono ancora, anche se non sempre e per tutti, le famiglie, i colleghi o gli amici con cui condividere i propri minuti liberi. E se non ne abbiamo, dobbiamo fare lo sforzo di cercare attorno. Associazioni, gruppi culturali o ricreativi, centri sportivi o di volontariato. Il volontariato soprattutto è fatto di gente che vuol dare affetto, gente che ha necessità di ogni genere, e lì ci si può sentire appagati. Che il bisogno di colmare un vuoto si senta anche da noi in Italia è indiscusso, ma fino ad ora siamo arrivati solo agli abbracci in piazza. In alcune città italiane infatti si sono svolte manifestazioni simpatiche, in cui giovani volenterosi ed allegri, regalavano abbracci agli sconosciuti, ma con uno spirito assolutamente diverso. Anche goliardico, se vogliamo, pur sottolineando il bisogno che c’è ai giorni nostri. E per assurdo, lo spirito che anima queste manifestazioni è certamente più affettuoso e di ‘buona volontà’ , rispetto alle iniziative a pagamento. Per tornare alle coccolerie (la tastiera è andata da sola e aveva scritto cioccolaterie, sigh!!!), è stato chiesto a specialisti del comportamento e psichiatri, che valenza possono avere. Le risposte sono state univoche: poco o nessuno il valore terapeutico di una carezza comperata, anzi, c’è il rischio di un effetto robound, perché il dopo potrebbe essere ancora più solitario. Reazioni chimiche, sviluppo momentaneo di endorfine? Possibile, ma il tutto potrebbe anche far sorgere una dipendenza, che potrebbe essere più negativa del problema d’origine. Qualcuno ipotizza anche un attaccamento affettivo alla persona che elargisce il servizio. Se possiamo capire e a volte condividere il forte desiderio del contatto umano, assolutamente naturale, dobbiamo però pensare alla frustrazione che può arrivare dopo, quando si pensa che chi ci ha abbracciati è un perfetto sconosciuto, e lo ha fatto per lavoro. Nel suo comportamento non c’è affetto, non c’è sentimento alcuno. Esattamente come nel sesso a pagamento. Non è terribile questo, forse più dello sforzo di aprirsi agli altri? Facciamolo allora questo sforzo, certamente otterremo reazioni sincere e affettuose, nella misura in cui saremo sinceri ed affettuosi anche noi. Un grande abbraccio sincero a voi tutti. Giuliana Pedroli, giornalista (febbraio 2016 - Tutti i diritti riservati©)
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