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Ma serviva proprio papa Francesco per farci capire che

nella nostra vita tre parole sono fondamentali?

Lui, in una delle sue omelie sulla piazza di san Pietro ha detto che per vivere meglio, per stare bene anche nella nostra casa queste tre parole non devono mancare – permesso grazie scusa. Certo, noi lo sapevamo anche prima, queste parole le conosciamo benissimo, e ora che ce lo ha ricordato lui, ci siamo detti – è vero, permesso grazie e scusa devono con più assiduità entrare nel nostro eloquio. Sono parole che pur essendo conosciute, spesso sono poco dette, forse per quel pudore sbagliato che non ci fa dire, ogni volta che lo pensiamo, nemmeno il classico ti voglio bene…Ma qui serve sostanza e non soltanto la forma, infatti queste parole non devono rimanere vuote, ma fatte seguire da fatti concreti, da comportamenti adeguati, perchè se ci crediamo veramente, queste attenzioni permeano i nostri comportamenti di buoni sentimenti, buoni per noi e per gli altri, per la serenità nella famiglia, nel luogo di lavoro, nei rapporti sociali. 

- Chiedere permesso significa riconoscere che oltre te c’è l’altro, c’è un individuo da rispettare se non da amare, una persona altra da noi che ha il suo spazio, la sua privacy di cui occorre tener conto. Dobbiamo imparare ad agire la non invadenza, e farla diventare una regola di vita. Chiedere di poter fare una cosa, anche all’interno della nostra casa, è segno che il parere degli altri è importante per noi. 

- Dire grazie vuol significare esprimere gratitudine e questo lo dobbiamo fare sempre, ogni giorno. Gratitudine a Dio, se si è credenti, alla natura, al giorno che nasce, ma anche a chi ci dona un sorriso. Quanti pochi sorrisi nella nostra società; siamo sempre di corsa, sempre fagocitati da problemi e urgenze che annientano ogni nostro buon proposito. Invece fermarci, sorridere, essere grati ci fa sentire meglio. Se per buona parte è una dote innata, la gratitudine, è confermato che in una certa misura la si possa anche coltivare, imparare. Esercitandoci tutti i giorni. Sforzandoci di capire che quel che abbiamo ogni giorno nella nostra vita, dalle cose materiali, così precarie, ai sentimenti, la salute, il lavoro, nulla è scontato, ma sempre dono da apprezzare. E questo è un concetto portato avanti anche  dalla scienza. Studiosi, medici, terapeuti, tutti sono concordi nell’affermare che un atteggiamento grato alla vita fa star bene. E chi non ne è capace? A tutto c’è rimedio, come dicevamo si può imparare adagio adagio e, dato che anche l’esempio aiuta, iniziamo con l’ insegnare ai nostri figli, col nostro sentire e credere, ad essere consapevoli e grati. Sempre e di ogni cosa.

- Dire scusa. Quanto è difficile dire questa parola, quanto è difficile riconoscere, soprattutto dinanzi a una persona diversa da noi, un nostro errore. Perché chiedere scusa vuol dire ammettere una piccola o grande mancanza, e in fondo riconoscerci esattamente uguali a chi ci sta vicino, con le nostre fragilità e i nostri errori. Ma se proprio per questo è imprescindibile usare e praticare questo in un rapporto di coppia o affettivo, lo è ancor di più in un rapporto di lavoro o di amicizia. Dico ancor di più perché l’ambiente famigliare può essere di aiuto,  nella nostra intimità tutto è più facile, ma fuori dal guscio…

Tutto ciò, detto  a parole sembra semplice, ma applicare queste affermazioni alla vita concreta non è da tutti. Ci dovremo sforzare, soprattutto se pensiamo che anche una buona educazione, quella che ci hanno dato da piccoli, richiede la sensibilità di cui stiamo parlando. E allora, facendo il verso ad una canzonetta estiva… dammi tre parole: permesso grazie scusa, e tutto andrà meglio.

Giuliana Pedroli  socia fondatrice dell'associazione culturale L'accento di Socrate

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