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Politica a tavola?

 

Lo so che su queste pagine non si tratta di politica, ma chiediamo al direttore se ci permette di fare delle considerazioni che, ahimè, partono da un’infelice esternazione di un politico e nella fattispecie del sottosegretario ai Beni Culturali Ilaria Borletti Buitoni (di cui già il nome è tutto un programma) che ha esattamente usato queste parole per esprimere il suo sgradito pensiero: «In Italia si è smesso da tempo di mangiare bene, purtroppo. Siamo corsi dietro alle mode, ai francesi, allontanandoci dalla nostra idea di cucina. Per cucinare occorre tempo, non ci vogliono telefoni che suonano».

Come da noi non si mangia bene, stiamo scherzando?

Se a noi, che non abbiamo nulla da condividere con chi si occupa di cucina, questo ha dato fastidio e ci ha fatto sobbalzare sulla sedia, potete immaginare che putiferio queste parole hanno sollevato nel mondo degli chef. Tutti arrabbiatissimi, e prima ancora, sorpresi; i più gentili le hanno fatto pervenire inviti su inviti, affinché il sottosegretario possa toccar con mano, o meglio gustare col suo palato, la qualità della loro cucina, ma coloro che non hanno peli sulla lingua hanno voluto dire chiaramente la loro, ed inferociti, hanno fatto pervenire al premier Letta un messaggio in cui tra l’altro c’è l’osservazione che costei non sa quel che dice, e forse, cito testualmente

 – è la persona sbagliata al posto sbagliato –

Effettivamente anche noi siamo rimasti allibiti, perché se il nostro paese è famoso nel mondo per l’arte, le bellezze naturali e la moda, non da meno è amato ed apprezzato per la cucina, che ultimamente è ancora più curata e seguita anche sul fronte della genuinità dei prodotti, con la tendenza a mantenere alta e grande la qualità per gli acquisti a km zero, ed anche per la caratteristica e peculiarità dei prodotti differenti zona per zona. Dato che la diversità è indice di arricchimento, sempre, culturale e sociale, anche nell’ambito gastronomico il mantenere alta la differenziazione regionale dei vari prodotti è solo cosa buona e positiva, che diviene valore aggiunto sulla tavola.

Ci domandiamo, ma dove va a mangiare il sottosegretario, uno spuntino al bar sotto casa? O in un ristorante stellato in un giorno no? Provi le numerose trattorie disseminate sul nostro territorio, i ‘ristoranti normali’ delle nostre regioni. Certo, chi cucina male o lesina sulla qualità si può trovare ovunque ed anche da noi, ma non si possono usare termini così generici; sarebbe come dire che tutta l’amministrazione ad alti livelli in Italia è imbrogliona, ma qui forse ci si azzeccherebbe un po’ di più (scusa direttore il commento!).

Alla base di tutto questo c’è comunque la deludente considerazione che un alto rappresentante dello Stato, in una intervista pubblica ad un giornale di grande tiratura, non ha protetto uno dei valori della nostra economia, anzi l’ha denigrata, dimostrando una volta di più, se ce ne fosse stato bisogno, di quanto politica e realtà siano distanti.

Gli chef nel loro messaggio a Letta, hanno sottolineato che, “soprattutto in un periodo storico come quello attuale, farci rappresentare da una persona che non ha la benché minima idea di quanto i ristoratori italiani in Italia e nel mondo facciano da ambasciatori per il Paese e per i nostri prodotti è inaccettabile.”

Ed è una realtà, infatti, che non solo i nostri cuochi non si sono ‘svenduti’ ad altre tradizioni e culture gastronomiche, ma difendono e diffondono sempre la nostra cucina e questo è spesso uno dei motivi per cui turisti e molti stranieri scelgono un viaggio in Italia. Citando uno studio realizzato sui tour operator internazionali, si scopre che tra gli aspetti che i turisti stranieri sembrano preferire per quanto riguarda i soggiorni di lusso, il 68,2% delle preferenze indica la voce dell’enogastronomia.

Il turismo in Italia è una delle risorse principali del Paese; il comparto enogastronomico è da solo la terza voce di fatturato italiana, e, quindi abbinato al turismo, di cui è componente determinante, rischia di essere la prima. Si parla di un giro di affari straordinario che segna una realtà indiscussa: l’enogastronomia è una possibilità reale che ha il nostro paese ed avrebbe bisogno di una politica di governo adeguata.

Ma dobbiamo ricordare che esistono anche associazioni o catene che producono i prodotti made in Italy e che sono fortemente impegnate a diffonderne la conoscenza e la qualità, perché in Europa e fintanto anche in America le nostre eccellenze ci qualifichino.

E per finire, studi approfonditi dicono che il nostro è il paese in cui si mangia meglio nel mondo, e questo succede anche o soprattutto nei piccoli locali, nelle osterie e trattorie più regionali e locali.

È importante dunque identificare nel comparto enogastronomico una delle possibilità di ripresa per il Belpaese; infatti dati diffusi dal Censis confermano che il turismo enogastronomico nel 2012 è aumentato del 12%, con un importante incremento degli stranieri, ed ha un giro di affari di circa 5 miliardi di euro, con un movimento di circa 6 milioni di turisti.

Queste cose forse il ministro non le sa?

Cosa consigliare dunque alla signora Buitoni? Intanto approfitti, beata lei, degli inviti che le sono giunti da ogni dove, ma poi, prima di parlare e dimostrare un livello di cultura gastronomica così basso, si documenti e sempre, comunque, senta il dovere di difendere le caratteristiche della nostra Italia.

Se non lo fanno i nostri governanti, chi mai lo potrà fare?                                                            

Giuliana Pedroli  socia fondatrice dell'associazione culturale L'accento di Socrate

(Tutti i diritti riservati©)


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