Gli equilibristi nella nostra società
È veritiera l’affermazione “la realtà supera la fantasia”, e lo possiamo toccare con mano anche di fronte ad un tema di grande attualità, quello che coinvolge i cosiddetti padri separati. Se nel film, che è nelle sale in questo momento “Gli equilibristi” incontriamo la figura di un buon padre, di medio ceto sociale che per dovere divorziare si ritrova a dormire in auto, nella vita di tutti i giorni, tali persone che, appunto, devono fare equilibrismi tra le azioni quotidiane di sopravvivenza, sono moltissimi. Nel film il protagonista è un impiegato comunale, 40 anni, 1200€ al mese, che all’inizio, dopo il divorzio, si barcamena un po’ con lavoretti straordinari, aiuti e ospitalità dagli amici, ma che alla fine si riduce a dormire in auto. Nella vita vera ormai troppo spesso incontriamo questa nuova figura, quella dei nuovi poveri, persone che sono troppo ricche per avere sussidi, ma troppo povere per arrivare con il solo stipendio a fine mese. E questo numero di persone poco abbienti aumenta, anzi è aumentato moltissimo negli ultimi anni e continua a crescere. Per non parlare poi di chi si crea una nuova famiglia. Dato che il papà è da sempre colui che deve versare un assegno mensile per il mantenimento, sapendo quanto sia difficile sostenere anche una sola famiglia, possiamo immaginare che difficoltà incontra chi ne ha due. Perché anche in presenza di redditi dignitosi, dopo una separazione può essere difficile mantenere il tenore di vita precedente, perché si devono onorare i costi di due abitazioni, due mutui, ecc. E questo finisce per creare la figura, tutta attuale, dei poveri di ritorno, come dicevamo di quei papà che non ce la fanno più, e spesso devono ricorrere ad aiuti sociali che mai avrebbero pensato di dover chiedere. Alle mense dei poveri, si vedono sempre più, a fianco di disadattati ed extracomunitari, italiani in giacca e cravatta, che mangiano con l’aiuto della associazione solidale per poter mantenere i loro figli. C’è chi riesce a trovare sistemazione in locali fatiscenti, chi in piccole pensioni, chi torna dagli anziani genitori, chi sopravvive chiedendo prestiti: tutti comunque si ritrovano, spesso, ai margini di questa nostra società. Sì, perché una separazione è sempre un fallimento, una situazione dolorosa per tutti, adulti e bambini, una difficoltà che mina la vita futura di tutti. Soprattutto se ne parla spesso e giustamente con un occhio di riguardo verso i minori, che certamente non hanno alcuna responsabilità e che probabilmente ne porteranno il segno per sempre; ma vogliamo questa volta valutare anche le conseguenze che la separazione lascia in un papà(delle mamme parleremo in altra occasione), che in queste situazioni è spesso la parte più debole e che spesso oltre che la compagna perde i figli, e si trova a vivere momenti difficili dal punto di vista economico, ma anche affettivo e sociale. In un breve periodo molti sprofondano nel baratro di uno stato depressivo e di auto sfiducia; sono persone estremamente fragili, che all'improvviso si ritrovano a perdere tutto, e che se non vengono aiutate immediatamente rischiano di diventare potenziali clochard. La separazione non è facile da affrontare, e certamente non si può affermare che sia sempre colpa dell'uomo se viene richiesto il divorzio. Spesso il padre viene estromesso dal nucleo familiare, a lui vengono concesse poche occasioni di vedere i figli, di regola affidati alla madre, ma deve continuare a garantire uno standard di vita decoroso alla moglie e ai figli, oltre a sobbarcarsi le spese del mutuo di casa nella quale non dimora più, un assegno di mantenimento per la ex moglie e per i ragazzi fino alla maggior età. Una mano la danno le nuove associazioni che sono nate proprio per essere punto di riferimento per questi papà, perché si sentano meno soli e possano confrontarsi con le realtà di tutti gli altri. Esse si occupano di dare assistenza a quel genitore che vive le difficoltà della separazione, a lui vengono affiancano immediatamente figure professionali quali psicologi e assistenti sociali, per far si che la persona possa ritrovare nel più breve tempo possibile la fiducia in se stesso persa. Là dove è possibile, l’aiuto è anche pratico, sostanziale(la ricerca di un lavoro, un domicilio), ed oltre a questo c’è tutto un intervento per sensibilizzare l’opinione pubblica su tali problemi e diffondere una nuova cultura della paternità e della separazione, fondata sul recupero del ruolo educativo del padre, insieme alla madre, verso i figli. Esistono anche siti on-line che offrono consulenze legali, grazie ad una rete di studi legali specializzati nel diritto di famiglia. Qui è possibile richiedere servizi legali di diversi studi in Italia, ma anche servizi di mediazione familiare e consulenza psicologica. Attraverso il forum di tali siti è possibile per i papà separati scambiare informazioni, opinioni e consigli con altre persone che stanno vivendo lo stesso difficile momento. Ma una nota di speranza ci sembra indispensabile per chiudere questa chiacchierata, perché, se sono più eclatanti e certamente numerose le situazioni famigliari difficili, quelle in cui la separazione ha creato conflitti insanabili e le drammatiche condizioni di cui sopra, per fortuna non sempre è così; spesso la fine di un rapporto tra i coniugi e la fine di un amore possono essere vissuti con un po’ di civiltà e buon senso. Infatti qui gli equilibristi non ci sono. Proposta: in tutte le grandi città ci sono tantissimi appartamenti e strutture in disuso che si potrebbero trasformare in alloggi per padri separati. Perché non suggerire alle varie amministrazioni interventi proprio a favore di queste necessità, perché non creare strutture adeguate per i padri separati, decorose, dove i figli possano andare a far visita? Che siano case a tutti gli effetti e non collegi per padri separati. Giuliana Pedroli socia fondatrice dell'associazione culturale L'accento di Socrate
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