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Quando serve guardarsi intorno….. e darsi una mossa!

 

Il momento contingente, la crisi, la povertà crescente sono situazioni terribili, da cui però può uscire qualcosa di buono, la solidarietà. In ogni famiglia, in ogni comunità, ora vivere costa di più, e questo già quando si ha un lavoro, una vita ‘normale’,  figuriamoci quando poi si viveva ancor prima in modo precario o con difficoltà. Allora ecco che è un vero peccato buttare via qualcosa, ancor più se questo qualcosa è il cibo. Non possiamo e non dobbiamo più sprecare, ma usare fino all’osso e se qualcosa a noi non serve, c’è sicuramente qualcuno che di quel qualcosa ha bisogno. Le Mense dei poveri sono sempre più affollate, vuoi da chi povero è sempre stato, vuoi da chi è senza tetto per scelta, da chi arriva da altri paesi, ma ahimè, ora anche a chi è cosiddetto ‘povero di ritorno’, cioè da chi non ce la fa più a mantenersi col suo stipendio, non ce la fa più a mantenere la sua famiglia, a volte le sue due famiglie. Sì, perché di padri separati si parla, si discute, ma poco si dice rispetto al fatto che sempre più sono loro i frequentatori di luoghi sostenuti dalla solidarietà.

Il barbone che arriva a chiedere cibo è una immagine consueta, l’adulto in giacca e cravatta con la 24 ore no,…. sembra fuori posto. Eppure, a volte, è proprio lui che ha fame e che si avvicina a testa bassa, con un sentimento che è un misto di vergogna, orgoglio ferito e necessità.

Inoltre la povertà alimentare aumenta ogni anno in modo esponenziale nel nostro paese, ed è giunta a contare oltre otto milioni di poveri, che cercano di mangiare con un reddito che si aggira sui 150/200 € mensili.

Certamente tutte le strutture che si adoperano per venire in aiuto di costoro, a loro volta hanno bisogno di sostegno, e questo arriva. Spesso associazioni, negozianti o privati offrono quel che serve: può essere quello che per loro è superfluo, ma può essere anche frutto di un grande gesto di pura generosità. In particolari momenti dell’anno, sotto Natale ad esempio, le Mense si riempiono di ogni ben di Dio: cibo normale e quotidiano, ma anche dolciumi in varietà.

Ma il resto dell’anno? Si mangia tutti i giorni, quindi la raccolta va fatta sempre.

Ci pensano le Parrocchie, i gruppi, ma non basta. Per fortuna esistono varie realtà create proprio per correre incontro a queste esigente, strutture di raccolta di generi di prima necessità, effettuata da volontari, figure insostituibili, che rastrellano mense aziendali, supermercati, fabbriche, per portare a casa tutti i giorni le eccedenze. Sono quei prodotti assolutamente commestibili e freschi, che magari hanno la confezione sbeccata e quindi non sono più vendibili. Quei carichi di latte che scadono tra due giorni e nessuno vuole. Quelle derrate di frutta matura che finirebbe nei cassonetti. Invece con la buona volontà, in modo tempestivo, si può far arrivare un prodotto ancora ottimo sulla tavola di quell’Istituto che non si può permettere di offrire ai bambini che ospita altro che non un piatto di minestra. Chi lavora in questo campo racconta anche di enormi quantità di cibo e pane che le mense scolastiche o aziendali scartano a fine giornata. Se non ci fosse il prezioso intervento dei volontari che passano a raccogliere il tutto, molti di più sarebbero i rifiuti freschi da smaltire. Anche se non sempre è così facile e condiviso: un panificatore si è rifiutato di consegnare il pane a fine giornata, “perché voi magari ve lo andate a vendere”, ci ha detto mentre lo scaricava nel cassonetto. Non gli fa onore questa così poca fiducia in persone che fanno parte di associazioni solidali riconosciute, ma la diffidenza, il sospetto fanno parte della natura dell’uomo e poi ognuno è libero di pensarla come vuole. Per fortuna, però, sono stati siglati, come dicevamo, importanti accordi con catene di supermercati e panificatori, per il ritiro dei loro prodotti di fine giornata, che saranno, per cena o al massimo per il pranzo dell’indomani, la gioia degli ospiti di comunità bisognose. Anziani, bambini, persone con disabilità ringraziano.

E noi cosa pensiamo, come ci poniamo di fronte a questo enorme problema che riguarda chi ci vive vicino? Se alziamo le spalle, se aspettiamo che a fare il primo passo siano gli altri, siamo fuori strada; il mondo non si salva da solo. Se invece ci adoperiamo in prima persona o raccogliamo i numerosi appelli del Banco Alimentare, della Colletta Alimentare, del Buon Samaritano, del Last Minute Market, delle varie Parrocchie…. ci sarà un vero e proprio cambiamento, perché cominciamo a cambiare noi stessi. E ci sentiremo davvero molto meglio.                        

Giuliana Pedroli


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