IL MITO DI EDIPO
Sul complesso edipico si sono scontrati dapprima Freud e Jung e poi successivamente una miriade di autori che hanno voluto ribaltare il concetto iniziale, per altro già rielaborato dallo stesso Freud in maniera alternativa. In psicanalisi è il classico sentimento che i figli nutrono per il genitore dell'altro sesso nelle fasi dello sviluppo psicosessuale quando la pubertà è ancora molto lontana, ma gli ormoni cominciano a svolgere le loro azioni e l'io combatte una battaglia ancora inesplorata alla ricerca della propria identità. Mi piacerebbe proporre una lettura incentrata più sulla storia del mito piuttosto che sull’analisi delle varie interpretazioni. In fondo è anche un tentativo di incoraggiare chi sta per porre il primo passo sul sentiero dell’autoconoscenza, ritenendo che le funzioni cognitive superiori non siano così distanti dal riconoscimento della propria identità sessuale: solo capendo chi siamo abbiamo le idee chiare su cosa cercare. La complessa vicenda di Edipo, così come l’abbiamo sentita raccontare, rischia di essere semplificata dal punto di vista psicoanalitico se viene colta solo una parte del suo racconto mitologico e tralasciato l’insegnamento più profondo: la lotta contro il proprio destino nel processo di riconoscimento del sé. Se accettiamo come postulato il fatto di avere un destino da attraversare, nell’ampio raggio della nostra esistenza, volenti o nolenti, partecipativi o passivi, mobili o immobili, sia che siamo soggetti solitari o individui più o meno coinvolti in un gruppo sociale di appartenenza (amicizie, affinità culturali, in ambito lavorativo o familiare), esiste un agire possibile non pre-determinato su questa strada già scritta? Ovviamente sì per l’uomo che si considera libero di agire, ma le risposte potenziali possono essere infinite. Con le nostre scelte possiamo dirimerci negli incroci più difficili dell’esistenza e decidere la rotta da prendere in base a considerazioni di ordine etico, religioso, politico, estetico, istintivi o razionali, per motivi di convenienza o per opinione personale. Il destino allora possiamo vederlo come una sorta di strada che inevitabilmente ci porta da A a Z, ma in cui ciascuno di noi può scegliere le tappe intermedie e come raggiungerle. L’unica certezza riguarda le estremità di questa strada: siamo inconsapevoli quando la vita comincia dalla A, ad un certo punto la coscienza si staccherà da noi o noi ci stancheremo della coscienza arrivando alla Z. Edipo quindi è interessante, più che per avere un rapporto “strano” con la propria madre, per la lotta che compie "strenuamente" contro il proprio destino, che lo ha segnato prima ancora che lui nascesse. Sono poi le scelte che compie, che lo portano ad affidarsi a personaggi a dir poco equivoci, come l'oracolo di Delfi o la Sfinge. Per la mentalità di un greco vissuto a quei tempi consultare a Delfi la Pizia era come rivolgersi alla massima autorità religiosa con spirito profetico. Chi si sarebbe permesso di intraprendere un viaggio, una guerra o perfino un matrimonio senza conoscere il volere degli dei? Per questo motivo, proprio perchè ritiene che il responso dell'Oracolo sia vero, Edipo sceglie di non tornar più a Corinto, per non recare male ai genitori (adottivi) che l'avevano cresciuto. La Pizia gli aveva profetizzato che Lui stesso poteva essere il pericolo per i suoi genitori, ma egli non sa chi siano i suoi veri genitori. Quando a Tebe supera gli indovinelli forniti dalla Sfinge diviene Re, senza sapere che il suo premio sarà l'incesto, perché fino a quel momento non aveva mai conosciuto sua madre. Chi mai avrebbe potuto consultare Edipo molti anni dopo pur di dare un significato all'epidemia di peste che sconvolgeva Tebe? L'oracolo di Delfi. Ancora lui! O meglio dovremmo dire lei se vogliamo essere precisi, dato che il Dio Apollo parlava attraverso la Pizia. Questo è un mito, ma se lo analizziamo con altri occhi scopriamo quanto sia deleterio cercare di dare una motivazione alla malattia. L'uomo prova a dare un significato al mondo che lo circonda, anche quando un significato vero non c'è. Non sappiamo sopportare il peso del caso. Tutto deve avere una causa. Se la peste sconvolge una città ci deve essere un motivo, altrimenti come riusciamo a sconfiggere la paura che porta con sé? Se anche possiamo dare una spiegazione scientifica a posteriori del batterio Yersinia pestis veicolato dalle pulci dei roditori, in fondo, davanti alla grave malattia, oggi come allora l’uomo non può sottrarsi alle leggi di natura. Nel mito fornito dall'antica cultura greca la malattia era spiegata come contraltare di una punizione divina. Edipo ha ucciso suo padre prima di diventare Re, pur senza sapere che lo fosse, quindi finisce per emettere una maledizione contro l'autore della morte del padre, ma la maledizione paradossalmente è contro sé stesso. Il destino si prende gioco dell'uomo, ristabilendo il suo tracciato, come se niente e nessuno potessero condizionare gli eventi pre-determinati. E' una lotta estrema contro le circostanze che rendono Edipo autore di misfatti senza sapere quello a cui va incontro, il suo destino, la sua vita. Questo mito rispecchia la condizione dell'uomo. Quanto più Edipo ricerca la verità nel profondo della sua anima, tanto più giunge ad un limite paradossale, in cui gli strumenti più potenti di cui fa uso, come il linguaggio (la maledizione) ed il pensiero (la brama di diventare Re) sembrano ritorcersi contro di lui come un boomerang. Chi poteva aiutarlo a cambiare un destino a lui avverso, che sembra sorridergli con un ghigno ineffabile? Nessuno. Edipo rimane solo ad affrontare un destino immutabile, mentre cerca sé stesso trova in sé il suo nemico. L'uomo ha questa libertà? Scegliere di poter essere un altro da sé stesso? Il paradosso della nostra esistenza dovrebbe farci meditare sui limiti del sapere e sulle alternative a nostra disposizione nelle relazione di sopravvivenza con il mondo. E' significativo come il mito fa terminare la vita mortale di Edipo. Si fa accompagnare da Teseo nei pressi di un abisso, che rappresenta l'ingresso agli Inferi, mentre i tuoni pre-annunciano un temporale che fa scomparire Edipo nel nulla. “Visita Inferiora Terrae Rectificandoque Invenies Occultum Lapidem" (penetra nelle viscere della Terra e, percorrendo il retto sentiero, scoprirai la pietra che si cela ai tuoi occhi). Conoscere sé stessi è possibile solo attraverso un processo di cambiamento ed evoluzione spirituale. Solo attraverso una scelta di questo tipo possiamo avvicinarci a comprendere le motivazioni del nostro agire senza imputare ad altri o ad altro la responsabilità degli eventi che ci accadono. La conoscenza dell’anima passa attraverso la conoscenza del proprio corpo. Il punto debole di Edipo sono i suoi piedi edematosi (Edipo significa infatti piede gonfio) fin da quando il padre lo fece appendere per i piedi appena nato perché un oracolo gli aveva predetto che sarebbe stato ucciso da suo figlio. Se fossi in voi proverei ad indovinare chi fosse l’oracolo. Luigi Giannachi - medico e sceneggiatore (Giugno 2016 - Tutti i diritti riservati©)
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