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DA MILETO AD ATENE

 

La navigazione si manteneva greve e costante, anche durante la notte, quando le stelle guidavano la nave sospinta da refoli di vento, che di tanto in tanto la mantenevano ad andatura costante. Le onde si susseguivano con un ritmo così regolare da indurre gli occhi a chiudersi, come se fossero incantati da questa musica naturale, nonostante fossero le prime luci dell’alba.

D’improvviso il vento cambiò direzione ed intensità in un battibaleno, la nave iniziò ad oscillare pesantemente in avanti, beccheggiando come un grande uccello acquatico. Il comandante della nave intravedendo terra all’orizzonte non ci pensò due  volte e decise di mirare all’isola che scorgeva in lontananza. A nulla valevano le proteste del vecchio Alcibiade, fremente di ritornare nella sua Atene. Dieci anni prima aveva dovuto abbandonarla per un esilio politico: non vedeva l’ora di rimetterci piede. Era in compagnia di due donne di una bellezza intrigante, continuava a spiegar loro tutto quello che avrebbero potuto fare tornando nella sua città, tutti i posti che voleva mostrar loro  come se quegli anni non fossero trascorsi. La decisione presa dal comandante era ferma:

Lasceremo passare la tempesta prima di riprendere la navigazione verso Atene”.

Le due ragazze sembravano intendere l’arte della marineria e comprendere quel che il comandante stava facendo, mentre il vecchio Alcibiade sembrava rammaricarsi della mancanza di coraggio nell’affrontare una tempesta in arrivo. Al suo tempo aveva dovuto affrontare tempeste politiche ben più gravi di quella semplice infuriata di vento.

Le cose si misero al peggio: non appena fu possibile l’ancora fu calata e il comandante provvide a far evacuare l’imbarcazione armando le scialuppe. Le due donne dettero immediatamente gli ordini ai loro schiavi per armare una scialuppa dopo aver chiesto il permesso al comandante della nave.

Una volta a terra Alcibiade continuava a parlare con il comandante sotto un tetto improvvisato presso la banchina, là dove i marinai avevano legato insieme le scialuppe. Eravamo approdati nell’isola di Delo, dove fino a 4 anni prima aveva sede il tesoro della confederazione fra Atene e le isole alleate, almeno fino a quando Pericle non lo aveva fatto trasportare ad Atene. 

Delle due ragazze una se ne stava accanto ad Alcibiade pronta ad esaudire ogni suo desiderio, anche quelli che potevano sembrare irrealizzabili. L’altra si divertiva a sentire il vento entrare nei suoi vestiti e la pioggia bagnarle i capelli, incurante di prendersi un malanno.

Non sapevo il suo nome, ma prendere a parlare con lei era dolce come innamorarsene. In un passo di danza improvvisato le era caduto il velo in cui radunava i capelli, in un attimo si sciolsero come cavalli imbizzarriti. Nel restituirle il velo la mia curiosità non chiedeva di meglio: 

Siete in viaggio verso Atene?”

Sì, il  marito di mia sorella rientra in Atene dopo un esilio di 10 anni, non si tiene, preso com’è  dal desiderio di rivedere la sua città”

E voi cosa andate a fare ad Atene?

E’ la città dove ho sempre sognato di vivere, per la sua ricchezza e per la sua politica, dove l’arte e l’architettura si incontrano con la poesia e la filosofia, dove l’amore per il mare si confonde con la curiosità e la conoscenza. Cosa posso volere di più? Ho 20 anni, voglio vivere al centro del mondo ed Atene è il centro del mondo”

Da quale città  provenite? Di solito la fanciulle di innegabile bellezza come voi pensano prima a sposarsi, piuttosto che a girare il mondo”

Così non è per me, forestiero, la mia famiglia è di antica origine pelasgica, i navigatori del mare che nel tirreno chiamano etruschi, mentre nell’egeo li chiamano ioni, ma laddove il tirreno sembra interrompersi e ricomparire come egeo, lì potrai trovare il mar ionio”

Anch’io vengo dal mar ionio, vengo dalla città bella, calì-polì, ma il mio nome sembra essere originario dell’isola di Creta”

Qual è il vostro nome...?”

Ghiannachis, dicono venga dalla radice di ghignomai, divenire”

“…e dove siete diretto?”

Alla ricerca della verità”

Non è da poco la vostra ricerca in divenire. Anche la gente della mia città viene dall’isola di Creta. Mileto, il fondatore della città dove sono nata, era nato a Creta ad opera del dio Apollo, ma una volta cresciuto era stato esiliato dal re Minosse, un po’ come mio cognato Alcibiade, solo che lui al contrario di mio cognato non era più tornato sull’isola natale, prima era arrivato sull’isola di Samo, poi aveva fondato Mileto”

La storia che mi hai raccontato assomiglia a quella di Ione, si dice sia nato anch’egli ad opera del dio Apollo, ma che sia stato poi riconosciuto dal padre pur essendo un suo figlio bastardo”

Hai letto Esiodo, quindi sai che il dialetto ionico è il dialetto dei viaggiatori, forse sai anche quanto si diffuse lungo le coste dell’Asia minore, dove si trova Mileto, nel periodo in cui gli eroi della mitica guerra di Troia ritornavano alle loro isole ed alle loro città. Non sempre gli eroi che tornavano a casa erano i benvenuti, non sempre si comportavano da eroi lungo il viaggio di ritorno, in 10 anni si erano abituati a comportarsi da pirati e a capire che dovevano provvedere a sé stessi senza aspettarsi grossi favori dagli dei”

Parlava accarezzandosi il collo in maniera sinuosa, come perdendosi nei suoi pensieri, lasciava parlare per poi colpire al segno. Mi lasciai andare ripensando ad un dialogo fatto con un mio amico qualche tempo prima:

Gli dei anzi se la prendevano con loro perché avevano espugnato Troia senza il loro permesso, con la furbizia di Ulisse. Gli uomini si permettevano adesso il lusso di decidere le loro azioni senza aspettare il risultato dei sacrifici da offrire a loro? Se gli dei descritti da Esiodo ed Omero hanno i peggiori difetti degli uomini, tanto da ingannarsi a vicenda, rubare e commettere adulterio, forse non sono in grado di trasmettere una vera conoscenza agli uomini. Eppure, pur essendo vendicativi, essi stabiliscono un ordine nel mondo. Il mio amico Erodoto ha un’idea sull’origine del termine dato agli dei: essi sono chiamati theoi perché stabiliscono (thentes) un ordine, danno delle regole a cui gli uomini devono riferirsi nelle loro azioni”

Il riferimento di cui tu parli è importante, altrimenti ciascuno di noi rischia di perdersi per strada o per mare o perfino nel mare dei sentimenti. Nella nostra città abbiamo da tempo iniziato a disegnare delle mappe geografiche a cui riferirsi durante la navigazione, sia Ecateo che Anassimandro hanno localizzato su una mappa tutti i popoli e i territori conosciuti. Il comandante della nave  usa le loro mappe, è di Mileto, lo conosco.

Il nostro popolo fa riferimento al mito di Teseo, che per noi è come un dio, tanto che il suo nome prende origine dallo stesso verbo che hai nominato prima (thesmos). Conosci la sua storia?”

La conosco solo in parte, è l’eroe che ha sconfitto il Minotauro nel labirinto di Cnosso, riuscendo poi ad uscire dal labirinto grazie al filo d’Arianna e ritornare ad Atene divenendo re di quella città e dominatore del mar egeo”

Quindi tu non sai che egli è nato e cresciuto sull’isola di Samo, è ionico a tutti gli effetti, sebbene fosse figlio di un antico re di Atene, di nome Egeo, che aveva seppellito un sandalo e la sua spada sotto un’enorme roccia, prima di ritornare ad Atene. Una volta divenuto un ragazzo forte e coraggioso Teseo spostò la roccia e recuperò la spada del padre, dimostrando così di essere lui il figlio di Egeo. Per raggiungere Atene dovrà seguire un pericoloso sentiero con una serie di accessi al mondo dei morti dove alcune divinità sotterranee sotto le spoglie di ladri e banditi cercheranno  di eliminarlo senza riuscirci. Giunto ad Atene e riconosciuto dal padre Egeo affrontò un toro mostruoso nella pianura di Maratona, riuscendo a sconfiggerlo. Quindi convinse suo padre a farsi spedire fra i giovinetti da sacrificare nell’isola di Creta, per uccidere il Minotauro”

Or m’avvedo che sapevo solo una piccola parte della sua storia:  posso dire adesso di sapere  tutto di questo grande eroe”

 “Non sai ancora questo: durante la battaglia di Maratona il fantasma di Teseo è apparso come un guerriero di statura prodigiosa ai soldati greci guidati da Milziade che stavano combattendo contro i Persiani, spingendoli innanzi verso il nemico con maggiore ardore e motivandoli verso la vittoria. E’ la battaglia che ci ha vendicato: i Persiani avevano distrutto Mileto alcuni anni prima”

I suoi occhi profondi sembravano prendere il volo verso il cielo nel dire queste parole. Mi tornò in mente quello che avevo sentito dire sulla nave di Teseo:

E’ la battaglia che mise Atene nella condizione di poter controllare le poleis del mar egeo. Teseo non è soltanto un eroe ionico, ma un eroe per tutta l’Ellade. Sapevo un particolare curioso sulla sua imbarcazione: per quanto avesse fatto moltissimi viaggi la sua nave rimaneva identica. Nonostante fossero cambiate di tanto in tanto le varie parti, la nave rimaneva sempre la stessa”

Il tutto funziona molto di più che l’insieme delle singole parti, fu Teseo il primo a pensare che l’unione delle singole città potesse dar vita ad una potenza economica e politica molto maggiore del semplice dominio locale. Atene sostiene questa politica insieme alle città della Ionia da cui provengo. Secondo mio cognato Alcibiade in questo momento il maggior sostenitore di questa politica è Pericle: spero di conoscere quest’uomo così coraggioso che sta perseguendo l’ obiettivo originario di Teseo”

Le tue conoscenze non sembrano appartenere ad una donna così giovane come voi, posso chiedervi chi sia stato il vostro precettore?”

La mia famiglia si vanta di discendere dai Nelidi e quindi di avere origine dal dio Poseidone, così come la leggenda vorrebbe di Teseo. Non potevo ignorare un eroe così importante per la mia gente. Se tu vuoi sapere però da chi ho ricevuto gli insegnamenti che mi avvicinarono alla filosofia non puoi non conoscere la tradizione dei filosofi ionici. Talete, Anassimandro e Anassimene sono stati i primi a cercare un principio della realtà come principio di tutti gli esseri viventi. Conosci il filosofo Anassagora, amico di Pericle, anch’egli ionico?”

Conosco Senofane di Colofone, poeta e filosofo ionico vissuto a Zancle e ad Elea. Secondo lui gli uomini riescono a cogliere il meglio con il tempo, scettico come era che gli dei potessero aver rivelato tutto ai mortali. Come vedi conosco anch’io qualcosa sui filosofi ionici, conosco di più quelli che si sono avvicinati alla mia penisola, più vicini al cuore dell’Ellade”

Sorrise forse ferita nell’orgoglio della sua fiera origine ionica

Ci chiamano barbari perché siamo stati sotto il controllo di governatori non ingentiliti dal fervore dell’arte, della politica e del sapere dell’Ellade, però siamo stati gli unici ad avere il coraggio di dire no ai Persiani, gli unici a creare una rete mercantile da fare invidia agli altri popoli, gli unici a permettere l’amore naturale degli uomini per le donne libere”

Aveva smesso di fare i passi di danza, camminava determinata lungo linee che formavano quadrati regolari. La tigre dentro di lei aveva trovato libero sfogo. Le osai dire:

In Atene la democrazia si culla sull’amore fra i politici anziani ed i giovanetti che si avvicinano alla vita politica e sociale. Non avrai vita facile là se solo ti avventurerai a proporre simili argomenti”

Ti sbagli se pensi che io voglia scompaginare la società di Atene così come tu l’hai descritta, ma sottovaluti quello che sta emergendo in quella città, dove il buon uso della parola permetterà il raggiungimento del vero e del bello”

“…e tu pensi di essere la sacerdotessa che conosce il vero e il bello?”

Straniero, se sarà necessario sarò io a propugnare l’amore come lo strumento ideale per l’elevazione dell’anima nel rispetto degli dei. Solo scalando le vette dell’amore l’uomo può pensare di raggiungere la propria perfezione, ma nel fare questo ha bisogno di essere corrisposto nella realizzazione del proprio piacere e delle proprie aspirazioni”

Dimmi allora come farò a riconoscerti in quel di Atene, dato che le nostre vie si divideranno per strade diverse, tu magari sarai nella cerchia di Pericle, mentre io sarò alla ricerca della verità”

Potrai allora riconoscermi come hai detto tu. Come una sacerdotessa, esperta nell’arte divinatoria e rispettosa del volere degli dei, metterò a disposizione di chi vorrà conoscerle le proprietà di Eros per raggiungere la perfezione dell’anima. Io sarò Diotima di Mantinea o Aspasia di Mileto o perfino la concubina di Pericle se egli mi vorrà, ma sempre una donna proveniente dalla barbara Ionia resterò. Il mio unico conforto sarà forse quello di far capire agli eredi di Teseo una cosa: il filo che un giorno Arianna gli porse per uscire dal labirinto non era solo un filo, era molto di più”.

Così mi salutava mentre riprendevamo il viaggio da Delo ad Atene, senza darmi più la possibilità di scambiare con lei altre parole, mentre  il velo che le avevo restituito, nel continuo tentativo di mantenere uniti i suoi capelli, lottava strenuamente contro il Meltemi.

Luigi Giannachi socio fondatore dell'associazione culturale L'accento di Socrate


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