Riflessione sulla pena di morte
Una cosa di cui l'Italia si può vantare: aver abolito la pena di morte. Fin da quando il nostro paese è diventato una repubblica si è impegnato nella completa abolizione della pena di morte nei confronti di tutti coloro che risiedono all'interno del confine nazionale. Può essere forse capitato a tutti di pensare che in fondo la pena di morte non sarebbe dovuta essere stata abolita quando si vedono in televisione o si leggono sui giornali episodi come stupri, maltrattamenti o intere famiglie distrutte a causa di una furia omicida; ma rispondere all'orrore con altro orrore non è e non deve essere la soluzione. Nella maggior parte dei casi chi compie atti di questo genere è una persona mentalmente disturbata, perché una qualsiasi persona sana non arriverebbe mai a gesti tanto osceni (infatti se si seguono i principali casi dove si sono registrati i sopraelencati reati si scopre che spesso i colpevoli ricevono poi l'infermità mentale) e quindi non responsabile consciamente delle sue azioni, ma comunque non per questo lo si può dire innocente; deve pagare, si, ma non con la vita. Nel nostro paese la massima pena è l'ergastolo, ossia il carcere a vita. I carceri, anche se spesso non ci si pensa, hanno teoricamente come unico scopo la preparazione del carcerato per il reinserimento nella società dopo un percorso che si può definire di 'riabilitazione'. Ebbene, che riabilitazione sarebbe la morte? Come potrebbe correggersi qualcuno che viene ucciso? Senza contare che comunque anche gli organi giudiziari sono presieduti da esseri umani, e questo comporta la possibilità di errori nella sentenza penale. E' passato infatti alla storia il caso di due fratelli che hanno subito la sedia elettrica perché accusati di omicidio e alcuni anni dopo si è scoperto invece che erano privi di colpe. Fatti di questo genere non possono e non devono capitare, perché non ci si può poi giustificare con un 'ho sbagliato' quando si tratta di avere stroncato delle vite umane. In caso di errore nella pena carceraria il condannato può tornare in libertà con un rimborso spese per i danni morali, ma se il presunto colpevole subisce la pena di morte non si può tornare indietro, quello che è fatto è fatto, con il solo risultato di avere ucciso uno o più innocenti. Ulteriore motivo a rafforzamento della tesi per l'abolizione della pena di morte in tutto il mondo (anche se il meno importante) sono i costi a cui lo stato va incontro per un'esecuzione, costi molto più elevati rispetto a quelli che sono comportati dal mantenimento del carcerato in un penitenziario, e vista anche la difficile situazione economica in cui si trovano molti paesi, non dover più sostenere questi costi sarebbe un notevole vantaggio. Purtroppo come già accennato prima non tutti i paesi hanno adottato la soluzione di abolire la pena di morte e se non cambierà qualcosa altri condannati saranno 'giustiziati' (se così si può dire). Al momento fra i paesi che ricorrono maggiormente alla massima pena ci sono gli Stati Uniti d'America e la Cina, ossia massime potenze dell'economia mondiale che dovrebbero essere da esempio per gli altri stati e che invece trasmettono così un messaggio estremamente negativo, con il risultato, non solo di non diminuire i reati all'interno del paese ma anzi, quello di aumentarne il numero, dato che un cittadino che vede il proprio stato uccidere si sente quasi stimolato a fare lo stesso perché privo di un buon esempio. In conclusione mi sento di affermare che la pena di morte è uno dei più grandi errori mai commessi dall'uomo e che rende il paese che lo attua un 'assassino'.
Ghepardo 97
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