Filosofia pratica: esperienza nell’età azzurra
Un mercoledì pomeriggio entro in contatto con alcuni ospiti della casa d riposo che ha deciso di avvalersi della mia collaborazione. Ho un obiettivo in mente, ma nessuna linea ferrea da seguire: oggi amo affidarmi al caso, allo stimolo del momento, lasciare che gli eventi si interpongano tra me e gli altri ed osservare per comprendere meglio come procedere. Studiare con distacco, e al medesimo tempo lì in mezzo a loro, come mi accolgono, come entrano in punta di piedi nel discorso e in relazione con una persona che promette di dare attraverso la filosofia un senso alle loro storie. Ogni vita è un patrimonio di memoria, questo è il messaggio che sto cercando di trasmettere al mio singolare pubblico che è lì perché non sa dove altro essere e con un velo di malinconica rassegnazione cerca di arrivare a sera. Sono curati con attenzione, convivono in un luogo accogliente e lussuoso, ma per molti di loro la vita si è fermata fuori dalla porta di questa reggia, là dove continuano a vivere i ricordi delle loro esperienze di una vita che qui non c'è più. Non deve essere così, non può essere così: la vita continua si è soliti affermare, ma per far sì che questa non sia solo una frase fatta bisogna che la vita continui a produrre, che non smetta di coltivare un progetto. Ho come uditorio un piccolo ma vitale gruppo di anziane signore e signori desideroso di fare insieme a me qualche passo di filosofia, partiamo da Socrate senza sapere dove ci condurrà il nostro ragionamento. “Sapere di non sapere è sapere” esordisco e chiedo loro cosa significa questo apparente scioglilingua. Mi rispondono che conoscere le proprie mancanze è già un vantaggio. Ho rotto il ghiaccio con una banalità, almeno così mi pareva che fosse nell'atto in cui la pronunciavo, in realtà è stata una fortunata citazione che ha risvegliato gli anni della giovinezza quando a scuola anche loro studiavano filosofia. Riflettendo ora, a distanza di qualche mese, so che ciò che hanno percepito è il mio desiderio di comunicare con loro con lo scopo preciso di trovare una nuova ragione di vita individuabile grazie alle esperienze preziose, le loro esperienze preziose che con tanta lucidità ricordano ancora: il “trucco” è tutto nel come valorizzarle senza rimpiangerle troppo, ma il trucco non è nella filosofia bensì nella capacità di farne uso. All'appuntamento successivo li trovo già pronti ad aspettarmi, due di loro non ricordano con chiarezza perché sono ritornata e di che cosa abbiamo parlato la settimana precedente: a questa età è sufficiente una lieve malanno o una piccola contrarietà per perdere la lucidità del pensiero. Fortunatamente Luigi è il traino naturale di questo gruppo, lui che non voleva sbilanciarsi e al primo nostro incontro mi avverte che non parlerà di sé ma rimarrà “sul generico”, è quello più appassionato e fa considerazioni davvero interessanti su Socrate: mi dice che la frase della volta scorsa significa che “per ognuno è importante conoscere i propri limiti”. Lo dice con una certa fierezza e, nonostante abbia difficoltà ad esprimersi con voce squillante, si fa capire benissimo. “Luigi è il vero filosofo, colui che sa elaborare il pensiero per trarne insegnamenti utili alla vita quotidiana, eppure non ha mai studiato filosofia”, tutti lo guardano con ammirazione. C’è anche Barbara classe 1915, la sua mente fa invidia per lucidità e senso critico, mi racconta che per tutta la vita ha letto un libro al giorno anche quando c’era la guerra e la censura fascista le impediva di leggere romanzi americani. “Sono arrivata a Milano da ragazzina e mi sono innamorata di questa città, posso testimoniare che ci si può innamorare di una città”, perché non crederle? Visto che dopo tutti gli anni vissuti nel capoluogo ha scelto di trascorrere il tempo che le resta proprio nella tanto amata Milano. Barbara mi dice qualcosa di molto interessante circa la lettura: “Mi sono divertita a leggere tanti e svariati generi di libri e in quelle storie mi lanciavo in maniera totale. Mi staccavo completamente dalla realtà per vivere in un’altra vita”. Questo è uno dei valori terapeutici del libro, ti permette di vivere al di là del tuo tempo, del tuo corpo e della tua esperienza per regalarti cultura e fantasia, per farti assaggiare tante realtà che con la tua limitata e unica esistenza non potresti mai sperimentare. Gli incontri con gli anziani della casa di cura sono continuati regalandomi momenti di straordinaria interazione. Maria Giovanna Farina Se vuoi commentare lo scritto blog.libero.it/accentodisocrate/
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