Don Andrea Gallo: una vita per l'altro
Nelle premesse de L'accento di Socrate abbiamo scritto che non ci saremmo occupati né di politica né di religione e forse i lettori, trovando questo incontro con don Andrea Gallo, potrebbero pensare “Ecco che si son già rimangiati la parola”. Tutt'altro! Incontrare questo “prete da marciapiede” vuol dire parlare prima di tutto con un uomo che ha dedicato la propria vita agli altri sporcandosi le mani in prima persona. Ha aiutato tutti coloro che glielo hanno chiesto, persone convinte che fosse l'ora di cambiare vita e lui ha detto sì, senza giudicare ma preoccupandosi solo di aiutare a tirar fuori il meglio che c'è in ognuno. Fare un'intervista a don Gallo non è cosa semplice, lui ama il dialogo, ti riceve con grande disponibilità, ti senti così a tuo agio che fai molta fatica ad interromperlo per fare la domanda. Lui racconta tanti aneddoti, le esperienze vissute e le conquiste di tante persone che hanno frequentato la comunità San Benedetto al porto fondata a Genova negli anni '70, che non puoi interromperlo perché non ci riesci, tanto sei affascinata e catturata dall'ascolto. Man mano che il tempo passa e le parole scorrono, ti rendi conto di quanto siano state fortunate le donne e gli uomini che qui hanno trovato la loro salvezza. Oggi, 26 luglio, è una limpida giornata e mentre attendo di incontrarlo mi intrattengo con alcuni ragazzi della comunità: chi è qui per salutarlo, chi per cercare una conferma, chi per proseguire il proprio cammino: tutti hanno acquisito la capacità di “camminare condividendo”, di trovare la salvezza insieme senza sentirsi giudicati. È questo il punto fondamentale che emerge: con don Andrea avverti la libertà di essere ciò che sei e di fronte hai prima di tutto un uomo che sa capirti. Un uomo autentico che diffonde autenticità: qui ci si aiuta l'un l'altro senza bisogno di ricevere un grazie, il do ut des non abita da queste parti. Il tempo in sua compagnia è volato, mentre mi affretto verso il treno che mi riporta a Milano penso che avrei voluto stare in comunità almeno un'intera giornata per chiacchierare con estrema tranquillità. Torno serena verso casa perché dentro di me c'è con una grande speranza per chi si si droga, per chi beve o si prostituisce e dico a me stessa che di uomini come lui ce ne vorrebbero molti di più. Ho avuto il piacere di intrattenermi con una persona accogliente, arguta, ironica. D. Nel libro “Così in terra come in cielo” parli di droga del linguaggio. Ti chiedo, Don Andrea, come si combatte la droga del linguaggio? R. Dobbiamo spiegare. Avevo scritto un altro libro intitolato Inganno droga riferito a tutta la galassia degli stupefacenti con la mancanza di legge, io ho fatto tutto il percorso, poi la legge 685, proibizionismo....E allora è nata una falsità del linguaggio che abbiamo tutti, mass media, giornalisti, tutte le volte che hanno usato il vocabolo droga la gente fa riferimento all'eroina, la cocaina, alla cannabis, le droghe sintetiche, ecc. Mentre il vocabolo droga fino a quarant'anni fa in qualunque dizionario aveva un altro significo, il vocabolo droga significava spezie D. Infatti si chiamava droghiere R. In tutti quartieri c'era, anche qui l'avevamo: Drogheria. Il titolo del libretto era Inganno droga, dopo quarant'anni si potrebbe fare un altro libro La strage mafiosa. Chiunque può diventare dipendente da qualcosa e non esclusivamente dagli stupefacenti... Ti faccio un esempio. Sarà due anni fa, ero con un gruppo di studenti di quarta e quinta, con molta sorpresa vedo il Preside e una dozzina di insegnanti e allora dico ai ragazzi: “Siete fortunati, qui c'è il Preside, io che ci sto a fare che vengo dalla strada?”. E poi chiedo: “Tra gli insegnati c'è il docente di chimica?” Uno ha alzato la mano “Allora vieni tu”. C'era una bella lavagna, sai di quelle lunghe che piacciono a me, “Dai spiega: primo bisogna eliminare la parola droga, se continuiamo a parlare di stupefacenti e diciamo droga non ci capiamo niente. La parola droga va sostituita con la parola sostanza. Allora tu che sei di chimica, spiega l'eroina” D. Allora la droga del linguaggio si può combattere col linguaggio stesso R. Linguaggio scientifico. Allora dico “Professore correggimi” e scrivo su quella bella lavagna “Eroina, da dove dipende l'eroina? Dalla morfina base. Professore e la morfina base? Dalla morfina che tra l'altro è nella farmacopea da cent'anni. Allora la morfina dipende dall'oppio. Da quel bel fiore che è il papavero”. A sto punto è venuto lui a fare la formula perché “Io ero un liceale talmente mediocre che mi ricordo solo quella dell'acqua”. E i ragazzi si divertivano D. Tu dovevi fare il maestro R. L'ho fatto per vent'anni dai salesiani... Quando hai la definizione puoi chiedere: “Questa sostanza ha degli effetti positivi? Se ce l'ha poi vediamo. Ha degli effetti negativi? Sì, allora poi vediamo. Poi c'è il dosaggio, è soggettivo. Una volta a Pistoia ho fatto questo discorso, era piovuto quindi la gente aveva l'ombrello. Una donna mi viene incontro per tirarmi una bastona e urla: “Lei vien qui a dire che la droga è positiva”. Ho saputo che quando me ne sono andato ha preso il microfono un principe del foro di Firenze “Oh, bischeri! Arriva qui il mio simpatico Don Andrea per farvi capire qualcosa”. Tutti zitti perché è un tipo conosciuto, c'era un prete giovane anche lui che gridava contro D. E.. ma è difficile uscire da certi schemi R. Ormai è così. Dicono che Don Gallo va a parlare nelle scuole di droga libera, neanche Pannella ha mai parlato di droga libera. Io dico: legalizzazione. D. Cosa vuol dire legalizzare? R. Vuol dire solo darsi delle regole nuove. A proposito di droga libera, è libera. Faccio un esempio: Maria Giovanna vuoi un po' di eroina, coca, cannabis. Hai soldi? Chiami la persona X e lei subito ti dice “Ce li hai i soldi?” È libera con tutte le nefandezze che magari l'ultimo puscher ti taglia.... Questa è la droga libera D. Cambiando argomento ma rimanendo nelle cose di cui ti occupi, che significato ha per te salvare una donna dalla condizione di prostituta? R. Come diceva il pedagogista Paulo Freie, nessuno si salva da solo. Nessuno salva un altro, ci si salva e ci si libera insieme...Allora la domanda com'è? D. Che significato ha per te come persona salvare una prostituta? R. Il mio significato è questo. Giulio Girardi una volta mi chiede “Ma tu ti senti carismatico?” Gli ho risposto che non so manco cosa voglia dire. Io mi sento di essere riuscito, non solo io magari altri, a far emergere in quella prostituta il suo quoziente di intelligenza, di creatività, di spiritualità D. Quello che aveva dentro come persona R. È lì! Del resto è in tutta l'opera di De Andrè, lui non dà vie, però dà il modo per cui “Tu puoi riscattarti”. Ho l'esperienza di un anno e mezzo fa con una trans, V. Viene qua, ha quarantacinque anni, forse c'è: l'hai vista? D. Sì, le ho parlato mentre aspettavo di essere ricevuta da te R. Ventidue anni di marchette in via Del campo e vien qua e mi dice “Andrea, ho deciso. Voglio dare un taglio radicale”. E allora l'ho ascoltata e poi le ho detto “Adesso ci rivediamo, due o tre volte”. Via, via ha accettato. Abbiamo deciso insieme, lei ha accettato la mia proposta, di passare un mese in una comunità residenziale. Noi qui a Miniano abbiamo una comunità. Lei aveva il cagnolino e una gattina, non ho mai capito una delle disposizioni dell'ASL che i gatti non possono rimanere... Fai conto che essendo in campagna te ne arrivano di gatti. È lì che ho capito, lei si è staccata dalla gatta....comunque l'abbiamo messa in un posto adatto. V. è stata non un mese ma tre mesi: ecco ci si salva insieme. All'inizio di febbraio la Presidente dell'associazione La Cicala l'ha assunta in cooperativa. Poi, vedi che ci si salva insieme, è arrivato qui uno dei ragazzi dicendo che aveva il suo appartamentino popolare vuoto a Rivarolo, perché V. fatica a stare in mezzo a tanta gente in quanto teme il giudizio, è una catena. Non ti dico quello che abbiamo dovuto spendere per sistemarlo. Lei aveva anche dei debiti non tanti, affitti dove abitava, sai per dare un taglio... D. Insomma hai una parola di conforto per tutti R. Mi scrivono in tanti anche dal carcere raccontandomi che sono in una situazione disperata e magari pensano di uccidersi. Io rispondo poche righe, ma per uno che è in galera...quando arrivano a consegnargli la posta e trovano una risposta allora si sentono importanti D. Tu frequenti chiunque desideri la tua compagnia senza giudicare, il tuo modo di vivere ricorda molto quello di Gesù però ricorda anche Socrate, soprattutto quando dici che bisogna tirar fuori quello che c'è dentro R. Sì, Gesù e Socrate avevano qualcosa in comune. Anche Don Milani lo diceva. La democrazia è ascoltare tutti, tutti possono tirar fuori le loro idee e poi si decide qual'è la migliore D. Vedi con ottimismo il futuro dell'umanità? R. Ti rispondo con la frase di un anonimo che mi ha colpito “Per dare speranza ai giovani, aspettare domani è troppo tardi, oggi siamo appena in tempo” D. È vero, il tempo è adesso R. Qui nel 2001 durante il G8 c'era Mario Monicelli, poi Ettore Scola. Tutti la stessa domanda. Tutte le agenzie educative (scuola, chiesa...) riusciranno a sradicare dalle nuove nuovissime generazioni l'assenza di futuro? Allora dico “Guardi maestro, nel salone c'è una bacheca, ognuno scrive quello che vuole”. Una mattina scendo ed ho trovato la scritta: Il male grida forte. Pensa che buongiorno! Però un altro giorno un'altra penna anonima ha scritto: La speranza grida più forte D. Certo che per fare quello che fai, hai una grande componente materna, o meglio femminile e materna. È indispensabile R. Per forza. Pensa che Ratzinger nella prima enciclica parla di Eros e dell'Eros puoi dire maschile e femminile D. L'Eros cerca di unire, poi c'è la forza opposta che tende a disgregare... R. Infatti. Papa Luciani, che ha fatto sobbalzare tutta l'intellighenzia vaticana, dopo dieci giorni ad un'udienza dice: “Questo nostro Dio, Padre e Madre”... D. Era troppo avanti, un discorso del genere rompe gli schemi...Secondo te la scrittura ha un valore terapeutico? R. Da quando è uscito l'ultimo libro ricevo tante testimonianze di chi lo ha letto e dice di trovare risposte, confronto....una bibbia semplice da consultare Quando esco dal suo studio, una persona con la quale avevo chiacchierato prima dell'intervista mi chiede se sono soddisfatta: certo che lo sono! È vero, ci si salva insieme. Maria Giovanna Farina (luglio 2010) |
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L'accento di Socrate |