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EST  MODUS  IN  REBUS

(C’è una misura nelle cose)



Sono veramente indignata da non riuscire a contenermi! Dopo l’ennesimo insulto al Nostro Ministro Cécile Kyenge, la mia coscienza di cittadina comune e libera si ribella!

“…How many times can a man turn his head pretending that he  just doesn’t see?...” (Quante volte un uomo può voltare la testa facendo finta semplicemente di non vedere?... - Bob Dylan “Blowin’in the wind”). Come si può tollerare che un Ministro della Repubblica, personaggio di grande levatura, venga, ripetutamente e ad libitum, offesa, addirittura da individui (?) che occupano ruoli istituzionali e che dovrebbero essere modelli di correttezza e di esemplarità?! D’accordo la libertà di pensiero, difesa già nell’antichità, Ulpiano, grande politico e giurista romano, affermava: “Cogitationis poenam nemo patitur” (Nessuno può essere giudicato per quello che pensa), parole riportate anche nel “Digesto”, parte del  “Corpus iuris civilis ”, ma se si arrecano ad altri danni morali e anche d’immagine? E poi il rispetto dov’è finito?  Lo stesso filosofo J.S. Mill, grande assertore della libertà individuale, sia che riguardi la mente che il corpo, in “On Liberty”, sostiene sì che la libertà è ricerca del proprio bene, a proprio modo, ma che essa si estende fin tanto da non danneggiare la libertà degli altri individui che sono anch’essi, alla stessa maniera e per lo stesso principio, liberi. Ritornando a noi… esiste o no una legge che prevede il reato di vilipendio di un pubblico ufficiale (o servitore dello Stato) nell’esercizio delle sue funzioni?! Il ministro Kyenge non viene forse offesa e denigrata perché esercita con impegno e senso del dovere le sue funzioni istituzionali? Ora che anche in Italia (sic!) è stato scelto un ministro per le sue capacità e competenze, al di là della sua provenienza (irrilevante nei paesi che sono veramente civili e democratici!), esistono persone (?), diciamo soggetti, anche con cariche istituzionali che, senza ritegno alcuno, si permettono affermazioni vergognose e tanto più deprecabili in quanto rivolte a un ministro per di più donna, intendiamoci… non che sarebbe stato meno grave se fosse stato vilipeso un uomo… Tutto questo forse solo per captatio benevolentiae o anche per xenofobia, paura dello straniero, come si intendeva nel greco autentico, o odio dello straniero, come nel nostro lessico grecoide??? Odio che, comunque sia, nasce spesso dalla paura, figlia a sua volta della “cattiva conoscenza reciproca”, per dirla  con un eufemismo, alla maniera di certi neoilluministi. Paura?! Paura di che? Proviamo a vincerla con il coraggio, ricordandoci delle sagge parole di M.L.King “Un giorno la paura bussò alla porta, il coraggio si alzò ad aprire e vide che non c’era nessuno”. Non si vivrebbe più civilmente se tutti agissimo cum grano salis?

Si continua a chiedere alla famiglia, alla società, alla scuola di trasmettere sani valori, ma poi con certi esempi che vengono dall’alto, non è per niente facile! Posso dirlo per esperienza, sono stata infatti un’insegnante-educatrice, che si è sempre impegnata per rendere le differenze risorse e favorire l’integrazione, tenendo bene in mente le parole di Einaudi “Compito della scuola non è insegnare il modo di far denari, di esercitare un’arte o una professione, ma bensì  formare l’intelletto e il carattere del giovane”. A tal proposito mi vengono in mente le parole di Kant che mi piaceva rivolgere sempre ai miei ragazzi “…Abbi il coraggio di servirti della tua intelligenza…”, aggiungendo  “… fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza…” (IF.  XXVI 119-120), conoscenza, valido strumento contro il male e la violenza , anche verbale!

Concludo  auspicando  che  cadano presto queste dannate barriere mentali, così che io possa dire “… giorno non vidi mai sì fiero e bello” (Macbeth – Shakespeare). Voglio pensare in positivo, perciò dico alla Cicerone “Dum anima est, spes est” (finchè c’è vita c’è speranza)!

Prima di chiudere, mi permetto di suggerire l’ascolto di una bellissima e appropriatissima canzone di Fiorella Mannoia “Non è un film”, chissà mai…

Lucia Di Mieri, docente di Lettere


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