Moni Ovadia, l’altro e il suo ingombro
Il drammaturgo di origine ebraica, attore, musicista, studioso e divulgatore della cultura Yiddish, ha parlato di <<L’altro e il suo ingombro>>, incantando il foltissimo pubblico con le sue argomentazioni e con i numerosi riferimenti al proprio vissuto. Il razzismo, nelle sue forme anche più subdole e meno appariscenti, è profondamente radicato nella cultura contemporanea mondiale e pure italiana, ha detto Ovadia. L’altro, nelle sue varie declinazioni, è considerato ingombrante. Nel piccolo può essere un familiare, un vicino… ma il più ingombrante di tutti oggi è lo straniero, l’immigrato, portatore di una cultura “diversa”, che dovrebbe essere fonte di arricchimento reciproco, ma è, invece, motivo di dissidio, intolleranza, emarginazione, violenza… Ovadia, ricordando a tutti, con grande impeto e passione, che anche gli italiani sono stati a loro volta emigranti, non sempre ben accetti, oggetto di scherno e derisione in Europa e oltreoceano, ha voluto scuotere la coscienza dei presenti. Hanno accompagnato le parole del drammaturgo lunghi e calorosi applausi, segno di condivisione delle idee e forieri di speranza che venga bandita per sempre in un presente prossimo o in futuro non lontano, ogni forma di razzismo. Lucia Di Mieri
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