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IL MIO DIFFICILE MESTIERE DI ALLENATORE


 

Ti ho già parlato di sport. atletica, pallavolo, torno a parlarti di pallavolo da un altro punto di vista.

Perché noi italiani siamo tutti allenatori, dalla poltrona di casa abbiamo da dare suggerimenti agli allenatori di calcio, basket, volley, rugby e altro. Facile parlare da fuori quando non si conoscono le fatiche che ci sono durante le ore, le settimane, i mesi in cui si cerca di "insegnare" il difficile gioco della pallavolo.     
Il mio compito, oramai da più di 15 anni, è quello di insegnare le basi della pallavolo, di farla piacere, amare e far divertire i bambini, le bambine: a volte ci riesco, a volte no, nonostante gli sforzi fatti indistintamente con tutte le bambine e i bambini che ho e ho avuto in palestra.
Facile per tutti criticare, arrabbiarsi con l’allenatore, giudicare le bambine in campo, dare consigli. Da esterno, da fuori campo. Non è facile la pallavolo, nonostante sembri un semplice gioco di lancio palla al di là di una rete. Bisogna saper coordinare gambe braccia mani corpo e testa. Essere veloci scattanti e atletici. Facile criticare e consigliare quando non si è in palestra a cercare di allenare contemporaneamente 15/18 bambine. Bambine di 10-11-12-13 anni. Sì, bambine, perché lo sono, nonostante qualcuna voglia sentirsi grande. Facile consigliare e criticare, quando non si conoscono le capacità e i limiti degli atleti. Difficile per me dover decidere ogni fine settimana, scegliere chi portare alla partita del fine settimana 10-12 bambine tra le 18 iscritte. Le più bravine hanno il posto "assicurato", è vero ed è normale. Tra le meno bravine devo decidere di volta in volta chi portare, anche in base alla difficoltà della partita che si andrà a disputare. Ma come allenatore mi trovo tra due fuochi: La dirigenza, che nonostante le belle parole *bisogna cercare di far giocare tutte*, alla fine vuol vedere i risultati positivi! Quale è quella società che sapendo esserci una rosa di giocatrici in grado di stare in campo e tener testa a una  squadra avversaria con le buone probabilità di portare a casa l'ennesima vittoria, farebbe giocare chi meno brava è! Mi dispiace ma NON esiste... L'altro fuoco è quello dei genitori, è logico, tutti vorrebbero vedere sempre in campo la figlioletta, non rendendosi conto che, nel caso non sia proprio bravina,  il più delle volte non la si può convocare per non farle fare brutta figura davanti alle proprie compagne, davanti agli altri genitori, davanti ai genitori e accompagnatori delle società avversarie. È controproducente per la bambina stessa entrare in campo e non vedere una palla che arriva, non capire ancora nonostante i mesi di allenamento che quella palla è tua, che la devi prendere e non farla cadere per terra. La palla va presa al volo, altrimenti non si chiamerebbe “palla a volo”. "Perché mia figlia gioca poco, perché l'ha portata a farle perdere un pomeriggio se l'ha fatta giocare poco, perché non la fa entrare in campo più spesso....." Questi sono i commenti più consueti. Poi ci sono i genitori delle più "bravine"  che si lamentano invece così : "Dovrebbe far giocare di più questa quella, quell'altra... non capisco perché porta quelle che non sanno stare in campo, non capisco perché la mia che è brava la tira fuori, se fossi io l'allenatore...." E quando metti in campo le meno brave ti senti dire “ma quella ragazzina che hai messo in campo l’altro giorno…..” Per non parlare di chi, nonostante io  abbia tenuto la figlia sul palmo di mano, è stato capace di massacrarmi con le cattiverie gratuite, dopo un episodio che loro hanno ingrandito inutilmente. Una bambina che sarebbe potuta diventare un domani una brava giocatrice , arrivare ad un buon livello, ma che se continuerà ad essere super-protetta dai genitori non crescerà mai, né sportivamente né come persona, perché correrà, ad ogni piccolo problema che le si presenterà, da mamma e papà che la proteggeranno. Facendole così solo del male. Come si fa a lavorare sereni se alcuni genitori continuano con le loro interferenze, con le loro cattiverie, con le battute sarcastiche. Nello sport occorre serenità, tranquillità, armonia. Se ci sono queste caratteristiche si può lavorare bene e raggiungere dei buoni risultati. Certo mi dirai, fregatene, tu continua il tuo lavoro, non ascoltare nessuno e vai avanti, se credi in quello che fai, vai avanti. Io ci credo in quello che faccio, e lo faccio proprio perché ci credo e amo la pallavolo, lo faccio per passione, perché la pallavolo a me ha dato tanto, mi piacerebbe che anche ad altri desse quel qualcosa che ti fa crescere. Ma mi accorgo che più avanti si va più difficile diventa gestire alcuni genitori che forse sono troppo apprensivi, troppo protettivi, troppo di troppo. O forse io sto diventando vecchia, o forse mi “aggrediscono” perché donna: sì questa potrebbe essere una ragione per l'astio, so di miei colleghi maschi che vengono molto meno criticati e con loro i genitori non osano. Ecco, forse questo esser donna in palestra è un problema. Che dire a questo punto? Mi verrebbe: Signore e signori, accomodatevi, fate voi gli allenatori. Invece NO!!! IO NON lascio, io non mollo, perché ho ancora tanto da fare e tanto da dare. Mi fa andare avanti chi, come i genitori di un piccolo atleta che ho iniziato alla pallavolo qualche anno fa, al quale ho trasmesso la mia passione, e con i miei piccoli consigli si è dato da fare e per due anni consecutivi è stato premiato come miglior palleggiatore in provincia e i suoi genitori non smettono mai di ringraziarmi, perché se è arrivato dove è adesso, loro dicono che è anche merito mio. E IO NON LASCIO!!

Gina Di Dato (Tutti i diritti riservati©)



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