Sogni
infranti
una
storia vera raccolta e scritta da Gina di Dato
Caro lettore, sono triste,
sono tra le nuvole, sono in aria, perché sono stanca.
Stanca di arrabbiarmi, stanca
di lottare, stanca di subire, stanca di non essere capita, stanca
della gente.
Abito in una casa a fronte strada, una strada piuttosto
stretta, le finestre dei locali da noi abitati danno sulla strada.
Cucina e soggiorno, i locali più vissuti in ogni
abitazione. Siamo venuti a vivere qui a metà degli anni 90,
felici di aver trovato una casa con un po' di giardino per far
giocare i bambini ancora piccoli. Lavori e sacrifici per sistemare
questa vecchissima casa nel miglio modo possibile. Quando siamo
entrati per vederla era una giornata fredda, grigia di pioggia,
pensa che pioveva all'interno dal soffitto del primo piano; e quel
giardino incolto e in disordine, le vecchie finestre con
tutti quegli spifferi, i pavimenti così vissuti, le porte
marce, gli impianti tutti da rifare, il vecchio tetto da
ristrutturare completamente. Adiacente la casa un grande magazzino
con il pavimento in cemento e con un bruttissimo e piccolissimo
wc, quei serramenti in ferro da capannone, il tetto in lastre di
eternit, quel vecchio portone in legno scorrevole da far quasi
paura che ci cadesse addosso. E poi all'interno della casa, una
scala in pietra così antica e vissuta. C'era un'atmosfera
che mi ha attirato subito, la sentivo già mia.
Così abbiamo dato la
caparra e messo in vendita un piccolo appartamento. Il
proprietario della vecchia casa non aveva fretta, avevamo tutto il
tempo che volevamo. Era una casa abbandonata da almeno 10 anni, a
lui non interessava e nemmeno ai figli. Noi però eravamo in
affitto e la proprietaria dell'appartamentino aveva fretta che noi
uscissimo. Con i bambini piccoli non poteva buttarci fuori,
l'affitto glielo pagavamo regolarmente, le spese anche, l'aumento
dell'affitto che ci aveva fatto non lo abbiamo mai contestato, non
facevamo storie, non davamo fastidio.... ma lei aveva fretta.
E noi non si riusciva a vendere l'appartamentino, nonostante il
via vai delle persone che andavano a vederlo. Le avevamo chiesto
il tempo necessario per vendere e ristrutturare, finalmente ce lo
aveva concesso. Una sera arriva una telefonata. Era il
proprietario della casa, ora aveva fretta o gli davamo subito 110
milioni di lire o lui aveva un altro acquirente. Il panico... Ma
forse era un segnale, un segnale che io non sono stata capace di
recepire, di ascoltare. Col senno di poi.... Abbiamo racimolato
tutti quei soldi nel giro di poco tempo, prestiti poi restituiti,
risparmi nostri, liquidazione. Gli abbiamo dato tutto sull'unghia
e abbiamo firmato il compromesso. Iniziamo i lavori e già
tra i vicini c’è qualcuno che ci guarda male. Io
passavo a piedi con i bambini, salutavo e c'era chi si voltava
dall'altra parte. Anche questo poteva essere un segnale non
recepito da me.... Col senno di poi....
Lavori fatti in fretta, a
causa della premura, sembrava avesse un altro affittuario che
aspettava solo che noi ce ne andassimo. E pensare che
l'appartamento, dopo che glielo abbiamo lasciato, è rimasto
per più di un anno e mezzo vuoto! Tutto fatto di corsa,
tetto, impianti, pavimenti, serramenti esterni, porte e
intonaci interni, per rendere abitabili-vivibili quei quattro
locali. Il resto lo faremo pian piano ci siamo detti.... È
una casa vecchia e vecchia rimane, ma è la casa dei
nostri sacrifici. I bambini potevano giocare tranquilli in
cortile, mio marito poteva avere il suo orto, io potevo avere uno
spazio dove respirare.
I bambini ora sono grandi, mio marito ha sempre il suo orto.
Io non ho più spazio per respirare. Perché?
Il problema è sempre stato il parcheggio delle macchine
e dei furgoni davanti alle finestre della casa. Problema che
probabilmente ho ingrandito, problema che mi fa innervosire. Il
mio problema. Avevo chiesto con gentilezza, alle persone, di
evitare di mettere i furgoni davanti alle finestre,
inutilmente.
C'è stato un periodo che lavoravo, tornavo per
preparare il pranzo, lasciavo l’auto davanti casa mia,
entravo preparavo tutto di corsa, i bambini frequentavano le
elementari, andavo a prenderli a scuola e immancabilmente al
ritorno trovavo quel camion davanti alla casa. I miei figli
avevano un'ora di pausa, poi riprendevano, quindi io dentro e
fuori il cancello da quattro a sei volte al giorno. Se quello del
camion arrivava dopo di me cosa faceva? Aspettava che io me ne
andassi (mi curava, non ho mai avuto dubbi in proposito) e
si piazzava dove io avevo lasciato la mia auto: a ridosso del mio
cancello carraio davanti alla finestra della cucina. Non
immagini il nervoso. Anche perché si fa fatica ad entrare,
il cancello è stretto, la strada è stretta.... e
auto e camion a ridosso non hanno mai facilitato le nostre
manovre. Una volta ho messo un cartello: “Questa è
l'unica finestra di un locale abitato”. Ha suonato il mio
campanello: "Non ti permettere più di mettere
fuori una cosa del genere". Un'altra volta gli ho urlato che
la doveva finire di parcheggiarsi davanti alle mie finestre e di
curarmi. E lui: “Adesso il camion lo lascio qui per sempre”.
Automobili, camion, motorini davanti le finestre: roba da far
fatica anche a sentire la televisione, roba da far fatica a
dormire. Sono andata in Comune, e dai Vigili.... ci ho messo un
anno e mezzo affinché togliessero la possibilità di
parcheggio. Stavano spostando solo il cartello del divieto di
sosta e invece un vicecomandante imbecille ha sistemato la via in
modo inadeguato solo perché un altro vicino è andato
a dire che lui il parcheggio davanti a casa sua lo voleva. Io
avevo chiesto solo che si togliessero da davanti casa mia!
Era sufficiente che spostassero quel cartello di 12-13 metri e
invece no, ha combinato un disastro, lui -il vice- con la
richiesta del vicino.
Questione risolta per me?
Assolutamente no, han continuato a parcheggiare tutti,
infischiandosene se ci fossero o meno le linee di parcheggio se ci
fossero o meno finestre; chiamavo i vigili, inutilmente. Una
risposta del vice-comandante: "Signora non mi rompa…"
E ancora: "Signora se vedo la sua macchina parcheggiata
davanti casa sua esco personalmente a darle la multa". Ma non
è mai uscito a vedere se altre macchine o camion lo
facevano. E la gente della via non ha mai avuto alcun riguardo nei
miei confronti e in quelli della mia famiglia. Mi son presa pure
della mafiosa, della stronza. Siamo passati dal "Poverina, ma
lei come fa a sopportare tutto il giorno quel camion davanti alle
finestre della casa?" all'essere una stronza. Per aver voluto
far valere un diritto. Dopo altre insistenze sono riuscita a far
mettere le righe oblique sulla strada, davanti casa mia, di modo
che si notasse il divieto di sosta. Ho specificato nella mia
ennesima richiesta agli uffici comunali, che si intaccava il
rapporto aero-illuminante dei locali e che gli scarichi dei mezzi
mi impediscono di tenere aperte le finestre. Se
prima mezza via mi ha odiato ora con le righe tutta la via mi odia
e i problemi continuano. Ci si sono messi ultimamente dei
muratori che stanno sistemando una casa di fronte, potrebbero
chiedere di parcheggiare davanti al fabbricato che stanno
sistemando e invece ce li ho ogni treperdue davanti alla mia
finestra. Ma la cretina sono io. Non ho diritti, io ho solo
doveri, il dovere di accettare e tacere. E sono stanca, tanto
stanca. Ho sbagliato solo perché volevo far valere un mio
diritto: il diritto di poter aprire le imposte senza trovarmi
davanti un muro, il diritto di poter tenere i vetri aperti senza
dover respirare gli scarichi, il diritto di poter vivere? Quando
vedo un furgone, un camion, una macchina lì davanti mi sale
il sangue al cervello, mi arrabbio, una volta ho pure preso a
calci un grosso camion, con i solo risultato di essermi fatta male
la caviglia. Di episodi di intolleranza degli altri verso di
me ce ne sono stati tanti. Un tale, che quando sono venuti a
segnare le linee, urlava "Io sono cugino del sindaco, faccio
vedere io, lo faccio rimettere il parcheggio", una tizia mi
ha dato della mafiosa, un altro mi ha detto che da qui dovrei
andarmene, un ragazzotto si è aggrappato alle inferriate di
una delle mie finestre urlandomi "Tu le devi togliere quelle
telecamere" dopo avermi accusata di avergli toccato l'auto
(il padre ha voluto vedere la mia auto per capire se con la mia
avevo toccato la sua, se n'è andato scornato... ma con la
minaccia del "te la faccio pagare"). Sono arrivati anche
i dispetti, le cicche di sigarette buttate apposta davanti casa,
le pisciate sul muro, le uova lanciate (in nostra assenza
perché i vigliacchi agiscono in assenza degli interessati)
sulla finestra del soggiorno, hanno portato via più di una
volta le piante di fiori che ho messo sui davanzali delle
finestre, per questi motivi ho fatto installare delle telecamere
che riprendono la mai casa. Ma non si son fermati….
ultimo l'episodio è successo l'estate scorsa. Al rientro
dal mare, abbiamo trovato il balcone che
dà sul del
cortile interno, la facciata e una finestra imbrattate di uova.
Solo i miei vicini possono
essere stati, sono saliti, passando dal loro balcone, sul tetto
della parte bassa del mio fabbricato e si son divertiti, Ho
trovato le impronte del loro passaggio, le ditate sulla
scossalina del tetto, possono essere stati solo loro. E in giro
dicono che è brava gente...La scema sono io. Denunciarli
come mi ha suggerito l'avvocato? La mia parola contro la loro,
loro conosciuti in città…Ma
è in corso una denuncia verso ignoti, al prossimo dispetto
partiranno controlli più che accurati.
Perché, se i residenti di questa via
hanno bisogno di lasciare le auto fuori, non chiedono il
parcheggio davanti casa loro? Troppo comodo parcheggiare davanti
casa degli altri, e lasciare i disagi agli altri, no? Perché
averli loro i disagi? E pensare che tutti hanno il cortile e le
autorimesse dove ricoverare i loro maledetti automezzi. Non
ho mai parcheggiato io davanti alle case degli altri, per
rispetto, quello che gli altri non hanno. Perché? E ora
subisco le occhiatacce della gente, e tutto quello che ne ha
conseguito la mia richiesta. Forse
se chiedessi al tribunale per i diritti degli animali di far
valere i miei diritti, forse potrei ottenere qualcosa. Me ne
andrei da qui, ma perché dovrei andarmene? Perché
spendere altri fottutissimi soldi per un'altra casa? Sono stanca.
Questo è il mio
problema, lo so che il mondo è pieno di problemi, che c'è
chi non ha casa, che c'è chi sta male, ma questo è
il Mio fottutissimo Problema. E i miei sogni si sono infranti
contro un muro di ostile incapacità di convivere in
armonia.
Gina
Di Dato
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