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La solitudine

 

Chissà perché quando si è insieme, si vive, si convive con qualcuno, ad un certo punto della propria vita, almeno  anche ogni tanto,  si desidera star soli? Ci si stanca di condividere con altri qualsiasi attività, hobby, passione, la quotidianità e si desidera poter star soli.

C’è chi invece non ha mai avuto un compagno o una compagna e ha quasi sempre vissuto da solo, se si esclude la convivenza con i propri genitori magari anziani e bisognosi di assistenza, si può trovare in un momento della propria vita, quando è del tutto solo, a voler avere al proprio fianco qualcuno, qualcuno col quale parlare, condividere emozioni, litigare, brontolare, ridere, discutere, scherzare. 
"Se rinasco un'altra volta, non la faccio più questa vita, ora che sono arrivata alla mia età e non ho nessuno, cosa ne sarà di me tra qualche anno? Meglio se mi vado a ritirare in un centro anziani, non posso stare con la speranza che mia sorella o mia nipote mi stiano sempre dietro e che corrano ad ogni esigenza mia..."

Mi han fatto pensare queste parole, dette da mia zia, in un momento di sconforto!
Una zia che ne ha passate di cotte e di crude: cagionevole già da giovane, ha dedicato la sua vita ai propri genitori che poi sono i miei nonni. E ora alla "veneranda" età di 67 anni vorrebbe essere rinchiusa in un centro anziani.

Perché è sola, tutto il giorno sola in casa. Vive in un piccolo quartiere di case antiche abitate solo durante i mesi estivi e ora con l’autunno e l’inverno alle porte con le giornate più corte e buie la solitudine si sente ancora di più.
Certo, forse è meglio dire forse, chi ha famiglia, figli e coniuge ha sempre in casa una presenza e col passare del tempo diventando anziano può contare sull'appoggio dei famigliari più stretti, forse.

Forse perché non è detto che i figli riescano ad accudire i genitori, in questa società che corre e sembra non volersi fermare.

Sembra non avere più tempo per nessuno, nemmeno per le persone e gli affetti più cari. 

Gina Di Dato


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