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Alla riscoperta del Trabucco

Una nuova estate e una nuova vacanza nel solito vecchio posto già visto , vissuto…

Eppure ogni semplice escursione riserva delle sorprese del tutto inaspettate, come quella avvenuta nelle prime ore del giorno durante una semplice passeggiata lungo la costa per raggiungere Vieste nel Gargano, ad un chilometro e mezzo da noi.

Le coste del promontorio sono caratteristiche non solo per il bianco sfavillante delle rocce, ma anche per i trabucchi che abitano le punte più audaci come bastioni a guardia del mare. Quella mattina il trabucco oltre la spiaggia di San Lorenzo era aperto: incredibile, mai successo! Sembrava invitarci ad entrare, il più intraprendente di noi sale la scaletta e il pescatore che stava ritirando la rete lo invita a farsi avanti. Li raggiungiamo e ci mettiamo ad osservare il pescatore lavorare. Issa la rete facendo girare a mano un argano in legno. Nessun pesce tra le maglie, solo qualche granchietto rimasto intrappolato e bicchieri in plastica e cartaccia.

Chiediamo come mai non ci sono pesci e il pescatore ci spiega che la rete tirata su è per prendere seppie e che non è adatta al mare grosso, aggiunge che la vera pesca dal trabucco è quella che si fa con una grandissima rete tenuta dalle lunghe “antenne”, quasi a formare un sacco. Purtroppo il trabucco di S. Lorenzo ha le antenne spezzate per un naufragio di una grande barca, avvenuto in tempi lontani.

Io continuo a fotografare e i miei amici osservano il lavoro. Ad un certo punto il pescatore ci dice: “Ve ne state tutti con le mani in mano”

Ci dica cosa dobbiamo fare” e Patrizia, la più veloce e più vicina all’uomo, si trova tra le mani la rete arancione da sbrogliare, “Tenga all’esterno la parte con i granchi, mentre ammucchia la rete”, dice il pescatore.

Anche gli uomini si danno da fare, io continuo a tenere in mano la macchina fotografica, rapita dalle immagini e incapace di fare altro. Nel contempo si fanno quattro chiacchiere e così veniamo a sapere che il pescatore non è un pescatore di professione, ma è stato un maestro elementare ed ora è il Presidente di una Associazione per la Salvaguardia e la Tutela dei Trabucchi di Vieste.

Ci spiega che i Trabucchi del Gargano sono in pericolo perché c’è chi ne vuol trarre profitto facendoli diventare ristoranti, discoteche se non addirittura case estive. Lui sta lottando per salvaguardare la vera natura e la tradizione del trabucco “fabbricato in legno” adibito a luogo di pesca con la rete, un metodo eco-compatibile.

Tra una spiegazione e l’altra ci ritroviamo a far calare un’altra rete, quella per il pesce. Patrizia prima, io dopo, ci mettiamo a turno a far girare l’argano per allentare la corda che serve a far calare la rete in mare piano piano. Sono all’incirca le 8,30 del mattino, il pescatore ha quasi finito il suo lavoro, noi siamo contenti e soddisfatti di averlo aiutato, nessuno di noi aveva mai toccato una rete prima. Qualcuno dice: “Ma come fa quando è da solo, quanto ci mette?” E lui, pacifico e tranquillo: “Da solo ci metto di meno”. Ci siamo rimasti male, ma d’altronde siamo cittadini! Ci siamo dati appuntamento per la sera stessa, per tirar su la rete e, come ha detto il nostro pescatore, per andare a ritirare la nostra parte, è la legge del mare. Siamo tornati alle 19, lo abbiamo aiutato a ritirare la rete, questa volta più alacremente, oramai avevamo preso un po’ la mano, ma di pesce non ce n’era tra le maglie, i turisti allontanano i pesci dalla costa e il mare oggi era un pochino mosso.

Non importa! Siamo stati felici di aver vissuto una nuova piccola esperienza, aver visto da vicino e all’interno un trabucco e aver goduto lo spettacolo di un bellissimo e tranquillo tramonto.

Racconto autobiografico di Gina Di Dato e Patrizia Minischetti - Fotografie di Gina Di Dato




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