Fotografa per hobby e allenatrice di pallavolo soprattutto per passione, Gina Di Dato ha messo in evidenza alcune giovani promesse dello sport nonché figure femmili dedite con determniazione, impegno e costanza ad un'attività tanto importante. In un perfetto spitito greco fautore della ricerca di equilibrio tra anima e corpo, queste giovani sono un modello ed uno sprone per chi si fosse scordato del valore educativo della Ginnastica. MGF
Fatica e successo II parte
È emozionante per me intervistare queste atlete di cui ho conosciuto i primi passi...
Tecla: un arbitro al femminile Tecla Di Gaetano 22 anni, è arbitro federale ed è iscritta alla facoltà di Giurisprudenza a Milano Ci conosciamo da almeno sette anni, eri una bambina e venivi ad arbitrare le partite dei ragazzi che allenavo allora, ricordi? Certo che mi ricordo, ero alle prime armi e iniziavo proprio con i campionati di categoria giovanile, ricordo anche che ti chiesi, dopo un paio di volte che ci incontravamo in palestra, se avessi potuto allenarmi con te e i ragazzi. E con alcuni di loro sono ancora in contatto. Come ti è venuta questa idea di fare l’arbitro federale di pallavolo? Mi sono avvicinata grazie a mio padre e a mia sorella maggiore, grazie a loro ho conosciuto questo mondo accogliente e realizzante. Accogliente perché quando papà mi portava con sé in federazione vedevo un bel gruppo di persone tutte con lo stesso interesse. Realizzante perché vedere mia sorella arbitrare da quel seggiolone partite di serie C, vedere quella figura così importante e così decisa, mi ha invogliata ad entrare in questo mondo. Ma non ti è dispiaciuto lasciare la pallavolo giocata? Hai trovato difficoltà ad inserirti nel mondo arbitrale? E le tue paure, le soddisfazioni? No, non mi sono mai pentita anche perché giocando non potevo mai arrivare in una squadra importante o in nazionale mentre così ho qualche possibilità. Difficoltà non ne ho incontrate, con molti colleghi ho un bel rapporto di amicizia e mi piace quando ci ritroviamo alle riunioni e anche fuori. Ogni volta che entri in un palazzetto il cuore inizia a battere forte, lo sguardo viene attratto da ogni cosa, la rete, il campo, le luci…prima di una partita ti prende sempre l’agitazione, la paura di sbagliare, perché gestire almeno 24 persone quasi sempre da soli non è facile, ma quando arriva il momento in cui sali sul seggiolone e fischi l’ingresso in campo dei giocatori, il cuore rallenta e l’agitazione iniziale scompare ed ecco arrivare la sensazione di essere nel luogo dove devi stare. Certo che ogni tanto ci son partite dopo le quali mi chiedo perché arbitro, per il fatto che c’è ancora tanta superficialità e molti non sanno cosa vuol dire rispettare una persona, soprattutto un arbitro. Fortunatamente ci sono anche molte partite e molti momenti in cui ho la conferma che non potrei vivere senza la pallavolo. Tecla, grazie, ti capisco benissimo e ti auguro……non diciamolo ma lo sai!
Gaia: passione pallavolo Gaia Accoto 18 anni, frequenta l’ultimo anno di liceo scientifico. Gaia ha partecipato a campionati giovanili e nel 2007 ha giocato in serie D con il Saronno. Nel 2008 inizia come secondo palleggiatore nel Tradate, ma in breve diventa titolare e con la squadra partecipa ai playoff. Gioca attualmente a Castellanza in serie B1 femminile. Ho incontrato Gaia dopo una partita al palazzetto. Gaia, ti sei avvicinata alla pallavolo quando frequentavi le scuole elementari? Esatto, ho iniziato dalle basi, dal minivolley, mi sono avvicinata alla pallavolo grazie al cartone animato Mila e Shiro e credo di essermi innamorata di questo sport dal primo giorno di palestra. E’ stato tutto facile ? No, la mia avventura in questo mondo difficile è appena iniziata ma ciò che ho intrapreso per imitare un cartone animato è diventato sogno, passione, vita. Grazie agli allenatori che ho incontrato e che mi hanno preparata, sono stata selezionata come palleggiatrice della squadra della Provincia di Varese nel Torneo delle Provincie del 2006. Sin da piccola ho sempre avuto le idee chiare su ciò che avrei voluto per il mio futuro: fare il palleggiatore. E’ il ruolo più difficile, la tecnica è la più particolare da apprendere, inoltre vi è una componente aggiuntiva fondamentale: la testa. La tattica, il saper prendere la decisione giusta nel momento giusto, il conoscere le proprie compagne e le loro esigenze, quel pizzico di fantasia necessario sono le qualità che un palleggiatore non deve mai trascurare. Durante il percorso ho incontrato spesso delle difficoltà, ma la passione, la voglia di migliorare e di dimostrare qualcosa, in primo luogo a me stessa, mi hanno sempre dato la spinta per rialzarmi più forte di prima, la forza di non mollare mai! Hai fatto notevoli progressi. Dalle giovanili sei passata a giocare in squadre importanti La svolta secondo me è arrivata a 15 anni, quando ho avuto l'opportunità di giocarmi il posto di titolare in serie C. E’ stato un anno di grande crescita, ho conosciuto persone con esperienza che mi hanno aiutata a migliorare e hanno sempre creduto in me nonostante la mia giovane età, poi ho incontrato un'allenatrice, Delia, che ha avuto la forza di darmi la sua piena fiducia. Per questo ancora oggi la ringrazio, ha creduto in me e questo ha di conseguenza aumentato la mia autostima facendomi crescere dal punto di vista della pallavolo. Quell'anno è stato pieno di soddisfazioni e l'emozione provata passando il primo turno dei playoff non la dimenticherò mai E oggi? Quest'anno ho deciso di affrontare una nuova sfida..La mia società (Pallavolo Castellanzese) mi ha proposto di fare il 2o palleggiatore in prima squadra, nella loro B1 ed io senza pensarci molto ho accettato. E’ un onore portare questa maglia, in questa società ho mosso i miei primi passi e in questa società volevo compiere questo ulteriore passo importante. Nonostante le prime difficoltà ora le cose vanno decisamente meglio, siamo un bel gruppo; il mio obiettivo è quello di crescere, di imparare il più possibile e grazie alle persone presenti in questo ambiente pian piano ci sto riuscendo Vorresti dire qualcosa alle ragazze che hanno intrapreso come te questo sport? Quello che, nonostante la mia breve esperienza, mi sento di dire è che non bisogna mai arrendersi, che non bisogna mai smettere di fare fatica, è necessario fare il possibile per realizzare il sogno, solo così si può essere fieri di se stessi! Colgo l'occasione per ringraziare tutti gli allenatori che ho incontrato fin'ora, da chi mi ha insegnato i fondamentali a chi mi sta seguendo ora, ringrazio anche quelli che mi hanno fatto soffrire perché grazie a quelle sofferenze ora sono più forte dentro Grazie Gaia, in bocca al lupo e…buon palleggio! Gina Didato
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