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LE CILIEGIE RUBATE

 

A ciocche dai rami più pregni

rubammo ciliegie da sballo

che s’offrirono senza pudore

nel rossore levigato di pelle

e nel turgore di giovane polpa.

 

Lo definisti un peccato veniale

da consumare  gioiosi sul posto

senza nascondiglio a riparo

 con occhi rilucenti  di faro

spargendo gli  ossi con gota gonfiata.

 

Lo confermo: fu peccato

che non confessammo.

 

Ritornammo all’ansia del tempo

precorrendo paure e tremori di sorte

paventando temporali in arrivo

che il tempo non volle, poi, darci

perché  bastava l’affanno codardo.

 

Questo fu grande peccato,

condanna in ritardo!

Aver speso in tormento ore dorate

che il cupo  presente non arreca:

avere il tempo e non averlo con Te.

 

E le ciliegie rubate sono dono di vita,

un preciso ricordo che torna.

Le ho viste in cestini acconciate 

e le ho definitivamente ignorate.

Di sabato, oggi, al mercato rionale.  



7 Giugno 2014


Pasqualina Di Blasio insegna Lettere in una scuola secondaria di primo grado in provincia di Milano ed ha pubblicato autonomamente il volume In punta di piedi … moti del cuore



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