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La maleducazione

 

La maleducazione è un’imitazione di forza dell’uomo debole.” Citazione di Eric Hoffer, scrittore e filosofo statunitense. Noi, fondamentalmente, consideriamo una persona maleducata quando agisce contro il buon costume, che esso sia a livello oggettivo e/o soggettivo o venga meno a quel minimo di “galateo” che dovrebbe essere alla base dei rapporti umani tra le persone. Prima di arrivare a questo è giusto fare qualche premessa che ci introduca nell’argomento. Innanzitutto il termine maleducazione è una parola composta, da male ed educazione. Questo già ci fa capire un particolare di queste persone: almeno sono state educate. Come, lo capiamo benissimo dalla prima parola: male. Pertanto quando incontriamo una persona maleducata non dobbiamo prendercela solo con chi abbiamo di fronte, dobbiamo biasimare anche chi ha pensato alla sua educazione. In questo caso sono molto critico e non attribuisco mai le colpe solo alla scuola, ma la maggior parte del “merito” spetta ai genitori. Non esistono persone con le quali passiamo più tempo da bambini (esclusi casi, ahimè, particolari). Purtroppo non tutti i figli nascono in famiglie che possono garantire un tenore di vita dignitoso senza che gli manchi nulla. Sia ben chiara una cosa, far parte di una famiglia benestante non è sinonimo di buona educazione, viceversa far parte di una famiglia povera non è sinonimo di maleducazione. Quante volte ci capita di sentire storie di aristocratici o parvenu arroganti e viziati che combinano qualche guaio? Non sono forse comportamenti (arroganza) dati da una educazione superficiale oppure da qualche deficienza dei genitori che poi cercano di mascherare (viziare)? Sono tutti elementi che ci confermano quanto l’educazione del bambino non sia stata delle migliori. Genitori incompetenti nell’educazione sono a loro volta figli di retaggi passati e così via, nessuno nasce genitore e pochi, ormai, sono coloro che decidono ponderatamente quando sia il momento giusto per diventarlo. Ma non è tutto. L’educazione da parte dei genitori può coprire la prima fase della vita di una persona, la parte di vita restante dipende da noi stessi. Saremo abbastanza bravi da staccarci da tutti i retaggi che ci sono stati trasmessi e capire cosa realmente è utile per una buona educazione? O saremo così stupidi da venire meno alla massima cartesiana del dubitare su tutto? In base a quello che ci viene raccontato dai nostri nonni la loro educazione era basata sulle vergate. Quante volte abbiamo sentito un nostro nonno che ci parlava di un professore che non si faceva troppi problemi a diventare materiale nei richiami. Altri tempi. La scuola era un lusso che non tutti potevano permettersi e a casa il cibo non sempre era abbondante, pertanto era giusto insegnare il risparmio per il cibo e il valore per la scuola. I nostri genitori non hanno subito vergate, ma qualche schiaffone non era difficile da ricevere. Di nuovo altri tempi, rispetto a noi e anche rispetto ai nostri nonni. La scuola non era più un lusso per pochi e nel complesso la vita era dignitosa per tutti. Infine arriviamo a noi. Siamo la generazione che denuncia i professori per qualsiasi cosa, che sia una parolaccia o che sia uno schiaffo, costantemente difesi dai genitori nonostante il torto che facciamo sia palese e nonostante siano le prime persone che non vengono più rispettate perché tanto, ormai, siamo abituati a dar peso solo alle parole che ci interessano, dove chi abbiamo di fronte può lamentarsi con noi citando i più importanti aforismi di questo mondo ma nel momento in cui scappa anche solo un: “cazzo!!!”, ci sentiamo in dovere di alzare la voce perché nessuno può permettersi di dirci certe parole. Questo ci dimostra quanto essere troppo protetti non porti a nulla di buono, siamo persone permalose e persino presuntuose.

Facciamo un esame di coscienza. Un tempo, se un figlio avesse dato un pugno ad un suo compagno di classe sicuramente sarebbe stato, prontamente, richiamato dai suoi genitori con toni molto duri, pene esemplari. Il ripetersi di una tale azione era lungi dal ragazzo. Oggi invece i genitori sono i primi “istigatori” dei figli. Non si insegna più il rispetto del prossimo, le fortune di una buona collaborazione, le buone maniere. Oggi siamo più allenati a guardarci bene dagli altri, a vederli come pericoli e a tenerli un po’ più distaccati da noi. Mi è bastato assistere ad una partita di calcio di ragazzini di 7/8 anni. Un tackle un po’ avventato (sono ragazzini, non lo fanno apposta per farsi male) ha scatenato i genitori della squadra opposta che spingevano il ragazzino che aveva subito il fallo a ritornargli, a titolo gratuito e vendicativo, il calcio subito. Questi episodi sono gravi. E difficilmente si riesce a porre rimedio. Anche se qualcuno si lamentasse dei toni un po’ troppo duri verrebbe immediatamente liquidato con un: “fatti i cazzi tuoi, e non rompermi le palle”. Con questi episodi si capisce che si ha fallito sia come persone che come genitori. Ormai il papà e la mamma preferiscono essere visti come amici. Questa non è educazione! Usiamo un eufemismo nel definirla maleducazione, la verità è che questa che viene insegnata è spazzatura. La storia, ahimè, a volte ci insegna troppo poco, non mi stancherò mai di ripeterlo. E non fa niente se nella nostra storia il più famoso illuminista italiano (Cesare Beccaria) disse: “ …il più sicuro ma più difficile mezzo di prevenire i delitti si è di perfezionare l’educazione…”. Quindi non stupiamoci se nostro figlio è un ragazzo che si divide tra Playstation e fiumi di alcol. L’educazione non è qualcosa d’innato nel bambino. L’educazione si insegna. Quindi i figli dovrebbero essere visti come il risultato dell’educazione che hanno ricevuto dai genitori. I figli altro non sono che una proiezione di chi li ha messi al mondo.

Daniele Detratto © Riproduzione riservata


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