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La famiglia perfetta

 

La famiglia è considerata una struttura portante della società.

Nel Cristianesimo rappresenta un tema iconografico fondamentale, essa è la Sacra Famiglia composta da Gesù, la Madonna e San Giuseppe. La storia post-medievale e moderna ci offre esempi di nuclei sociali che, per molti secoli, hanno seguito un modello ben definito; i modelli erano due e si diversificavano in base alle zone geografiche. Il primo, tipico dei paesi nordici, si basava su tre regole: il matrimonio avveniva intorno ai 26 anni,  gli sposi seguivano  la regola di residenza neo-locale, cioè mettevano su casa per loro conto ed in ultimo prima delle nozze la maggior parte dei ragazzi viveva alcuni anni fuori casa, a servizio in un’altra famiglia. Il secondo modello, “più italiano”, prevedeva invece il matrimonio precoce e la residenza patriarcale. Giungendo al secolo scorso, il modello possiamo definirlo in mille modi per motivi diversi. Si può dire evolutivo, sconvolgente, maturo o anche catastrofico: In quegli anni nella famiglia appare una figura forte, quella del padre-padrone.

Ma oggi la famiglia come si è evoluta? E soprattutto, quanto incide sullo sviluppo di un ragazzo di “provincia”?

Ora, essendo nato alla fine degli anni ottanta, la figura del padre-padrone la conosco solo tramite i libri, oppure la noto in piccoli ma significativi comportamenti visibili solo nelle persone più anziane. Non è molto come conoscenza, ma credo di poter asserire che ormai è una figura rara nelle nostre famiglie. Attualmente non saprei nemmeno che definizione dare al termine famiglia, ma cercherò comunque di trovare esempi che possano far capire come la vedono i ragazzi di provincia. Innanzitutto in provincia la religione è molto più sentita e presente nella vita di tutti i giorni rispetto alla città. Questo deve essere inteso come sinonimo di maggior pseudo-sacralità conferita al sacramento del matrimonio. Uso il termine pseudo in quanto in buona parte dei casi molte famiglie rimangono legate, in senso matrimoniale, per motivi esterni al nucleo familiare. Nei piccoli paesi di provincia la linea che divide gli affari privati da quelli pubblici è molto sottile, per non dire quasi inesistente. Ciò condiziona qualsiasi movimento all’interno di una famiglia e sembra quasi che più le cose vadano male più la gente si mostri divertita a farne pettegolezzi. Tutto questo è reso ancora più tragicomico dal fatto che, poi, quando la gente racconta in giro gli affari degli altri mostra un innato senso pittoresco o, per rifarsi lontanamente a Pirandello, indossa una maschera quasi dispiaciuta.

Dopo questa premessa posso illustrare quelli che secondo me sono alcuni nuclei presenti nella nostra vita di provincia.

Il primo non potrebbe essere altro che una famiglia dove come base c’è un amore vero tra i genitori, un amore duraturo nel tempo e non solo durante i primi anni di matrimonio. È difficile da trovare una famiglia che abbia questi requisiti, ma fortunatamente esistono e i loro figli possono crescere tranquilli in un ambiente almeno apparentemente sano. In fondo, una famiglia per funzionare ha bisogno soprattutto di un ingrediente e questo dev’essere, come ho scritto poc’anzi, l’amore tra i genitori. Poi possiamo trovare genitori che non hanno più niente da chiedere l’uno all’altra, ma nonostante ciò si sentono vincolati da qualcosa che se ben analizzato non è altro che una scusa, nient’altro che un diversivo al fatto che non si sappia dire basta. Le scuse possono essere molte: la gente che parla male, i soldi nel caso di divorzio, la convivenza con i nonni. Purtroppo però nella maggior parte dei casi i figli sono il vero motivo. Esattamente coloro che proprio non hanno nessuna colpa. Questi ragazzi crescendo possono sembrare felici, e apparentemente lo dimostrano, ma con loro cresce anche il disagio che vive nei genitori e questo non è bello. Anche perché poi il figlio, in caso di litigi o crisi matrimoniali, potrebbe sentirsi colpevole. I figli in un contesto simile non sono altro che le vittime, vittime di genitori immaturi che da giovani, portati dall’inesperienza, hanno compiuto un passo che non immaginavano mai così impegnativo e difficile. Parliamoci chiaro, un matrimonio in Chiesa è un patto davanti a Dio: uno può credere o non credere, in ogni caso è sempre molto impegnativa come “avventura”. In una famiglia così non c’è da stupirsi se tra marito e moglie ci sono anche dei tradimenti. Questo sarebbe un altro mattone troppo pesante per i figli da poter sopportare, è come attaccare pesi di dieci chilogrammi a dei germogli, non cresceranno mai bene e in salute. Infine troviamo la famiglia dei divorziati, coloro che, una volta compresa l’inutilità o la dannosità di continuare un matrimonio finito, decidono di chiudere definitivamente un capitolo senz’altro importante della loro vita. In questo caso le conseguenze per i figli sono maggiori e dipendono dall’età in cui i genitori si separano. È innegabile che in età infantile l’importanza della famiglia sia assoluta, figura materna e paterna dovrebbero svolgere un ruolo importante durante i primi anni della crescita. Se c'è mancanza di amore tra padre e madre il figlio in questione potrebbe essere anche quello che soffre di meno la freddezza dei rapporti fra i genitori, visto che forse mai li ha sentiti veramente vicini. Nella fase della pubertà la separazione potrebbe essere vista in modo più brusco. In quest’età ci si prepara ad entrare nel mondo degli adulti e farlo con la visione dei propri genitori che si separano non è certo il modo migliore. In questo caso il ragazzo potrebbe avere più difficoltà e nella peggiore delle ipotesi potrebbe cercare aiuto in qualche dipendenza. Questi esempi hanno diverse sfumature che possono cambiare in base a particolari situazioni familiari o per la sensibilità del figlio.

Spero di essere riuscito a inquadrare in modo accettabile quello che è il mondo di provincia, anche se non credo che in ciò vi sia molta differenza dai nostri “cugini di città”. In fondo sia noi in provincia sia loro in città ci auguriamo tutto il bene del mondo per le famiglie, magari ognuno a proprio modo.


Daniele Detratto




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