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CERCO ARGINI

 

Sulla paura potrei scrivere un intero romanzo e non sarebbe un bestseller degno di Stephen King, ma bensì la narrazione di un percorso di ricerca.

Quando ho paura cerco argini. Argini al fiume pauroso che mi travolge e i cui aguzzi ciottoli schiacciano la mente che diventa così incapace di pensare ad altro.

Quand'ero bambina non avevo alcun argine contro quell'acqua nerastra.

Nel buio della mia camera non riuscivo a pensare, non riuscivo a dormire, non riuscivo a trattenere le lacrime.

La mamma arrivava, si sedeva sul mio letto ed io cominciai a raccontarle la storia che, purtroppo, lei conosceva a memoria.

Erano gli anni in cui scoppiò lo scandalo del sangue infetto, Ed io che per vivere, alla nascita, avevo subito almeno una trasfusione, avevo una paura folle di potermi ammalare e morire, a causa di quel sangue.

Questa è la parte puramente egoistica della mia travolgente paura. Da qualche tempo a questa parte, invece, il mio più grande terrore è rappresentato dal fatto che io possa perdere le persone più care, di perderle improvvisamente.

Qualcuno potrebbe obiettare che anche questa è paura puramente egoistica. In fondo, ho timore che gli altri escano dalla mia vita.

Forse, allora, ha ragione lui: nella mia vita paura fa sempre rima con egoismo ed egocentrismo.

Beh, la situazione è un po' più complicata di così. Ho paura di perdere le persone che mi circondano e che si sono sempre occupate di me, perché il Mondo non mi ha ancora offerto la possibilità di sperimentare anche solo piccole parti della mia esistenza senza di loro.

Eppure, basterebbe poco. Sarebbe sufficiente che il Mondo vedesse in me una bambina che ha bisogno di muovere da sola i primi passi, sicura però che, a poca distanza da lei, c'è sempre la mamma, pronta ad accoglierla nel suo abbraccio protettivo.

Così facendo invece, il mondo si comporta con me in maniera alquanto schizzofrenica: mi tratta come una bambina, perché pensa che mi basti la mamma per vivere, ma non mi lascia nemmeno la possibilità di fare quelle esperienze fondamentali per i bambini.

In fondo, è stata la Natura a decidere che non posso camminare. Il Mondo non c'entra con questo verdetto.

Ma io continuo a cercare argini alla mia paura di rimanere sola. Questi argini altro non sono che persone in carne ed ossa le quali, per brevi periodi, sostituiscono la mia famiglia nello starmi vicino.

Nel cercare argini, provo a dimostrare al Mondo che anch'io posso camminare da sola, nonostante il verdetto che la Natura ha  emesso su di me, trent'anni fa.

 

P.S.: Anche questa sera non poteva mancare la nota ironica, e vi assicuro che non è una forzatura “editoriale” per accattivarmi i favori di questo speciale pubblico. La verità è che, anche le emozioni più negative, quando sono solo delle cicatrici dentro di noi, possono essere trattate con ironia.

Ironia fa rima con paura quando ripenso ad alcuni “fantasmi” della mia infanzia.

Uno di questi era la nonna della migliore amica di mia sorella: si trattava di una dolce vecchina che un pomeriggio, mentre stavamo per uscire di casa, ebbe l'idea di passare davanti alla finestra e fare capolino scostando le tende, al solo gentile ed educato scopo di salutarci. Non l'avesse mai fatto! Appena, con la coda dell'occhio, vidi quel viso rugoso incorniciato da uno spaventoso (ai miei occhi di bimba, naturalmente!) fazzoletto nero, scoppiai in un pianto dirotto.

Altro spauracchio della mia infanzia erano i rombi di camion, moto e motorini; quando eravamo in coda ad un semaforo e venivamo accostati da uno di questi veicoli, i miei erano costretti ad accelerare, affinché non facessi una fontana.

Fontana che puntualmente tracimava quando il figlio dei nostri vicini rincasava a bordo della sua moto gialla, oppure quando il postino si fermava a consegnarci la posta...

E pensare che, per ironia della sorte, mia sorella fa la portalettere da ben quindic'anni ma, per fortuna, ho superato alla grande la mia postinofobia!

 

Loretta Del Tedesco (gennaio 2017 -Tutti i diritti riservati©) paroladisirenetta.blogspot.com

(laureata in Filosofia all'Università di Trieste) TESI PREMIATA


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